“Calcolo Tari non deciso da Amministrazione: dobbiamo riparare vecchie ‘imprecisioni'”
L'assessore Bizzarri risponde agli attacchi dell'opposizione, chiarisce sulle tariffe 2021 e su cosa si prospetta per quelle 2022
A me dispiace dover tornare sempre sugli stessi argomenti e dover fare sempre la maestrina di turno, ma non è accettabile che l’opposizione pubblichi, una dietro l’altra, tutta una serie di dichiarazioni false e al limite del ridicolo.
Leggere frasi come “è terminato il tempo degli slogan e continuare questo sciacallaggio politico è offensivo e disonesto verso i cittadini”, personalmente fa sorridere visto che sono abbinate ad una serie di gravi errori logici e tecnici, da cui si evince che coloro che oggi si ergono a profondi conoscitori della tari, forse non sanno di cosa stanno parlando.
Altra domanda è dove fossero questi esperti quando sono state approvate le tariffe della tari 2020, per non accorgersi che fossero palesemente sbagliate.
Quindi spiego, per l’ennesima volta, questa storia della tari per renderla il più semplice possibile ed evitare che ci siano problemi di interpretazione e che rimanga una volta per tutte impressa nella memoria, così da non dover stare ogni 4 mesi a tirarla di nuovo in ballo.
Il primo punto da chiarire è come si calcolano le tariffe della Tari, perché forse non è ancora chiaro che queste non sono tariffe decise dagli umori dell’Amministrazione, ma frutto di un calcolo matematico, fatto sulla base di una formula stabilita dall’Arera (per chi avesse voglia di approfondire è tutto pubblicato sul loro portale). Non entro nei tecnicismi, ma basta sapere che l’Autorità d’Ambito valida annualmente un documento redatto dal Comune (il PEF) dove vengono riepilogati i costi per l’attività di spazzamento, raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti, sostenuti nell’anno n -2. Questo forse è da spiegare: cosa significa n -2? Significa che per le tariffe 2021 il PEF era basato sui costi del 2019, mentre per le tariffe 2020 era basato sui costi del 2018.
Facile ora intuire come per le tariffe 2022 verranno utilizzati per il PEF i costi a consuntivo sostenuti nel 2020.
Questi dati vengono inseriti in un programma che li elabora e calcola, in base alla formula sopra citata, le tariffe applicabili.
Cosa è successo con le tariffe 2020? È successo che nel programma è stato “erroneamente” inserito un coefficiente (33%) che ha sballato l’esito finale del calcolo. Come già dichiarato più volte, le tariffe del 2020 erano quindi del 33% più basse rispetto al dovuto, per questo alla maggior parte delle famiglie senigalliesi il conguaglio di dicembre 2020 è arrivato con un bollettino che indicava “nulla da pagare”.
Questa “svista” ha causato un ammanco di 1,2 milioni di euro nel bilancio del Comune e ora mi fermo volutamente al solo aspetto tecnico-economico della questione, senza entrare nel merito delle responsabilità, anche queste già ampiamente discusse nei mesi scorsi.
A livello di quadrature di bilancio, per una serie di eventi legati alla pandemia e al cambio di Amministrazione, non si sono verificati squilibri finanziari.
A livello di quadratura Tari, invece, i nodi stanno tornando al pettine e andranno sciolti.
Secondo punto da chiarire, la storia dell’aumento del 30% della Tari, è una emerita sciocchezza, raccontata intenzionalmente mentendo e sapendo di mentire.
Un esempio semplice, con numeri simbolici:
Nel 2020 la tari era di 100, con quel coefficiente sbagliato è stata calcolata come 67.
Nel 2021 la tari è stata di 90, ed è stata calcolata giustamente come 90.
Ora, così forse è chiaro anche a chi non è avvezzo ai numeri, fare un confronto tra una cosa sbagliata e una giusta, cioè tra i valori 67 e 90, non sta in piedi sul piano logico.
Quindi la mia dichiarazione ripresa nei diversi articoli che afferma: “la Tari di quest’anno viene percepita come più alta ma è in realtà più bassa in virtù dell’errore“, è semplicemente la verità e spero che con questa spiegazione fatta “a prova di bambino” non ci siano più illazioni di alcun tipo.
Soprattutto in virtù del fatto che quella differenza del 2020 (tra 67 e 100) non è magicamente svanita nel nulla, ma dovrà essere recuperata.
Terzo punto da chiarire adesso è quanto si dovrà recuperare di quell’errore? La risposta definitiva si avrà con la validazione del PEF 2022, fatta con la consuntivazione dei costi sostenuti nel 2020. Per chi ancora non lo sapesse infatti, la Tari è una tassa circolare, il cui gettito (calcolato sulla base dei costi n-2) deve essere in grado di coprire tutti i costi sostenuti nell’anno n. Cioè: nel 2020 la tariffa è stata calcolata in base ai costi del 2018; queste tariffe potevano essere più basse, fintanto da coprire però i costi effettivamente sostenuti nel 2020, cosa che non si è verificata.
Dunque, l’ammanco di gettito da 1,2 milioni derivante da questo famoso errore delle tariffe 2020 potrà non essere recuperato per intero, ma dovrà almeno essere recuperato per la quota necessaria a coprire il costo sostenuto. Questa differenza tra il gettito effettivo e il costo sostenuto è di circa 840mila euro, dei quali si avrà certezza a marzo/aprile 2022, con la validazione del PEF relativo ai costi 2020 per le tariffe 2022.
E questa non è una scelta della nuova Amministrazione, ma un antipatico obbligo ricevuto in eredità da chi ci ha passato il testimone.
Tutto questo, con la speranza che l’opposizione si decida a voltare pagina, perché questa Amministrazione ha davvero tutte le intenzioni di chiudere col passato e guardare al futuro, nonostante queste pesanti zavorre da cui dobbiamo liberare la macchina comunale e tutte le pezze che abbiamo dovuto (e purtroppo stiamo continuando a) mettere per riparare alle “imprecisioni” di chi ci ha preceduto.
Perché, ahimè spiace doverlo ripetere, ma i conti non erano così in ordine come vi facevano credere.
Ilaria Bizzarri
Assessore al Bilancio del Comune di Senigallia
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