“Omicron, evitare allarmismi e non parlare a vanvera di cose che ancora non si sanno”
Nuova variante: lo scienziato senigalliese Silvestri invita alla calma e fa il punto in un lungo post
Con un lungo post su facebook, Guido Silvestri, senigalliese, professore ordinario e direttore del dipartimento di Patologia Generale e Medicina di Laboratorio alla Emory University di Atlanta (Stati Uniti), fa il punto sulla variante Omicron, che in questi giorni sta mettendo in allarme gli Stati mondiali.
Silvestri, come in altri post, invita alla prudenza e alla analisi scientifica del fenomeno, senza farsi prendere dal panico, pubblicando una serie di domande e risposte di chiara comprensione.
Riportiamo integralmente quanto sostenuto dallo scienziato senigalliese.
Alla fine di una lunga telefonata con la mia amica Prof. Penny Moore (University of Witwatersrand, Johannesburg), che è la persona che ha scoperto e caratterizzato la variante Omicron, provo a riassumere quello che sappiamo e non sappiamo su questo nuovo virus sotto forma di domande e risposte.
Aggiungo ad usum delphini: non tutti quelli che scrivono sui social o vanno in TV a parlare di COVID o HIV hanno fonti di informazione ugualmente valide ed aggiornate — per cui suggerirei a questi soggetti di esprimersi con cautela e magari di non disdegnare un po’ di sano silenzio.
1. Cosa è la variante Omicron?
E’ una nuova variante di SARS-CoV-2 che si è generata in South Africa e si sta diffondendo rapidamente in quel paese, ed è caratterizzata da un numero molto ampio di mutazioni sulla proteina Spike del virus.
2. La variante Omicron causa una malattia più severa? O più lieve?
Al momento non lo sappiamo, ci vorranno due-tre settimane per dirlo, ed ogni speculazione a questo punto sarebbe inutile.
3. La variante Omicron si diffonde più rapidamente?
Sembra di sì, basandosi sull’aumentata frequenza di queste infezioni in South Africa, ma non è ancora possibile quantificare con esattezza l’importanza di questo fenomeno.
4. La variante Omicron può infettare persone che già hanno avuto il COVID o che sono state vaccinate?
Certamente sì, e questo comunque vale anche per la variante Delta; al momento non possiamo dire con esattezza con quale frequenza, ci vorranno alcune settimane per saperlo.
5. La variante Omicron è resistente a vaccini, monoclonali ed antivirali?
Vedi risposta ai punti #2 e #4. Sulla resistenza ai vaccini, analisi in silico suggeriscono che le risposte di tipo T cellulare dovrebbero comunque “reggere” a questa nuova variante.
6. E’ possibile fare vaccini a RNA che comprendano la variante Omicron?
Sì, ed infatti Moderna lo sta già facendo (e probabilmente anche Pfizer, immagino).
7. Ha senso cercare di bloccare la diffusione della variante Omicron tramite misure non-farmacologiche (lockdowns, chiusura dei confini, etc)?
Molto probabilmente no, vista anche l’esperienza con la Delta. Il South Africa ha scelto di non fare lockdowns, e sta criticando duramente come inutile e stigmatizzante la scelta di molti paesi di bloccare i voli e chiudere i confini ai loro cittadini e residenti.
8. Cosa possiamo fare concretamente oggi in Italia contro la variante Omicron?
La solita ricetta, usando la scienza con calma e buon senso: rafforzare il Green Pass, accelerare sulle terze dosi e sulle vaccinazioni a tutti quelli oltre i 5 anni, diffondere l’uso degli antivirali di comprovata efficacia, potenziare le terapie intensive. Per carità non ricominciamo con le litanie del panico e del catastrofismo.
9. Da dove viene la variante Omicron?
Viene da un paziente con infezione severa da HIV che ha avuto un COVID durato oltre 200 giorni a causa dello stato di graveimmunodeficienza. Ricordiamo che, a causa dei lockdown ed altre restrizioni anti-COVID, è calata di molto, sia in South Africa che in altre nazioni africane, la percentuale di soggetti con HIV/AIDS trattati con terapia anti-retrovirale (ART), e che casi come questi aumenteranno sono destinati ad aumentare.
10. Cosa possiamo fare concretamente oggi a livello globale contro la variante Omicron?
L’emergenza della variante Omicron, che avviene in singolare coincidenza con il World AIDS Day (1 dicembre, mercoledì prossimo), ci ricorda per l’ennesima volta che viviamo in unvillaggio globale. L’emergenza di nuove varianti in soggetti con immune-deficienza da HIV/AIDS si combatte ATTRAVERSO LA SCIENZA ed implementando due semplici ma importantissime misure: (i) fare la terapia antiretrovirale a tutti i soggetti con HIV; (ii) vaccinare per COVID l’intera popolazione mondiale.
11. Cosa possono fare media e pubblico?
Evitare allarmismi, mantenere la calma, non parlare a vanvera di cose che ancora non si sanno, enfatizzare le misure di cui ai punti #8 (per l’Italia) e #10 (a livello globale), non invocare misure inutili e stigmatizzanti.
Domanda bonus: cosa possiamo imparare da questa vicenda?
In realtà sono sempre le stesse cose. In primis che la scienza ci salva, perché è grazie ad essa che abbiamo scoperto la Omicron, la stiamo caratterizzando, ed anche nel caso peggiore avremmo presto vaccini in grado di contenerla.E poi il fatto che noi occidentali dobbiamo essere meno egoisti.In questo momento avrei voglia di gridarlo per le strade. Ma davvero ci voleva la paura delle varianti per ricordarci dell’importanza ETICA, prima ancora che sanitaria, di vaccinare contro COVID l’intera popolazione mondiale? Madavvero ci voleva la Omicron per farci capire l’importanza di rendere la terapia anti-retrovirale per HIV disponibile in tutto il mondo e per tutti i pazienti?
E certo, dico io, mica muoiono loro.
Tutto questo che scrivo è verificabile direttamente. A parte il fatto che oggi, ad esempio, i decessi sono 89 e non 50, sembrano lontani un secolo i tempi in cui (l'anno scorso) la Merkel, di fronte alla recrudescenza del virus, non si dava pace per quelle decine e decine di morti quotidiane nel suo paese. Qui invece vediamo fare due conti dell'oste con un cinismo di cui neanche io sono capace.
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