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Inchiesta sulla gestione della Piscina Saline di Senigallia: in cinque andranno a processo

Rinvio a giudizio per l'ex sindaco Mangialardi insieme a Memè, Bucari, Tesei, Gregorini. Assolti tre ex assessori

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La piscina delle Saline, a Senigallia, esterno

E’ arrivata nel corso della giornata di giovedì 18 novembre la notizia del rinvio a giudizio per l’ex sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, il suo vice Maurizio Memè, l’ex assessore alla cultura Simonetta Bucari, l’ex presidente del Comitato UISP di Senigallia, Giorgio Gregorini, e il responsabile delle attività del Comitato,  Massimo Tesei.

La decisione è stata presa ad Ancona dalla GUP Francesca De Palma, nel corso dell’udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta relativa all’affidamento della gestione della Piscina Saline alla UISP di Senigallia in assenza di bando pubblico, attraverso un’assegnazione diretta stabilita da una delibera di Giunta del 2015.

I reati da cui dovranno difendersi in sede processuale Mangialardi, che ora ricopre il ruolo di capogruppo consiliare del PD in Regione, Memè, Bucari, Tesei e Gregorini sono quelli di abuso di ufficio e truffa aggravata. All’ex sindaco è contestato anche il reato di violenza privata. Tutti e cinque avevano scelto di non ricorrere al rito abbreviato. Il procedimento processuale si aprirà a marzo 2023.

Nella stessa udienza si sono invece conclusi gli iter dei riti abbreviati, che avevano richiesto altri quattro imputati: si tratta degli ex assessori di Senigallia Gennaro Campanile, Chantal Bomprezzi, Enzo Monachesi, e di Nadia Rotatori, anch’essa ex presidente del Comitato UISP locale.

Per la Rotatori è subentrata la prescrizione per il reato contestatole, quello di truffa aggravata, che è pertanto estinto.

Per i tre assessori è arrivata un’assoluzione riguardo al reato di abuso di ufficio per la citata delibera di Giunta del 2015, in quanto il fatto non costituisce reato. Per lo stesso motivo, Campanile e Monachesi sono stati assolti anche per la contestazione dell’abuso di ufficio legato ad una seconda delibera di due anni dopo. Sempre in relazione alla delibera del 2017, nei confronti di Mangialardi è stato deciso di non procedere in giudizio.

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