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Senigallia: la “straordinaria altissima piena” dell’11-12 novembre 1896

Eventi climatici del 1896 dovrebbero figurare nei libri di storia: ebbero conseguenze ben oltre le Marche con morti e carestie

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Alluvione Senigallia 11-12 novembre 1896 - Telegramma al Prefetto di Ancona

L’11 novembre 1896 il Sindaco di Senigallia cav. avv. Monti Luigi inviava al Prefetto di Ancona un telegramma allarmante.

“Straordinaria altissima piena Misa innonda Porto e Pace e parte Città. Acque in alcuni punti raggiungono quasi altezza primi piani. Molte famiglie povere senza ricovero per maggior disgrazia perdettero loro masserizie. Pregola caldamente avere dal Ministro pronti sussidi adeguati grandi bisogni. Acque non accennano decrescere. Provvederò servizio salvataggio”.

Il telegramma con la notizia della “straordinaria altissima piena” del Misa, fu diramato dall’Agenzia Stefani alle principali testate e fu riportato dai quotidiani La Stampa di giovedì 12 novembre (p. 1), dal Corriere della Sera (p. 2) e dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (n. 268, p. 5853).

Alluvione Senigallia 11-12 novembre 1896 - Notizia su L'OrdineIl giornale regionale L’Ordine Corriere delle Marche del 12-13 novembre diede notizia dell’alluvione di Senigallia in un breve trafiletto.

Eventi identici si erano verificati pochi giorni prima in Emilia e Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche settentrionali.

Ci soffermiamo solo sulle Marche, dove le inondazioni della prima decade di novembre colpirono il Pesarese, il Montefeltro e l’Anconitano.

Il 7 novembre a Pesaro“dopo tre giorni di continua e dirotta pioggia” era straripato il Foglia; a Urbino si segnalavano inondazioni lungo il corso superiore del Metauro e sui monti della Massa Trabaria; Cantiano fu completamente allagata; a Cagli strariparono i torrenti Bosso e Burano; a Pergola esondò il torrente Cinisco; a Piobbico straripò il Candigliano, affluente del Metauro.

Il giorno 8 esondò il Metauro con gravi danni a Fossombrone e a Fano.
A Fossombrone, circa metà delle case del Borgo S. Antonio fu invasa dalle acque. A Fano, il fiume ruppe gli argini presso la foce, allagò circa 5 kmq di campagne e fece crollare oltre 30 metri dell’antico ponte in legname lungo la provinciale litoranea (oggi Statale Adriatica S.S. 16): la corrente impetuosa trascinava animali, piante e oggetti di casa.

Ad Ancona piovve di continuo dall’1 al 10 novembre; varie zone furono allagate per la rottura dei condotti fognari e per la fuoriuscita di acqua dai tombini.

Meno colpita fu la parte meridionale della regione Marche: a Macerata si ebbero 8 giorni di pioggia su 10; a Camerino nella decade si registrò pioggia quasi tutti i giorni; a San Severino Marche vi furono 6 giorni di pioggia su 10.

Alluvione Senigallia 11-12 novembre 1896 - Registrazione invio telegramma dal SindacoGli eventi meteo-alluvionali del novembre 1896 meriterebbero di essere inclusi nei manuali scolastici di storia perché, a causa delle abbondantissime piogge dalla metà di ottobre a tutta la prima decade di novembre 1896, rimasero interrotti i lavori agricoli dell’aratura, della sarchiatura dei terreni e delle semina del grano. I campi restarono per circa un terzo non seminati e i restanti due terzi mal seminati.

Nel successivo anno 1897, al momento della mietitura e della trebbiatura del grano, venne a mancare di conseguenza circa un terzo del fabbisogno nazionale di cereali. Ciò causò in Italia il caro-pane del 1897-1898 che sfociò in una serie di dimostrazioni popolari contro il governo, che si estesero dalle Marche (sommosse del 1898: Ancona 17 gennaio; Senigallia 18 gennaio; Osimo 18-21 gennaio; Chiaravalle 20 gennaio) in tutte le regioni italiane.

Le manifestazioni culminarono nei giorni 6, 7, 8 e 9 maggio del 1898 con i tumulti di Milano, quando il gen. Fiorenzo Bava Beccaris, fece prendere a cannonate la folla di dimostranti in Piazza Duomo e per le vie del centro causando, secondo le cifre ufficiali, 80 morti e circa 450 feriti, ma sembra quasi sicuro che i morti siano stati molti di più.

Il pubblicista e storico statunitense Mike Davis, in “Olocausti tardovittoriani: El Niño, le carestie e la costruzione del Terzo Mondo” collega i fatti di Milano agli influssi di El Niño sul clima mondiale (Feltrinelli, Milano 2002, traduz. di G. Carlotti, parte 2ª, “El niño e il Nuovo Imperialismo, 1888-1902”, cap. 4, paragrafo “Apocalisse fin de siècle”, in particolare nota 72, p. 419).

Il surriscaldamento dell’oceano Pacifico meridionale, appunto El Niño, causò la siccità in tutto il sud-est asiatico per l’arresto dei monsoni apportatori di piogge sul continente. La conseguenza fu la carestia del 1896-97 in India, dove provocò circa sei milioni di morti. La carestia non si verificò solo nel sud-est asiatico, ma pure in Australia, in Brasile, in tutta la zona dello Sahel e del Maghreb in Africa, in Ungheria, in Russia e nelle regioni dipendenti dalla Russia nell’est europeo, per esempio in Ucraina.

Le notizie che giungevano dalla Russia e dall’India descrivevano “interi distretti in cui la popolazione, colpita dalla carestia, va errando per le campagne in cerca di radici di cui cibarsi”. Il gran numero di morti fu dovuto non solo alla fame, ma alle malattie collegate alla denutrizione e all’indebolimento delle difese immunitarie, perché molti morti furono causati da malaria, dissenteria, vaiolo, colera e peste bubbonica.

In conclusione: gli eventi meteo-alluvionali dell’ottobre-novembre 1896 e la mini-carestia del 1897-1898 in Italia vanno inquadrati all’interno di un contesto climatico globale il cui fattore scatenante è da ricondursi al fenomeno di El Niño nel Pacifico meridionale, agli antipodi dell’Europa.

Chi vuole saperne di più, può leggere il mio saggio: Influssi climatici di El Niño sull’Italia e le Marche nel 1896 e la piccola carestia del 1897-1898 pubblicato in Proposte e ricerche, n. 82/2019, pp. 197-214, © eum 2019.

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