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Crack Banca Marche: nel 2009 valutata 2,6 miliardi. Un anno dopo, il Commissariamento

Sul banco degli imputati l'ex direttore Massimo Bianconi, interrogato dall'Avv. Corrado Canafoglia

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Cuochi Ancona
Banca delle Marche

Lunedì 25 ottobre, presso il Tribunale di Ancona, si è tenuta l’udienza del processo penale sul crack Banca Marche durante la quale è stato ascoltato il dr. Massimo Bianconi, ex direttore generale.

Bianconi è stato in un primo momento interrogato dai Pubblici Ministeri Laurino, Puccilli, Bizzarri, con lo scopo di chiarire quali siano stati i suoi rapporti con il Gruppo imprenditoriale Lanari, il quale aveva la maggior esposizione debitoria per oltre 250 milioni.

Risulta infatti che l’ex direttore aveva ricevuto uno proposta dall’ing. Pietro Lanari, titolare del gruppo, per finanziare un importante intervento immobiliare turistico – residenziale in Argentina.

Bianconi acquistò un appartamento nello stato sudamericano che poi rivendette a terzi, giustificando l’operazione come una manovra personale, effettuata con i propri rispari e legata ad una passione per l’Argentina.

I Pubblici Ministeri hanno poi concentrato l’attenzione su alcune operazioni immobiliari che riguardavano invece la ex moglie del dr. Bianconi, movimenti dagli importi milionari, alcuni di essi effettuati con un imprenditore risultato insolvente rispetto ad alcuni finanziamenti erogati con la stessa Banca Marche.

Bianconi ha giustificato le suddette operazioni, affermando che la sua ex moglie, appassionata del mondo dell’immobiliare, utilizzava il suo denaro personale o finanziamenti erogati da banche estranee a Banca Marche.

L’udienza è proseguita con l’intervento dell’Avv. Corrado Canafoglia il quale ha interrogato il teste riguardo alla fusione che Banca Marche nel 2005 stava effettuando con la Cassa di Risparmio di Firenze, tramite suggerimento del Gruppo San Paolo. Il banco marchigiano non ha concluso l’operazione, mentre la Cassa di Risparmio di Firenze è stata comunque acquisita da San Paolo.

Bianconi ha poi specificato che, tra il 2007 ed il 2009, Banca Marche aveva ricevuto 3 offerte per il suo acqusito proposte dal Gruppo San Paolo per 2 miliardi € circa, dal Credite Agricole per 2, 4 miliardi € e da Banca Popolare dell’Emilia Romagna per 2,6 € miliardi.

Il rappresentate di Credite Agricole, si era anche recato nelle Marche per definire l’operazione prospettando al cda di allora la convenienza di entrare nel 5° gruppo bancario mondiale.

Prima di offrire tali cifre per l’acquisto del banco marchigiano, Credite Agricole e Banca Popolare dell’Emilia Romagna hanno effettuato una verifica in contraddittorio sui dati di bilancio e sullo stato patrimoniale – finanziario della banca.

A fronte di queste interazioni, l’Avv. Canafoglia ha domandato all’ex direttore come sia possibile che nel 2009 siano stati offerti 2,6 miliardi per acquistare Banca Marche e 1 anno e mezzo dopo inizia l’iter che ha portato al Commissariamento prima ed alla risoluzione poi.

Bianconi ha dichiarto che ciò è avvenuto a causa di un mutamento dei criteri di valutazione dei credito imposta da Bankitalia e che ha anticipato una propria direttiva che sarebbe entrata in vigore solo nel 2014 e che dava comunque la possibilità a tutte le banche italiane di rivedere spalmando gli effetti in 5 anni in Banca Marche tutto è stato effettuato in alcuni mesi e ciò ha prodotto i presupposti del commissariamento, secondo Banconi.

“E’ singolare che una banca valga 2,6 miliardi nel 2009 e solo un anno mezzo dopo venga commissariata. Leggendo quanto riferito da Bianconi con quanto già è emerso nelle scorse udienze, i risparmiatori marchigiani hanno diritto di sapere cosa sia realmente accaduto.”chiosa l’Avv. Canafoglia.

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