Un tributo al fotografo Giuseppe Cavalli in occasione dei 60 anni dalla sua scomparsa
Due puntate inedite della rubrica "Conversazioni di fotografia" a cura dell'esperto Enzo Carli
Ricorrono i 60 anni della morte del Maestro Giusepppe Cavalli e la redazione di Senigallia Notizie intente proporre un tributo al suo pensiero e alle sue opere con uno speciale della rubrica “Conversazioni di fotografia” a cura dell’esperto Enzo Carli.
Le puntante dedicate al fotografo Cavalli saranno trasmesse nell’edizone del VideoGiornale di Senigallia Notizie del 21 e 22 ottobre e riproposte nel giornale nelle giornate di venerdì 22 e sabato 23 ottobre.
Anticipa le puntate una presentazione a cura di Enzo Carli: “Mi preme ricordare quanto sia stato decisivo l’apporto nelle questioni della fotografia amatoriale italiana del periodo e dell’influenza che ha avuto nel quadro della fotografia italiana moderna.
Va sottolineata la difficile situazione in cui versava la fotografia italiana nell’immediato secondo dopoguerra, accentuata dal divario culturale esistente tra i fotoamatori; chi era impegnato nella direzione di garantire alla fotografia autonomia e identità culturale mentre antri optavano per immagini d’evasione, di tipo “salonistico”, cosiddette “all’acqua di rose” che si rifacevano ad un tardo figurativo pittorico mentre altri appoggiandosi al documento fotografico, si sforzavano di innalzare la realtà oltre ogni intenzione come unica espressione fotografia.
La disputa (che è una caratteristica dei fotoamatori) venne rincalzata dal Manifesto della Bussola (Milano 1947) in cui alcuni intellettuali, pittori e fotografi (Federico Vendere, Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Luigi Veronesi) con a capo Giuseppe Cavalli, riconoscevano la fotografia come arte. Di fatto si erano consolidate due principali espressioni di tendenza che facevano capo al formalismo (immagini portate all’estraniamento lirico, al superamento estetico della realtà – la trasfigurazione del reale ) e al realismo fotografico (immagini che privilegiavano l’indagine sociale e una visione cronachistica e mondana della società).
Le polemiche tra le due espressioni di tendenza invece di stemperarsi e sinterizzare, si accentuarono per l’intransigenza di coloro che a sostegno della loro verità, accampavano pretestuosi motivi ideologici o estetici che di fatto compromettevano il giusto riconoscimento alla fotografia. Giuseppe Cavalli allontanandosi dalla fotografia”facile” da tutto quanto fosse banale pose le premesse per un definitivo recupero dell’autonomia espressiva del mezzo fotografico, alternando la pratica e l’invenzione di nuove forme alla ricerca critica ed estetica con quella di formatore nella piccola provincia italiana del dopoguerra.
Fu l’ideatore ed il direttore artistico del gruppo “Misa” (Senigallia 1953, un laboratorio di formazione fotografica dal quale poi accedere al gruppo “La Bussola”) che iniziò alla fotografia giovani appassionati come Mario Giacomelli che racconterà così Cavalli:”…io che gli ero vicino sapevo che odiava tutto quello che era facile, troppo realistico e senza partecipazione.. accettava il realismo se veniva espresso come contenuto e forma.. ..ha fatto fotografie come superamento estetico della realtà, per capire gli accostamenti, la resa della materia, i “vuoti e i pieni”, la composizione, senza però perdere di vista le vicende quotidiane”.
Gli elementi connotativi dell’opera di Cavalli si riscontrano principalmente nelle fotografie di uno de periodi più fecondi, il lirismo chiarista; Cavalli introdusse nelle sue opere le variazioni tonali, i rigorosi tagli e angolazioni di riprese inconsuete, l’estrema attenzione nella scelta degli spazi, la decisa progettualità nella costruzione dell’immagine e il ruolo fondamentale nella tecnica di stampa.”
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