“Sindrome post-Covid-19” il Dott. Angelo Carfì ne parla al Rotary club Senigallia
I sintomi e gli effetti a lungo termine del Coronavirus
Il dott. Angelo Carfì, Dirigente Medico presso il Dipartimento Scienze dell’invecchiamento, neurologiche, ortopediche e della testa-collo – UOC Continuità Assistenziale – Policlinico Agostino Gemelli di Roma, è stato ospite del Rotary Club Senigallia dove ha tenuto una relazione dal titolo “Sindrome post-Covid-19: gli effetti a lungo termine del Coronavirus”.
Il relatore, senigalliese di adozione, si è diplomato al Liceo Classico Giulio Perticari, ha conseguito nel 2001 una prima laurea in Astronomia presso l’Università di Bologna e nel 2008 la seconda laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Dopo l’introduzione del presidente Mario Massacesi, il dott. Carfì ha spiegato che si è trattato della prima ricerca al mondo che ha raccolto ed analizzato dati clinici di persone uscite dal Coronavirus; questo chiarisce perché i risultati dello studio, firmato da lui e dai colleghi geriatri del Policlinico Gemelli dott. Roberto Bernabei e dott. Francesco Landi, siano stati i primi sull’argomento ad essere pubblicati sul Journal of the American Medical Association (JAMA), una rivista scientifica di ambito medico tra le più autorevoli del settore.
Con il termine sindrome post-Covid-19, si indica l’insieme di sintomi – tra i più frequenti astenia, difficoltà respiratoria e una sorta di nebbia nel cervello – che non abbandonano chi è uscito dal coronavirus per settimane, o addirittura mesi, anche dopo la guarigione; lo studio condotto presso il Day Hospital post-Covid della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ha analizzato questa particolare fase indicando quelli più frequenti e persistenti.
I sintomi dello stadio acuto dell’infezione quali tosse, febbre, dispnea, sintomi muscolo scheletrici, disturbi dell’olfatto e del gusto sono ormai conosciuti; molto meno note sono invece le conseguenze a lungo termine della malattia che però, come mostra il lavoro pubblicato, sono tutt’altro che rare e spesso invalidanti.
Siamo di fronte a una malattia nuova, ad un capitolo inedito della medicina ed è quindi importante cercare di individuare gli eventuali danni a breve o a lungo termine. Ecco la ragione per la quale un team multidisciplinare formato da internisti, geriatri, gastroenterologi, infettivologi, pneumologi, microbiologi, neurologi, oculisti, otorini, pediatri, psichiatri, radiologi, reumatologi e angiologi si è occupato di questi ‘reduci’ del virus.
Questa patologia, ha concluso Carfì, ha avuto un impatto non solo dal punto di vista organico ma anche sul morale, sulla motivazione e sull’aspetto cognitivo; l’isolamento, il ricovero e la drammaticità di un’emergenza sanitaria inedita, hanno infatti rappresentato un’esperienza davvero traumatica per molte persone.
Al termine dell’incontro e dopo aver ringraziato il relatore, il presidente Massacesi ha ricordato l’iniziativa del Rotary International “End Polio Now” che prevede per domenica 24 ottobre la Giornata Mondiale della Polio. Il progetto si propone l’eradicazione della poliomielite nel mondo e, con l’eccezione della permanenza di poliovirus selvaggio in due soli paesi, dal 1988 ad oggi ha permesso una riduzione dei casi pari al 99,9% sull’intero pianeta.
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