Paolo Landi: “Inventiamoci un lungofiume incredibile per Senigallia”
Valorizzare il tratto urbano del Misa attraverso il miglioramento della sicurezza idraulica ed un restyling ambientale
Troppo spesso non vengono approfondite alcune tematiche perché ritenute a torto inattuabili o complesse, teoria che non si è sottratta neanche per ipotizzare una valorizzazione del tratto urbano del Misa, possibile invece coordinando miglioramento della sicurezza idraulica e valenza ambientale in un unico progetto sinergico.
Partiamo proprio da considerazioni idrauliche che presuppongono sezioni fluviali di superficie crescente man mano che si scende a valle (situazione inversa per Senigallia con un collo di bottiglia proprio nel centro città con ulteriore restrizione oltre la ferrovia) e fotografano una quota del letto del fiume, appena al di sotto della quota 0, presa a riferimento e superata di 0.25 mt. in corrispondenza del ponte portone e di 1,50 mt. in corrispondenza di quello autostradale.
Sarebbe necessario incrementare la superficie delle sezioni ma ciò è precluso in orizzontale per la presenza di sponde inamovibili, non lo è invece se si interviene in verticale con l’approfondimento del canale sotto la quota 0, con un dragaggio e la realizzazione di sottoarginature.
L’ampliamento del porto, col molo di levante che da avanzato si ritrova arretrato, ha creato uno squilibrio morfologico devastante con una profondità alla foce del fiume che passa in pochi anni da – 4 mt. a quasi 0. L’intervento programmato e finanziato dalla regione per ripristinare la situazione originale con un nuovo prolungamento del molo esterno è naufragato per lo stop della provincia, per ragioni burocratiche, che rischia anche di far dirottare altrove le previste risorse.
Ma è un intervento indispensabile e da concretizzarsi ad ogni costo che consentirebbe,tra l’altro, da qui e a ritroso fin dietro al centro commerciale il Mulino di realizzare un escavo del canale pensato con circa 2 mt. di pescaggio, base di una generica sezione di riferimento che si riporta come esempio in fig. 1, postata tra i ponti del Coso e Garibaldi con una banchina sul lato sx. sopraelevata di circa 50 cm. sul livello dell’acqua e larga 5 mt. che compensata con l’abbassamento porta a una maggiorazione superficiale della nuova sezione rispetto all’originaria del 65 %, propedeutica per un deciso miglioramento della portata.
Questo escavo per il tratto urbano è finanziabile dalla regione perché finalizzato alla riduzione del rischio idraulico, così come si prevede per la rimozione delle pile di ponte Garibaldi con un budget previsto di 70.000 €, ed è sul necessario rifacimento di quest’ultimo che si dovrebbe ragionare con la finanza di progetto vedendolo come nuova icona monumentale che a supporto della sede carrabile integra anche negozi e locali che affacciano al fiume con una redditività capace di finanziare l’intervento con costo zero per l’amministrazione. La figura 2 riporta il prospetto di una ipotetica bozza di questo ponte visto dal fiume.
Ma protagonista in assoluto di questo progetto integrato sull’asta fluviale urbana dovrà essere un incredibile restyling ambientale conseguibile a rimorchio della sostanziale riduzione del rischio idraulico Oggi il fiume cittadino rappresenta uno spazio perso in quanto il suo interno non è neanche sempre visibile, per lunghi tratti occluso dalle sponde sopraelevate alla quota stradale.
La scommessa da vincere è di riappropriarsi della fruizione dell’alveo con una ritrovata navigabilità, persa ormai da un secolo, da indirizzare per piccole imbarcazioni e con una ritrovata banchina interna a servizio di ogni forma di mobilità dolce, per passeggiare,andare in bicicletta e a cavallo e a supporto occasionale di interventi tecnico manutentivi.
Un secondo obiettivo è di trasformare l’asta fluviale da elemento di separazione a congiunzione diffusa prevedendo nuovi attraversamenti a partire da un ponte di congiunzione dei lungomari nella triplice funzione carrabile ciclabile e di passeggiata, dalla traslazione verso mare della passerella in ferro, dal ponte ciclopedonale antistante la Pagaia già programmato, da una auspicabile originale coppia di attraversamenti parzialmente in asse al fiume sostenuti da travi lamellari appoggiate alle sponde per finire da ultimo con un ponticello da prevedersi tra il quartiere misa e il centro storico perpendicolare allo stradone.
Immaginiamo di essere imbarcati su un barcone scoperto per turisti e di fare una escursione virtuale partendo dalla foce del Misa lungo la nuova via navigabile che andrà a concludersi dietro al centro commerciale il Mulino, punto di arrivo su un nuovo porticciolo fluviale; si parte costeggiando le passeggiate sui i moli e dopo essere transitati sotto la passerella in ferro traslata più a mare ci si trova davanti alla sagoma elegante del nuovo ponte di congiunzione dei lungomari, oltrepassato il quale si apre uno stupefacente salotto urbano di contorno alla darsena Rosi, sorvegliato da una nuova torre panoramica, ulteriormente saldato tra sponde opposte dal ponte della Pagaia e dove prende vita la nuova banchina che da ora in avanti affiancherà la via navigabile.
Il nuovo spazio si completa con la grande finestra del nuovo ponte della ferrovia che traguarda il centro storico in affiancamento a quello della statale, oltrepassati i quali si staglia una nuova prospettiva che mira alla prima delle passerelle in asse al fiume, al fronte dei portici Ercolani, al ponte degli Angeli, alla seconda passerella in asse e al ponte Garibaldi, superati questi, la fruizione interna si sposta anche sulla sponda dx. con la riprofilatura addolcita dell’argine che andrà a disegnare un grande giardino pubblico dietro la caserma Avogadro a servizio del centro storico e del quartiere misa collegati dall’ ultima nuova passerella.
Andando avanti verso l’imbarcadero si osserverà la graduale trasformazione di un ambiente che da costruito si riprende la sua spontanea naturalezza ma senza mai perdere in tutto il percorso la suggestiva bellezza del fiume fatta di luci, riflessi e colori particolari.
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