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Riattiviamo subito il contratto di fiume

Landi: "E’ ora di fare un cambio di passo ripartendo e ripristinando subito la nuova segreteria che compete alla nuova amministrazione e che è ancora latente da un anno"

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Il contratto di fiume è bloccato da quasi due anni di completa inattività con l’ultima riunione che risale al dicembre del 2019 dopo tanti anni di intensa attività che non ha però portato risultati lusinghieri.

Questo per una programmazione discutibile, nonostante una platea altamente qualificata, con la partecipazione costante di associazioni, portatori d’interesse, rappresentanti dei comuni della vallata, della regione e del consorzio di bonifica.

L’impostazione sviluppata in tre fasi successive, A conoscitiva, B di partecipazione e di inclusione, C di pianificazione strategica ha assorbito importanza e tempi inversamente proporzionali, troppo lunghi per la prima, più che contratti per la seconda e di una sola seduta per la terza e ultima che non ha poi avuto nulla di visione lungimirante con il risultato di arrivare a rimorchio di progetti già eseguiti e calati dall’alto dalla regione con il suo braccio operativo del consorzio di bonifica, nonostante si fosse proposto di procedere in parallelo privilegiando le fasi B e C. Di fatto il contratto di fiume è stato completamente ininfluente sulle scelte fatte, non sempre condivisibili e che hanno assorbito finanziamenti ragguardevoli per oltre venti milioni di euro.

E’ ora di fare un cambio di passo ripartendo e ripristinando subito la nuova segreteria che compete alla nuova amministrazione e che è ancora latente da un anno in seguito alla decadenza della precedente, ma è soprattutto necessario suggerire e promuovere dal basso, contribuendo questa volta in modo incisivo e concreto a una pianificazione moderna che non affronti le tematiche come puntualità specifiche, ma come derivazioni di una visione strategica di sistema che nasce da una moderna attenzione ambientale dove rischio idraulico, rischio siccità, agricoltura e valorizzazione del paesaggio sono visti come componenti indistinte di un unico progetto.

Se il contratto di fiume avrà la capacità di far emergere la straordinaria potenzialità del nostro bacino idrico ipotizzando un parco agrario fluviale per i comuni delle valli del misa e nevola si potranno prospettare ricadute economiche e di sviluppo turistico sicuramente importanti.

Paolo Landi
Pubblicato Martedì 17 agosto, 2021 
alle ore 11:22
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