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A 20 anni dall’accaduto, ANPI Senigallia ricorda i fatti del G8 di Genova 2001

Le istanze New Global nei movimenti di oggi e i problemi sistemici delle forze dell'ordine che rimangono da risolvere

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ANPI Senigallia ricorda il G8 di Genova

Sono passati venti anni dai giorni del G8 di Genova 2001, quando si verificò quella che allora Amnesty International definì “la più grande violazione dei diritti umani in occidente dopo la seconda guerra mondiale”. Ancora oggi non c’è chiarezza su motivi e mandanti di quei fatti, né è stata ottenuta giustizia piena e verità per le vittime.

Si trattò, comunque, di un grande movimento popolare, vivo in numerosi Paesi del mondo, che venne represso con le violenze nelle strade di Genova, con l’uccisione di Carlo Giuliani, con i pestaggi e le torture alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

Quelle giornate (alle quali partecipò anche un centinaio di senigalliesi, giovani soprattutto) furono anche capaci di animare pagine importanti della storia sociale del nostro Paese, come quella del Forum Sociale Europeo di Firenze nel novembre 2002, e quella della manifestazione, la più grande del mondo, contro la guerra all’Iraq il 15 febbraio 2003, e altre ancora (quella della CGIL in difesa dello Statuto dei lavoratori al Circo Massimo di Roma il 23 marzo 2002), senza dimenticare l’impulso offerto in ogni angolo d’Italia all’associazionismo, ai Social forum, alla partecipazione democratica dei cittadini, fino ad arrivare alla vittoria (dimenticata) nel referendum sull’acqua pubblica del 12 giugno 2011.

Quel movimento denunciava l’insostenibilità della globalizzazione neoliberista e i suoi pesantissimi impatti sociali, economici e ambientali, e per questi motivi ha sollevato questioni oggi sempre più gravi ed urgenti (cambiamenti climatici, guerre, povertà) ed ha anticipato molti dei contenuti espressi, tra gli altri, dai giovani di Fridays for future.

Purtroppo il G8 ripropose anche il problema irrisolto della presenza negli apparati dello Stato (a partire dai livelli più alti) di persone, culture e comportamenti, estranei ed avversi ai principi ed alle norme della Costituzione; una mancanza di fedeltà ai fondamenti della Repubblica che allora si manifestò prima con le violenze e le torture, poi con le falsità e i depistaggi, mirati a nascondere le nefandezze ed a tutelare i colpevoli, i quali nel corso degli anni, talvolta seppure condannati, sono stati promossi in posti di maggiore prestigio e responsabilità.

Anche in questo ambito si arriva tristemente ad oggi, passando, solo per citare alcuni casi, all’assassinio di Stefano Cucchi o al pestaggio dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Per tutti questi motivi, l’ANPI invita ad assumere la lezione di Genova del 2001 ed a riconoscere che il valore di quelle ragioni si è solo rafforzato col passare degli anni.

Mai, prima d’ora, è stato così necessario cambiare la stanca e viziosa politica del nostro Paese con contenuti ampi, profondi, che guardino con solidarietà al futuro dell’umanità intera e del pianeta, così come fecero i giovani a Genova nel 2001, tanto più oggi di fronte all’incremento delle diseguaglianze prodotto anche dalla pandemia.

Occorre infine non rinunciare mai a rinnovare il senso di adesione e rispetto verso i principi e il dettato della Costituzione, che rappresenta il fondamento dello Stato, da parte non solo di tutti cittadini ma anche, in primo luogo, di coloro che appartengono all’articolato mondo delle forze dell’ordine e delle forze armate, non essendo tollerabile che si assista periodicamente a vicende che per prepotenza, violenza e arbitrio, mostrino ancora in quegli apparati la minacciosa presenza di ideologie fasciste e razziste sconfitte dalla storia.

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