Udienza processo Banca Marche: ascoltato uno dei commissari nominati da Bankitalia
Il teste ha dichiarato che Banca Marche aveva oltre 500 milioni di titoli di Stato quando fu acquistata da UBI per 0,33 €
Lunedì 21 giugno, presso il Tribunale di Ancona si è tenuta un’altra udienza del processo sul crack Banca Marche, durante la quale l’Avv. Corrado Canafoglia ha interrogato per più di 4 ore il teste Dr. Federico Terrinoni.
Si tratta di uno dei 3 commissari nominati da Bankitalia per gestire l’Amministrazione Straordinaria dell’istituto marchigiano, durata da settembre 2013 a novembre 2015.
Il teste ha spesso dichiarato che Banca Marche non si trovava in stato di insolvenza prima della sua messa in risoluzione del 2015, sostenendo dunque che la responsabilità della risoluzione del banco marchigiano e del suo fallimento, vanno ricercati all’interno di Bankitalia.
Con tali affermazioni, il Dr. Terrinoni tenta di spostare ogni accusa dagli attuali imputati, tra cui Massimo Bianconi, sé stesso e gli altri Commissari, senza però riuscire a fornire spiegazioni sulle perdite di oltre 1 miliardo e 600 milioni, maturate durante il commissariamento di Banca Marche, in cui lo stesso operava.
L’Avv. Canafoglia è poi tornato ad incalzare sul prestito E.L.A, già emerso nelle precedenti udienze. Il suddetto finanziamento sarebbe stato emesso da Bankitalia a favore di Banca Marche per un ammontare di 4 miliardi e 200 milioni. Questo prestito è stato successivamente recuperato da Bankitalia, facendo subentrare nel credito verso Banca Marche anche Fonspa s.p.a, la quale a sua volta aveva ottenuto dalla BCE un prestito da 0,5% di interesse, che ha poi rivenduto alla banca marchigiana con un interesse dell’1,25%.
Il teste ha ricostruito i passaggi del prestito ELA, riferendo che Fonspa è appunto subentrato a Bankitalia in questa operazione da oltre 2 miliardi e 750 milioni, senza anticipare alcuna somma personale, ma utilizzando un credito direttamente da BCE e saldandolo con i titoli posti a garanzia del prestito stesso, così Fonspa avrebbe guadagnato 400 milioni dalle casse di Banca Marche in pochissimo tempo.
Dalle parole del Dr. Terrinoni è emerso che i Commissari incaricati da Bankitalia, per gestire la cessione di oltre € 6 miliardi di crediti deteriorati al prezzo del 51% del loro valore, avevano incaricato 2 advisors, uno da Unicredit e uno da IMI del gruppo San Paolo Intesa.
Tali advisors averebbero però sconsigliato la cessione in quel periodo dei suddetti crediti, che a quel punto furono così ceduti quando la banca era in liquidazione, con un prezzo dei crediti sceso dal 51% al 17,6%, facendo così perdere a Banca Marche oltre 2 miliardi.
Alla fine dell’udienza il teste ha altresì riferito che, quando Banca Marche fu acquistata da UBI a 0,33 centesimi, il banco marchigiano aveva in dotazione oltre 500 milioni di titoli di Stato.
“Che dire ? – chiosa l’Avv. Canafoglia – di fronte a tali verità mi chiedo per quale motivo nessuna Autorità abbia ancora indagato su fatti che coinvolgono l’alta finanza italiana che ha mosso miliardi con una disinvoltura disarmante, in modo tale da ripristinare la verità di un crack bancario che ha massacrato i sacrifici di oltre 44mila risparmiatori !”
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