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Il Novum: “Mario Draghi e la grande menzogna sul Recovery Plan”

"Per risparmiare pochi centesimi di interesse il nostro paese ha firmato un mutuo ipotecario pesantissimo"

P.N.R.R.

La stampa mainstream (termine elegante per definire la stampa di regime) ha riservato una accoglienza entusiastica al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentato pochi giorni fa da Mario Draghi alle camere.

Stando ai suddetti peana, Draghi sarebbe il novello salvatore della patria che si è preso la responsabilità ed il merito di traghettare l’Italia verso tempi nuovi all’insegna del progresso e delle opportunità. Tutto molto bello, peccato che sia completamente falso. Lasciamo stare la poesia e veniamo alla prosa.

Il (Pnrr) si compone di 220 miliardi di Euro dei quali 190 forniti dal Recovery Plan e 30 da un fondo nazionale. Dei suddetti 190, 120 sono di prestiti a tasso di interesse agevolato e 70 sono sussidi da rimborsare dal 2026-27 con risorse proprie (neo lingua per nuove tasse). A riguardo, bisogna far notare (cosa che la stampa mainstream si è ben guardata dal dire) che quasi tutti gli stati della UE ad eccezione di Italia e Grecia si sono astenuti dal chiedere prestiti sia per le condizionalità capestro che per la facilità di reperire i fondi sul mercato ad un interesse lievemente più alto del Recovery Plan

In realtà i cosiddetti soldi europei sono soldi nostri dal momento che i titoli (con tripla A) che la UE emetterà per raccogliere i fondi che poi dovremo rimborsare, sono coperti dalle nostre garanzie di stato. In questo caso, la cosa più importante non è il tasso di interesse (dato l’interesse bassissimo con cui vengono attualmente emessi i titoli di stato), ma le condizionalità contrattuali che prevedono il ripristino del patto di stabilità (spread) e l’attuazione delle riforme strutturali suggerite dalla Commissione Europea sotto forma di raccomandazioni paese .

Con il Pnrr, finiamo di essere uno stato sovrano svendendo la democrazia ed il parlamento che non conterà più nulla e finirà solo per ratificare passivamente quanto scritto nei trattati. Inoltre, non so se per fortuna o per disgrazia, in base al regolamento 241 del 2021 non si potrà avere accesso alle rate successive dei finanziamenti se non si saranno effettuate le misure previste dalle rate precedenti ed infine, come se non bastasse, c’è il cosiddetto freno di emergenza che prevede il blocco di tutta la procedura in seguito alla richieste unilaterale di un singolo paese. In sostanza ci leghiamo mani e piedi al potere finanziario per avere in prestito soldi nostri che però dovremo impiegare per fare quello che fa comodo alla grande industria multinazionale. Naturalmente, per evitare problemi il parlamento ha avuto il Pnrr solo pochi giorni prima della votazione, mentre a Bruxelles hanno avuto più di un anno di tempo per prepararlo fin nei minimi dettagli.

Per sapere quali sono le linee guida del Recovery Plan e quindi del Pnrr, basta leggere il documento dei 30 coordinati (guarda caso) da Mario Draghi (che riprende le direttive del grande reset degli economisti di Davos); in sintesi la distruzione creativa delle piccole e medie imprese a favore delle aziende cosiddette corporate, cioè società per azioni, meglio se quotate in borsa. Più dei ¾ dei 220 miliardi saranno impiegati per finalità di rilevanza per noi secondaria (almeno in questo momento) quali digitalizzazione (27%), cambiamento climatico, leggasi industria automobilistica tedesca (40%) e coesione sociale (10%). Tutto questo caos per avere la miserevole crescita del PIL dello 0.5 – 1% all’anno.

Se pensiamo che i nostri politici non possano non sapere quello che sta succedendo, vuol dire che ci siamo convinti che sono tutti dei venduti o dei dementi e che la democrazia è morta.

A.P.S. NOVUM

Claudio Piersimoni
Caterina Rinaldi
Egidio Cardinale
Francesca Mancinelli
Giorgio Sartini

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