“Maggioranza consiliare di Senigallia non si dice misogina, ma amate non ci sentiamo”
Movimento Donne contro i Fascismi: "Respingere mozione su mantenimento interruzione volontaria gravidanza vuol dire molto"
In risposta alla nostra maggioranza, che non si definisce misogina, vogliamo scrivere che proprio tanto amate non ci sentiamo. Anzi.
Nella seduta del consiglio comunale del 30 marzo 2021 la maggioranza Olivetti respinge la “mozione sul mantenimento del protocollo per l’interruzione volontaria di gravidanza nella Regione Marche”. Tale mozione chiedeva l’applicazione delle nuove linee guida emanate dal Ministero della Salute il 12 agosto 2020.
Respingere questa mozione, come è successo a Senigallia ma non solo, citiamo ad esempio Jesi, vuol dire tante cose.
Innanzitutto vuol dire negare il diritto della salute delle donne, in quanto gli studi scientifici riportano come tale metodologia sia molto meno soggetta a complicanze e meno invasiva. Questa negazione viola anche quanto stabilito dalla legge 194 che sancisce l’obbligo di recepire l’aggiornamento delle tecnologie per l’IVG anche in ottica ambulatoriale.
Detto questo, sappiamo benissimo che questa metodologia viene usata già all’interno degli ospedali, tuttavia senza l’aggiornamento nazionale i tempi di 7 settimane, stabiliti dal precedente protocollo, impediscono nella maggior parte dei casi la possibilità di accedervi. Questo significa che le donne non possono scegliere, non possono decidere ciò che è meglio per loro, per il loro corpo e per la propria salute. Non parliamo poi, quando, oltre ai tempi, ci si trova di fronte l’ostacolo dell’obiezione di coscienza.
Respingere questa mozione vuol dire non riconoscere l’importanza della medicina ambulatoriale di cui si parla da un anno senza alcun risultato, senza aver operato alcune misure attuative. Vuol dire opporsi a una procedura che permetterebbe alle donne di non entrare negli ospedali, cosa da non sottovalutare in tempi come questi e garantirebbe maggior riservatezza e una più immediata accessibilità al servizio.
Respingere vuol dire, certo, rendersi conto che molti consultori, la maggior parte, vertono in condizioni disastrose, privi di personale, strutture e fondi. Sicuramente è difficile recepire un aggiornamento tecnico scientifico all’interno di una situazione imbarazzante come quella marchigiana. Tuttavia ci sono eccezioni che andrebbero prese in considerazione e attrezzate per offrire il massimo rispetto della dignità di una persona.
Al di là di stare qui ad assegnare le colpe di questi dieci anni di smantellamento dei consultori, noi crediamo che quello che è un diritto sancito dalla legge vada tutelato da chi siede nelle stanze decisionali e politiche.
Non ci spieghiamo allora come mai la proposta regionale di legge n. 19 “norme in materia di consultori familiari” firmata dalle stesse sigle politiche della nostra maggioranza, sia incentrata soprattutto a disciplinare i consultori privati o le associazioni che potrebbero entrare in consultori pubblici dove spesso mancano ostetriche e ginecologa.
Non ci spieghiamo perché, nonostante l’urgenza di riqualificare i consultori pubblici, la proposta non definisca dettagliatamente le specificità e i servizi delle solo nominate aree di interesse, e non inserisca, almeno in sede di proposta di legge, il recepimento delle linee guida, l’importanza della contraccezione, dell’educazione sessuale nelle scuole e una regolamentazione sull’obiezione di coscienza.
Destinare soldi pubblici al privato in materia di sanità, e in particolare di consultori, ci sembra davvero oltraggioso non solo per il contesto pandemico ma anche per lo stato di fatto della nostra situazione marchigiana.
Dichiarazioni, come quelle fatte in consiglio comunale che approvano l’operato in materia della giunta regionale che, oltre a bloccare le linee guida, ha proposto una legge discriminante, quale quella sulla famiglia naturale che identifica le donne come figura subalterna preposta all’accudimento, ci sembrano difficili da definire in sintonia con le rivendicazioni delle donne.
Dopo un anno duro in cui le donne hanno pagato il prezzo più alto, sotto tanti punti di vista, ci saremmo aspettate un’altra politica, un altro rispetto e impegno. Tutta un’altra cura.
da Movimento Donne contro i Fascismi di Senigallia
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