Mangialardi replica alla lettera redatta da Filisetti in occasione del 25 aprile
"Se pensa di assuefare le Marche alle sue continue provocazioni nostalgiche e revisioniste, si sbaglia di grosso"
Tanti anni fa, Piero Calamandrei, invitava con queste parole i giovani italiani a scoprire il più profondo significato della Costituzione repubblicana: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.
Ben altro spessore, ben altra moralità, ma soprattutto ben altra verità rispetto a quella che oggi, purtroppo, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marco Ugo Filisetti tenta di propinarci con la sua lettera inviata agli studenti per ricordare il 25 aprile.
Lunghe righe grondanti di retorica e banalità volte esclusivamente ad avvalorare la tesi dell’equiparazione tra chi chi lottò per ridare agli italiani pace, libertà e democrazia, e chi, per impedirlo, si adoperò fino al punto di schierarsi al fianco dell’invasore nazista e rendersi complici di stragi di civili.
Se Filisetti pensa di assuefare le Marche alle sue continue provocazioni nostalgiche e revisioniste, si sbaglia di grosso. Se il suo vocabolario è privo delle parole chiave che danno sostanza a concetti come libertà e democrazia, possiamo facilmente colmare le sue lacune. Quelle parole sono: Resistenza, partigiani, lotta di liberazione.
Filisetti capisca bene che per quante lettere potrà scrivere, per quante mistificazioni potrà apportare alla storia del nostro Paese, non riuscirà mai cancellare il fatto che quella Costituzione, a cui fa timidamente cenno nella sua lettera, è frutto del sacrificio di chi, dopo aver subito ogni sorta di violenza e sopruso per venti lunghi anni, decise per amor patrio e senso di giustizia, di riscattare l’onore dell’Italia dalla vergogna del fascismo.
Insomma, il rispetto lo si deve a tutti i caduti, ma è fondamentale che l’edificazione della comunità nazionale non passi per la menzogna. E finché resterà in vigore la nostra Costituzione, l’impegno a costruire l’Italia del futuro sarà sempre fondato sull’antifascismo e non sul “comunque la si pensi”. Con buona pace di Filisetti.
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