Omicidio a Roncitelli, Pasquini avrebbe dichiarato di aver sparato per difendersi
La Procura ha disposto l'autopsia sul corpo del 27enne per accertare da quale distanza il proiettile è stato sparato
“Da sette anni subivo le sue violenze, ieri (ndr: 29 marzo) mi ha aggredito con un bastone allora io sono corso in casa, ho preso la pistola per difendermi e mentre lui mi veniva addosso ho sparato“.
In due ore e mezzo di interrogatorio Loris Pasquini, 73 anni, ex ferroviere, ha raccontato così i fatti avvenuti il 29 marzo a Roncitelli di Senigallia quando ha sparato un colpo di pistola contro il figlio Alfredo, 27 anni, uccidendolo.
L’uomo è stato ascoltato in caserma, dai carabinieri fino a quasi alla mezzanotte del 29 marzo.
Al suo fianco il suo legale, l’avv. Roberto Regni. Pasquini ha parlato ininterrottamente, senza aver compreso di aver ucciso il figlio. “Volevo mirare alle gambe“, ha affermato. Poco prima Loris e il figlio avevano accompagnato un amico di Alfredo alla fermata del bus, in auto.
Nel viaggio di ritorno il 27enne avrebbe iniziato a inveire contro il padre: “prima o poi me la pagherai“, avrebbe gridato.
Arrivati nel piazzale di casa, appena scesi dall’auto, ha raccontato l’ex ferroviere “lui ha iniziato a colpirmi con un bastone“. Alla confessione era seguito il provvedimento di fermo per omicidio volontario aggravato dalla parentela chiesto dal pm Paolo Gubinelli. Pasquini si trova ora in carcere a Montacuto.
La Procura ha disposto l’autopsia sul corpo del 27enne per accertare le cause esatte della morte e soprattutto da quale distanza il proiettile è stato sparato. L’incarico è stato affidato al medico legale Raffaele Giorgetti che dovrebbe iniziare l’esame autoptico nelle prossime ore.
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