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“Senigallia: Porta Colonna e il suo utile dominio” il nuovo volumetto del prof. Santoni

Giuseppe Santoni ricostruisce con ricchezza di particolari le fasi dell'opera di quella che sarà denominata Porta Mazzini

Porta Mazzini

Porta Lambertina, detta anche Porta Fano, e Porta Mazzini, detta anche Porta Maddalena (già Porta Colonna), sono le uniche sopravvissute delle sette porte che permettevano l’accesso alla città dopo l’ampliazione settecentesca.

Sono sopravvissute per la loro monumentalità, perché legate ai due progetti di ampliazione, per i quali non si è badato a spese da parte dello Stato papale. La prima ricorda papa Lambertini (Benedetto XIV) sotto il cui pontificato è stata realizzata la prima “Ampliazione” con l’edificazione dei portici, il prolungamento del Corso e la costruzione del ponte.

Porta Mazzini è legata invece alla Seconda Ampliazione, è altrettanto monumentale e in origine si denominava Porta Colonna, perché dedicata al card. Prospero Colonna di Sciarra; costui era stato nominato Cardinale Protettore della città di Senigallia nel 1755, qualche anno prima che la Porta venisse costruita nel 1759-1760.

Questo è quello che ci insegna il prof. Giuseppe Santoni nella sua ultima pubblicazione dal titolo “Senigallia: Porta Colonna e il suo utile dominio”.

Il volumetto ricostruisce con ricchezza di particolari, attenendosi con rigore alle fonti documentarie, le fasi dell’opera, fasi laboriose e contrastate, allora come oggi, per i disaccordi fra il capomastro e gli architetti Sante Vichi e Gaetano Stegani, che fu il vero progettista. Il maestoso edificio doveva celebrare l’ampliamento dell’impianto urbano fino al fiume sulle orme della città antica e fu comunque completato a tempo di record fra maggio e il settembre 1759 e l’anno seguente, terminati i dettagli ornamentali, si presentava più o meno come lo vediamo oggi.

Porta Mazzini, stampa Secolo IllustratoIn questa interessante ricerca Giuseppe Santoni cerca anche di rettificare alcune ricostruzioni storiche arbitrarie del passato e aggiunge non poche curiosità, quali ad esempio il nome dei molti proprietari utilisti che ottennero in enfiteusi perpetua dalla Reverenda Camera Apostolica gli ambienti annessi alla Porta e alla Dogana della stessa. Fra costoro è la principessa Alessandrina Bleschamp, moglie di Luciano Bonaparte, alla quale forse si devono fra il 1826 e il 1842– ma è solo un’ipotesi – le eleganti sopraelevazioni costruite sulla Porta, come riportato in alcune stampe e foto fra fine Ottocento e inizi Novecento.

Nel 1885 Porta Colonna veniva denominata Porta Mazzini e nel 1889 il Comune ne acquistava il pianoterra per collocarvi gli uffici del Dazio, mentre i piani superiori e gli appartamenti interni ed annessi venivano acquistati nel 1904 dall’Opera Pia Mastai Ferretti, che tuttora ne mantiene la proprietà. Il sisma del 21 settembre 1897 (6/7º della scala MCS) faceva crollare la torricella dell’orologio, mentre quello 1930 (9/10º della scala MCS) provocava il crollo dei due piani superiori, cioè dell’architettura aggiunta nel primo Ottocento.

Nonostante questo, la porta ha conservato il disegno originario e resta uno dei principali monumenti della città. Meriterebbe quindi, come del resto Porta Lambertina, una migliore valorizzazione, soprattutto dal punto di vista scenografico, evitando che sia coperta dagli alberi, dotandola di una adeguata illuminazione e ripristinando il selciato sottostante. Ancor più questo vale per Porta Lambertina, quasi coperta dalla vegetazione e imbruttita da una pessima illuminazione.

Il libro è reperibile presso le librerie di Senigallia Ubik e Iobook in numero di copie limitato.

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