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“Vaccini per gli operatori sociali”: l’appello della Caritas di Senigallia

"Proteggere chi mette in pericolo la propria salute lavorando in prima linea nelle strutture d'accoglienza"

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Luca Bonvini - Officina impianti GPL e metano - Senigallia
Bambino in struttura d'accoglienza Caritas di Senigallia

Dopo quasi un anno di convivenza con il Covid-19, le precauzioni da adottare per salvaguardare la propria e l’altrui salute, sono ormai note a tutti.

C’è sempre però chi sceglie di seguirle e chi, nel pieno delle proprie facoltà, decide invece di non farlo. Ma cosa accade a chi , questa possibilità di scelta non ce l’ha ?

Si fa riferimento a tutte quelle categorie che, per adempiere al proprio dovere lavorativo, sono costrette a mettere in pericolo la propria salute. E’ questo il caso degli operatori sociali, come quelli impegnati all’interno della Caritas di Senigallia, da dove parte un’urgente richiesta d’aiuto: inserire tutti gli operatori sociali nel programma di vaccinazione.

Ed è proprio da una struttura d’accoglienza di  questa Onlus che, nella serata di lunedì 1 marzo, una mamma incinta e con un bambino di due anni è stata trasportata all’ospedale, a causa di una crisi respiratoria. Il risultato del tampone rapido, a cui la donna è stata sottoposta, ha subito rivelato la sua positività al Covid-19.

Nonostante il rischio d’infezione, l’operatrice sociale della Caritas di Senigallia di turno quella sera, non ha esitato due volte a raggiungere il bambino della donna rimasto solo in casa dopo il ricovero della madre.

Un gesto che, in una condizione di normalità potrebbe considerarsi ovvio, ma, data la delicata circostanza si trasforma in un atto di coraggio in cui l’operatrice in questione decide di rischiare la propria salute per il bene del bambino rimasto incustodito. La pericolosità di questo gesto, non sarebbe stata tale se l’operatrice sociale fosse stata vaccinata e dunque protetta dal possibile contagio da Covid-19.

Questa è solo una delle tante circostanze per le quali la Caritas di Senigallia si appella alle autorità ministeriali per inserire al più presto tutti gli operatori sociali nel programma delle vaccinazioni.

Commenti
Solo un commento
Glauco G. 2021-03-02 14:18:44
Questo è uno dei tanti modi di lavorare in maniera sbagliata. Niente coraggio ma solo incapacità di gestire le emergenze. Se accusiamo 3 donne di essere pazze perchè mangiano un panino nel parco (facendo le badanti) allora cosa dobbiamo pensare di una donna che va a contatto con persone che sono palesemente state a contatto con il covid (persone non in pricolo di vita ne in situazioni talmente gravi da richiedere un aiuto disperato)? doveva chiamare il 118 oppure il 112 oppure il 115 oppure il 113 (il 112 credo sia il numero unico oramai e quindi bastava quello) e con loro gestire la cosa...non andare a prendere il figlio e mettersi nelle condizioni di prendere il covid....non è il vaccino a salvare queste persone ma la professionalità e in questo caso è palese che è venuta a mancare. Detto questo, spero sarà isolata e in quarantena per minimo 14 giorni (ma sarà sicuramente così). Il vaccino lo prenderete quando sarete chiamati (come tutti) altrimenti dobbiamo darlo a tutti i trasportatori (che sono in perenne contatto con le persone infette e nei posti più critici) oppure a tutti quelli che lavorano nella ristorazione, hote, postini, ecc..ogni categoria ha un buon motivo per avere il vaccino...non servono finti eroi che vanno ad infettarsi ma professionisti che sanno come agire. ecco come la vedo io. istruite molto meglio il vostro personale e sarete molto più protetti...così non va bene...dovte sapere cosa fare e non gettarvi a fare cose che non vi competono.
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