Anche Caritas Senigallia lancia appello sulla crisi umanitaria della rotta balcanica
Oltre i sostegni per le raccolte fondi è fondamentale informare e informarsi sulla condizione dei migranti
“Esprimiamo preoccupazione e attenzione per le condizioni dei migranti che cercano di arrivare in Europa senza possibilità di accedere a vie legali di ingresso.
Nella nostra regione veneriamo con una speciale devozione la Santa Casa di Nazareth a Loreto. La casa di Maria è l’icona dell’aspirazione più profonda dell’essere umano di trovare casa. Di sentirsi a casa. Di essere accolto in una casa. Essa suggerisce quell’imperativo etico di dare ospitalità, di dare una casa a una umanità lacerata da conflitti e da difficoltà impensabili, costretta a fuggire, e respinta proprio alle nostre porte”.
La Commissione regionale Migrantes e la Commissione regionale Missio, con l’approvazione dei vescovi incaricati, ha predisposto questo comunicato congiunto per far sentire una voce forte e unita sulle questioni migratorie, in particolare sulla crisi umanitaria della rotta balcanica. Il coordinamento Pace, mondialità ed emergenze delle Caritas diocesane delle Marche sta lavorando ad alcune attività di sensibilizzazione sul tema e presenterà presto le proposte.
Daniele Bombardi, coordinatore di Caritas italiana nei Balcani, ha testimoniato la situazione sempre più precaria dei migranti bloccati dal freddo nei campi profughi, in particolare in quello del campo di Lipa, e l’impegno delle organizzazioni umanitarie per soccorrerli.
Di fronte alla catastrofe umanitaria in atto fanno quindi loro l’appello di Caritas italiana in collaborazione con altre realtà non profit presenti sul posto in Bosnia Erzegovina e lungo la rotta balcanica, chiedendo principalmente due cose: di sostenere le raccolte fondi destinate all’acquisto, direttamente presso le comunità, di cibo, abbigliamento invernale (scarpe, giacche a vento, sciarpe, cappelli) e soprattutto legna da ardere per consentire ai migranti di scaldarsi e sopravvivere; di informarsi e informare, perché è molto importante conoscere ciò che sta succedendo lungo la rotta balcanica, quali sono le difficili condizioni di accoglienza in Bosnia e Erzegovina, ed è fondamentale divulgarlo coinvolgendo amici, parenti e conoscenti.
Molto raccomandato è inoltre non avviare raccolte di beni materiali dall’Italia. Tutti i prodotti necessari sono acquistabili direttamente in loco: in questo modo si evitano i tempi del trasporto, gli ostacoli doganali (essendo la Bosnia Erzegovina fuori dall’UE) e la difficoltà per gli operatori di gestire i prodotti all’interno di una situazione già molto critica.
Attualmente è già attiva una raccolta fondi, attraverso cui tutti i beni necessari saranno acquistati sul territorio, per rispondere tempestivamente alle necessità reali e andando a sostenere anche il sistema economico locale, già fortemente provato.
Per la donazione si può contattare la propria Caritas diocesana o la delegazione Caritas delle Marche, oppure partecipare direttamente alla raccolta fondi inserendo nella causale da dicitura: “Emergenza profughi Balcani”.
REGIONE ECCLESIASTICA MARCHE CARITAS REGIONALE
IBAN IT92Y0306909606100000063560
Banca Intesa Sanpaolo
Nel webinar dal titolo “Da Lesbo a Lipa: l’emergenza lungo la rotta balcanica” Nello Scavo, giornalista di Avvenire, e alcuni operatori Caritas hanno raccontato l’emergenza umanitaria in particolare della zona di Lipa. L’emergenza di Lipa fa seguito ad altre emergenze umanitarie verificatesi nei mesi scorsi sia in Bosnia sia in altri Paesi attraversati dalla rotta balcanica. Assieme all’altissimo numero di migranti che non riescono a venire accolti nelle strutture di accoglienza, sono questi gli indicatori più evidenti del fatto che in certi Paesi i governi non sono ancora in grado di sviluppare una politica sui flussi migratori che consenta una gestione ordinata, rispettosa dei diritti umana e rispondente agli standard minimi internazionali in materia di protezione dei migranti.
La situazione è difficile e molto grave non solo per le tante persone che sono intrappolare nei campi profughi o che vivono all’aperto, ma anche per le per dare una risposta immediata ai bisogni dei profughi e per provare a modificare le politiche in atto in questi Paesi.
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