“Come evitare che Senigallia sia colpita da nuove alluvioni”
"Da anni si discute, senza fare nulla"
Da anni si discute (non facendo nulla) di come evitare che la città sia colpita dalle esondazioni del Misa alla sua foce, che si trova di fatto in città. Il disastro di alcuni anni fa ha una origine diversa, con la rottura dell’argine a monte della città e l’acqua che si è riversata “naturalmente” a sud di Viale IV Novembre.
Il Consorzio di Bonifica delle Marche ha introdotto, nel progetto esecutivo del 2019, un’opera idraulica che sembra un pannicello caldo riscoprendo uno scolmatore che collegherebbe il fiume con le darsene attuali trasformandole in vasche di espansione.
Il principio che sembra essere alla base del ragionamento ingegneristico è che per evitare il tracimamento in città occorra aumentare il deflusso delle acque dopo il ponte delle ferrovia.
La soluzione è suggestiva ma sembra sottovalutare alcune considerazioni logiche. Una onda di piena che superasse ponte Zavatti e Ponte Garibaldi troverebbe nel nuovo ponte del Corso 2 Giugno un ostacolo insormontabile in altezza a causa della fiancata unica in metallo. Sarebbe inevitabile il tracimamento laterale e l’innalzamento del livello del fiume fino al Ponte Garibaldi.
I detriti voluminosi arriverebbero ai due ponti successivi determinando un vero e proprio tappo riducendo la portata delle acque. Il fatto che “dopo” l’acqua troverebbe un maggior sfogo non servirebbe granché ad abbassare il livello nel tratto precedente.
L’acqua melmosa e piena di detriti invaderebbe le darsene, peraltro poco capienti, prima di riversarsi in mare, seguendo un percorso tortuoso, alzando le imbarcazioni e mettendole in pericolo. Il porto non sarebbe più protetto ed andrebbe incontro ad interramento.
La soluzione proposta quindi sembra essere insufficiente e nel contempo creare numerosi problemi. Sicuramente sarebbe la meno costosa e quindi appare lecito domandarsi se spendere poco per non risolvere il problema sia accettabile.
In ultima analisi, se si vuole stare tranquilli, occorre che nella zona urbana arrivi meno acqua possibile e quindi il flusso straordinario deve essere intercettato prima che arrivi e non dopo che è arrivato. La soluzione proposta mesi dall’Ing. Landi del parco fluviale è visionaria ma rappresenta una risposta di lungo respiro che incide sul territorio in modo intelligente ed utile trasformando una emergenza in risorsa.
“Amo Senigallia” ha presentato una interpellanza all’Assessore ai LL.PP. per capire come stanno le cose realmente prima di trovarsele realizzate.
Gennaro Campanile
Leonardo Maria Conti
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