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Grande partecipazione al web seminar Povertà e salute

Organizzato dall'ambulatorio Paolo Simone Maundodé di Senigallia e Caritas Senigallia

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Webinar Caritas

Grande partecipazione online venerdì scorso al web seminar Povertà e salute, organizzato dai medici volontari dell’ambulatorio medico solidale Paolo Simone Maundodé di Senigallia e Caritas Senigallia con la collaborazione di Voce Misena e Radio Duomo.

Il dottor Gabriele Pagliariccio ha esordito sullo stretto legame tra salute e povertà sociali, che è anche il motivo della nascita dell’ambulatorio medico Paolo Simone: Curare non è solo distribuire farmaci, curare significa salute e salute sociale, significa curare le discriminazioni.

Con lui il dottor Valter Mariotti, fondatore dell’ambulatorio: Il nostro ambulatorio è stato avviato in onore di Paolo per dare cura ai più poveri tra i poveri, cioè i malati poveri.

Questo accade da noi, dove la nostra fortuna è avere la disponibilità di un medico di famiglia, un bene che a volte diamo per scontato ma assolutamente prezioso. E nel mondo? Come vivono la salute i poveri?

La dottoressa Michela Paschetto, coordinatrice della Medical Division di Emergency, ha raccontato dell’Afghanistan, dove il sistema sanitario è poco funzionante anche nelle cose semplici, perché mancano finanziamenti e risorse pubbliche, aggravate da decenni di guerra: Altissima è la mortalità infantile e materna, e il Covid ha avuto un impatto catastrofico, perché i sistemi sanitari sono al collasso, nonostante i numeri di morti e malati non siano tracciati come in Europa. Le categorie più colpite sono quelle sanitarie, soprattutto nelle zone provinciali ma anche a Kabul (40% del personale sanitario è malato). Sembra che l’80% della popolazione afgana dovrà sopravvivere con pochi dollari al giorno, perché il lockdown ha dato il colpo di grazia al fenomeno del lavoro informale in un Paese dove non esistono sistemi di compensazione. I passi avanti fatti negli ultimi tempi, anche nei Paesi in guerra come lo Yemen e l’Iraq, con questa crisi sono andati persi e si è tornati indietro di anni.

Il dottor Giovanni Putoto, del CUAMM di Padova, ha spaziato sui temi della pandemia in Africa, dove l’impatto sembra minore rispetto al resto del mondo: In Africa si testa poco, diciamo che si fanno 4-5 test per 1000 abitanti, e mancano i sistemi di registrazioni. Gli effetti peggiori sono quelli indiretti, il virus colpisce i sistemi fragili, incapaci di rispondere ai bisogni delle persone: l’interruzione dei servizi sanitari per esempio è preoccupante, ci saranno gravi perdite rispetto ai risultati acquisiti negli ultimi anni riguardo la mortalità delle nascita, l’HIV, la tubercolosi… Ma anche la paralisi dei trasporti, delle comunicazioni, porteranno a una deriva letale: in Africa la capacità di spendere dei governi è pari al 3% del loro PIL, cioè praticamente nulla, e il welfare non esiste. Non riuscendo a onorare il debito il Paese precipiterà in una povertà estrema, cioè dai due dollari al giorno alla fame assoluta. Il Covid non colpisce in modo uguale nel mondo ma abbiamo il dovere di fare un appello alla solidarietà internazionale per intervenire sulle fasce di popolazione più fragili e sui sistemi sanitari più deboli.

Sempre impegnato sul campo, ma dall’Italia, il dottor Salvatore Geraci, responsabile dell’ambulatorio Caritas presso la stazione Termini di Roma: Abbiamo 5 milioni di poveri assoluti, perché negli ultimi 15 anni la povertà è aumentata dal 3 al 7%. È una povertà trasversale, che non interessa solo il sud ma sempre più i giovani, non solo le famiglie numerose ma chi ha un lavoro precario o non regolare. Il Covid ha colpito gravemente chi non ha un equilibrio. Caritas quest’anno ha seguito 450.000 famiglie, di cui molte non si erano mai rivolte a Caritas: sono i nuovi poveri, che hanno perso il lavoro e non riescono a tenersi la casa, poveri nelle cui case aumentano i conflitti familiari e le violenze domestiche e che si stanno posizionando ai margini della società. Circa 450.000 persone non hanno potuto acquistare i medicinali per le loro malattie, nell’ambulatorio riceviamo persone in situazioni di povertà estreme, che hanno perso i punti di riferimento (hanno paura degli ospedali, del contagio e non si curano). A Roma i dati di queste sacche di povertà e disagio estreme sono impressionanti ma la generosità del resto della popolazione è grande. Dobbiamo trovare la cura per questo virus piccolo e potente, ma anche per quello della disuguaglianza sociale.

Infine il dottor Guido Silvestri, noto virologo e professore alla Emory University di Atlanta, che ha partecipato trasversalmente a tutto l’incontro, ha dato uno sguardo sugli USA: I danni alla società hanno colpito chi era già debole e questo negli Stati Uniti è molto visibile perché le sperequazioni sono forti. Il virus non ha colpito in modo democratico ma molto più severamente i poveri e i deboli. Per i non assicurati la situazione è peggiore: i 40-50 milioni persone con un’assistenza sanitaria minima, senza un medico, malati di obesità, sono ad altissimo rischio. La mortalità è 7 volte più alta in loro che nel 60enne benestante e seguito dal punto di vista sanitario. Tra i morti contiamo quasi tutte persone poco seguite, molti afroamericani e ispanici, soprattutto giovani. Per gli anziani il Covid è solo l’ultima spinta.

Caritas Senigallia
Pubblicato Giovedì 17 dicembre, 2020 
alle ore 11:01
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