Manifestazione a Senigallia di Potere al Popolo
Reddito, salute e dignità del lavoro al centro
Presidio a più voci, ieri a Senigallia sui temi del reddito, della salute, della dignità che come lavoratrici e lavoratori, come giovani e precari pretendiamo.
L’emergenza sanitaria continua a mettere a nudo l’insostenibilità di un modello di sviluppo che antepone le ragioni del profitto a quelle della salute e del benessere dei cittadini. La sofferenza sociale, declinata come precarietà lavorativa, marginalizzazione, povertà, sono in costante aumento a Senigallia come nelle altre città di Italia, e dal governo e dalle istituzioni locali non piovono altro che le solite briciole. Durante il presidio hanno preso quindi parola i rappresentanti di quei settori costretti a convivere nella morsa del ricatto tra salute e fine mese e le forze sociali attive nel territorio.
Sono intervenuti i lavoratori stagionali della campagna Mai più Sfruttamento Stagionale e del sindacato di base USB anticipando la notizia della prossima apertura anche nelle Marche della Federazione del Sociale USB, strumento di organizzazione sociale di disoccupati, precari, migranti, studenti, pensionati, di tutte quelle fasce della popolazione dimenticate e costrette al margine. Sono intervenuti gli studenti, che a Pesaro hanno attivato il percorso studenti e precari, parlando di come la scuola, la formazione siano beni essenziali per lo sviluppo del Paese, le grandi opere pubbliche da ricostruire, non solo in tempi di pandemia.
Sono intervenute le Brigate Volontarie per l’Emergenza, che nel territorio come a livello nazionale portano avanti un progetto di solidarietà e mutualismo reale, dal basso, un progetto di riattivazione popolare che dal bisogno sociale trae forza e resistenza. Hanno guardato oltre oceano, poi, i rappresentanti dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba-Senigallia, rilanciando con forza la possibilità di un’alternativa di sistema, di un modello di pianificazione sociale che guarda alla sanità, alla ricerca, alla formazione, alle infrastrutture e ai trasporti pubblici, come settori strategici per il benessere e lo sviluppo del Paese.
Siamo intervenuti noi, come Potere al Popolo, per rivendicare la possibilità di una gestione differente dell’emergenza, una gestione che non scelga di convivere con il virus dello sfruttamento e del definanziamento pubblico e che aggredisca i grandi capitali, gli stessi che mentre commercianti, artigiani, precari e disoccupati soffocano di fronte alle difficoltà pandemiche, continuano ad arricchirsi, legittimati, tutelati, da chi assume con contratti ridicoli gli #eroi in corsia e i lavoratori “essenziali” del Paese.
“La povertà è frutto dell’ingiustizia sociale e dello sfruttamento”, hanno detto le Brigate ed è questo il punto da cui partire. Costruire un modello di rappresentanza popolare che metta al centro chi abita e vive la città è il secondo passo e nel presidio di ieri, in una piazza che rilancia alla partecipazione lo abbiamo ribadito, ciascuno a partire dalle proprie istanze e specificità.
È possibile fermare la follia che stiamo vivendo? Sì, e qualcuno questa crisi la deve pagare. Noi abbiamo già dato, ci hanno preso il futuro, il presente. Adesso tocca a noi riprenderci tutto quello che ci è stato tolto.
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