Mario Giacomelli: a vent’anni dalla scomparsa le sue foto sanno ancora scuoterci
Il 25 novembre 2000 ci lasciava il grande fotografo senigalliese: l'omaggio di Senigallia Notizie
Esattamente 20 anni fa, il 25 novembre 2000, moriva a Senigallia, dove era nato il 1° agosto 1925, Mario Giacomelli.
In tanti in queste ore hanno ricordato sui social il grande fotografo senigalliese, che mai si mosse dalla sua amata terra, ma non di meno seppe parlare un linguaggio universale con la sua arte.
Se ne accorsero già negli anni Sessanta negli Stati Uniti: era il 1963 quando John Szarkowski, direttore del dipartimento di Fotografia del Moma di New York presentò al pubblico l’iconica foto del bambino di Scanno.
Giacomelli aveva iniziato a fotografare da appena una decina di anni (L’Approdofu il suo primo scatto) ma aveva già ottenuto riconoscimenti importanti dagli addetti ai lavori, in particolare al Concorso di Castelfranco Veneto del 1955, quando entusiasmò il noto critico e fotografo Paolo Monti.
“Un nuovo grande fotografo è nato”, scrisse: e fu davvero così.
Con un linguaggio e uno stile del tutto personali, negli anni Sessanta Giacomelli seppe emozionare e scuotere nel profondo pure gli sguardi più disattenti con opere quali “Scanno” (la cui serie fu interamente acquistata dal Moma), “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” (“I pretini”),“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, ma anche “La buona terra”, una testimonianza fondamentale non meno di un libro di storia sulla vita contadina del nostro territorio: lo stesso territorio di cui Giacomelli, legatissimo alle sue radici, negli anni costantemente seppe raccontare, attraverso il suo linguaggio artistico, segni, persistenze e mutamenti.
Oggi, a distanza di venti anni dalla scomparsa dell’autore, le foto di Mario Giacomelli, e tutto il suo percorso artistico, che ha toccato anche la pittura, conservano intatte non soltanto il riconosciuto enorme valore artistico e la forza espressiva, ma anche la capacità di farci interrogare su noi stessi.
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