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Visioni future sulla violenza contro le donne al tempo del Covid

"La violenza peggiora con il confinamento forzato nelle mura domestiche"

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Lo sguardo femminile, che all’interno di Diritti Al Futuro rappresenta l’esigenza ineludibile di una prospettiva più inclusiva, grazie ad un punto di vista più sensibile ed articolato, coglie in toto la drammaticità dei recenti dati sulla Violenza contro le Donne, al tempo del Covid, desunti da varie fonti autorevoli (Istat – Violenzasulledonne.Stat, Osservatoriodiritti 2020 e Agi).

Un dato emerge su tutti: negli 87 giorni di lockdown per l’emergenza Coronavirus (9 marzo – 3 giugno 2020) sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo: vittime 44 donne (il 75,9%) e 14 uomini. Significa che, durante il lockdown, ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. Nei 279 giorni, non di lockdown, al contrario, gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo sono stati 60 (su un totale di 104 omicidi familiari-affettivi), cioè, uno ogni sei giorni. Il lockdown, quindi, ha triplicato gli omicidi di donne (fonte osservatoriodiritti.2020).

Nasce spontanea una riflessione: la violenza domestica, sovente, sfugge alle maglie della giustizia e peggiora con il confinamento forzato nelle mura domestiche, nelle quali mariti, fidanzati o compagni violenti hanno gioco facile. Il rischio di essere ancora più isolate da tutti, mentre il proprio spazio personale si è assottigliato, è stato devastante per molte donne.

Un altro fenomeno non meno importante da considerare è che, nei giorni immediatamente successivi all’entrata in vigore del decreto che ha imposto a tutti gli italiani di non uscire di casa se non per gravi esigenze, tutte le principali associazioni impegnate per il contrasto alla violenza domestica hanno registrato un calo di contatti. Per le donne, di conseguenza, si sono assottigliati i margini d’azione e di reazione per uscire dalla situazione di violenza.

Molte associazioni hanno escogitato originali alternative, quali l’invio di email, l’uso di chat private ed i canal social per sfuggire alle strette maglie del controllo di compagni violenti. Nel nostro territorio le azioni di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne hanno, da sempre, coinvolto tutte le componenti della società: Scuole, Assessorato alle Pari Opportunità, Associazioni femminili di vario orientamento culturale.

Tutto ciò non è più sufficiente; necessita un cambio di passo significativo. È tempo di strutturare in modo organico il protocollo di intervento che renda complementari i vari attori istituzionali nel percorso di uscita dalla violenza istituendo, finalmente, una Casa delle Donne, che rappresenti un rifugio sicuro per quelle donne che non possono più restare nella loro abitazione né permettere che i figli siano testimoni di episodi di violenza assistita che determineranno effetti devastanti sulla loro crescita psicologica.

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