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Elezioni Comunali 2020 a Senigallia: chi sale, chi scende. Confronto con 2015 e Regionali

Gli exploit nel centrodestra, le divisioni nel centrosinistra, la dispersione dei voti: un'analisi dati alla mano, dopo lo scrutinio

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Se il ballottaggio tra Volpini e Olivetti poteva essere più che pronosticabile, per tutta un serie di fattori che ora vedremo, il dato finale dello scrutinio del primo turno delle Elezioni Comunali 2020 a Senigallia ci consegna una serie di situazioni, che qui proveremo ad analizzare.

Innanzi tutto, partiamo dalla “pronosticabilità” della necessità del turno di ballottaggio. Gli indizi che potevano far pensare all’esito che si è avuto erano principalmente l’alto numero di candidati, 7 i sindaci come nel 2015, ma con un numero maggiore di liste al seguito: 20 contro 14, un terzo in più, che ha determinato lo schieramento di un “esercito” di 442 candidati consiglieri: circa 1 ogni 88 elettori e, considerata l’affluenza, 1 ogni 58 votanti. La dispersione del voto era praticamente certa.

A questo fattore, andava sommato un ventaglio di proposte “a sinistra” della coalizione di Volpini ben più ampio rispetto al 2015, quando “a sinistra” della coalizione per Mangialardi correva la sola lista che candidava Battisti. Nel 2020 si sono aggiunti anche i candidati Diamantini e Merli. Inoltre, era da considerare la mancanza della lista del Movimento 5 Stelle, che avrebbe determinato un ulteriore dispersione di voti, che, pur con un peso sicuramente minore rispetto al 14% del 2015, si sarebbero comunque ridistribuiti tra le varie forze in campo.

Infine, la coalizione a sostegno di Campanile sarebbe di certo andata ad erodere il “capitale” di quella a sostegno di Volpini. E questo aspetto trova tutto sommato conferma nel fatto che alle Elezioni Regionali Mangialardi ha raccolto a Senigallia il 53,7% delle preferenze: praticamente la somma dei voti degli schieramenti di Volpini e Campanile (43,4% + 9,8%).

E chi deve fare maggiormente i conti con questa situazione di dispersione e divisioni è il Partito Democratico, che perde duemila voti e quasi dieci punti percentuali rispetto al 2015, quando era al 34,1%, mentre nel 2020 il PD si è fermato al 24,8%.

Allo stesso modo, il risultato senigalliese di Acquaroli rispecchia in pieno quello ottenuto da Olivetti: 34,6% il primo, 34,2% il secondo. Chi abbia trainato chi non è semplice da dire, ma di certo hanno influito in entrambi i casi le percentuali raccolte dai partiti, soprattutto da due. Fratelli d’Italia, che alle Comunali 2015 non figurava, ma alle Regionali di quello stesso anno aveva raccolto il 3,3%, ora si ritrova seconda forza politica a Senigallia, dove raggiunge l’11,5% alle Comunali 2020 e addirittura il 13% alle Regionali. E la Lega, che col 10,10% incrementa rispetto al 6,6% delle Comunali 2015. Exploit anche per La Civica, che tocca il 7,7%, mentre Forza Italia è l’unica forza del centrodestra in calo di preferenze: 4,3% contro il 7,4% di cinque anni prima.

Altra “vittima” della dispersione del voto è Vivi Senigallia, che vede il suo risultato (4,1%) più che dimezzato rispetto al 9,1% del 2015, a favore di altre liste civiche sue alleate, come Vola Senigallia, la migliore tra queste, che come collettore di voti figura col 6% subito dietro al PD nella coalizione per Volpini. Obiettivo Comune, Uniti per Senigallia e Noi #Senigalliattiva raccolgono poco come liste in sè, ma ovviamente portano acqua (voti) al mulino del centrosinistra. E’ stabile invece il dato del 4,9% di Diritti al Futuro, riconducibile a quella che nel 2015 era La Città Futura.

Tra le liste di sinistra, risultati appena sotto al 2% per Senigallia Resistente e poco sopra l’1% per Potere al Popolo, mentre Paolo Battisti migliora sensibilmente l’1,9% del 2015, arrivando con L’Altra Senigallia con la Sinistra al 3,2%, con la possibilità di entrare in Consiglio Comunale nel momento in cui, dopo il ballottaggio, ci si troverà a fare i conti con resti e scarti matematici, per la ripartizione dei seggi. Il dato totale di queste tre liste (6,2%), inoltre, ricalca abbastanza il 5,6% totale ottenuto a Senigallia alle Regionali dalle liste Dipende da Noi (4,3%) e Comunista! (1,3%).

Sul fronte della coalizione per Molinelliflessione per il dato della lista Senigallia Bene Comune, che col suo 3% non arriva al 6,6% ottenuto nel 2015, quando correva da sola, neppure sommandosi al 2,6% dell’alleata e neonata Noi Cittadini.

Del 9,8% della coalizione di Campanile abbiamo già detto: dato che però è in larga parte costituito dalle preferenze raccolte da Amo Senigallia, che potrà esprimere di certo almeno un suo Consigliere Comunale (Campanile stesso, con ogni probabilità), mentre restano molto più in basso le altre tre liste collegate: Europa Verde, all’1,6%, +Senigallia, all’1,2%, e Italia Viva, fanalino di coda delle preferenze a queste Elezioni Comunali con lo 0,8%, dato che oltretutto si discosta molto dal 3,9% ottenuto dai renziani alle Regionali 2020.

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