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“Il Governo lascia i Comuni in mutande. E poi…”

"Li induce a rifarsi sui cittadini" secondo Claudio Piersimoni

Claudio Piersimoni
Per via del covid e relativo lockdown i Comuni hanno avuto una ingente perdita di gettito normalmente utilizzato per finanziare i servizi e l’operatività stessa degli Enti.
 

L’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), tramite la Fondazione Ifel, ha calcolato che il 2020 dovrebbe chiudersi con un deficit di circa 8 miliardi. A fronte delle richieste dei Comuni, il Governo ha stanziato poco più di 6 miliardi (3.5 con il Decreto Legge “Rilancio” e 2.6 con il D.L. di agosto), ma ne mancano altri 2 per “tappare il buco”.
 
Non sapendo cos’altro escogitare, le menti raffinatissime dei nostri governanti hanno pensato di modificare il Codice della Strada (tramite il DL semplificazioni) al solo scopo di consentire ai Comuni di fare cassa in piena autonomia. Lo scellerato provvedimento consente (udite, udite!) di istallare gli autovelox in centro anche con limiti di velocità di 30 Km/h e di multare i cittadini ad opera di addetti alle società di trasporti e, in caso di divieto di sosta, persino dagli operatori ecologici. In pratica, sarà molto difficile trovare parcheggio e sempre più facile al rientro in auto vedersi appioppata sotto il tergicristallo una bella multa. Senza contare che il già citato DL di agosto, accorpando Imu e Tasi, offre ai Comuni la possibilità di aumentare l’aliquota massima di tassazione precedentemente fissata al 10.6 per mille.
 
Tutto questo conferma un assunto tutto italiano che vede perseguire a priori i possessori di un bene o un patrimonio nell’ottica passivamente abbracciata dai nostri politici “al guinzaglio” di Bruxelles, di erodere progressivamente la ricchezza privata degli italiani nel tentativo di non ricorrere a nuovo indebitamento. Infatti, appare chiaro anche ai meno smaliziati che la teoria sono i miliardi a pioggia del Recovery Fund e del MES (peraltro non a fondo perduto come invece furono quelli del piano Marshall), mentre la pratica è costituita da imposte sui rifiuti, tasse sulla casa e multe.
 
Purtroppo, quanto sopra detto se da un lato limita lo spazio di manovra per quelle formazioni politiche di matrice civica (come ‘Senigallia Bene Comune’ e ‘Noi Cittadini’) che hanno alla base del programma per le elezioni amministrative la riduzione del carico fiscale, dall’altro valorizza ancora di più il progetto di queste ultime di reperire risorse dalla gestione attenta e rigorosa del bilancio comunale.
 
Sfortunatamente, gli enti locali sono penalizzati dal fatto di trovarsi alla base di una piramide alla cui sommità c’è uno Stato che ha rinunciato alla  sovranità monetaria e non solo.
 
Claudio Piersimoni
(Senigallia Bene Comune)
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