Diritti al Futuro interviene sullo stato di abbandono di un’ampia “area di aree centrali”
"Una comunità incapace di sognare e pensare lontano, mobilitando soprattutto giovani talenti, è sicuramente avviata al declino"
Spazi contigui, immobili grandi e dismessi, infrastrutture nazionali, locali e percorsi urbani, investimenti possibili anche a breve termine, criticità difficili da risolvere, ma con sguardo lungo, collaborazione pubblico-privato, ricerca di risorse europee potrebbero sviluppare le loro grandi e articolate potenzialità come unico sistema di aree centrali della nostra città.
Ci si riferisce ad una sequenza di zone della Senigallia litoranea, che raramente vengono considerate nel loro insieme e come luogo unico e differenziato di opportunità di sviluppo economico ed urbanistico. Si parte dai cinque ettari delle ex fabbriche Sacelit-Italcementi e l’inizio del lungomare nord, si tocca la prima darsena interna del porto, l’ex H. La Vela, poi le belle case in mattoni sul piazzale F.Rosi e la cesura dei binari della ferrovia, l’intera area portuale, il parcheggio e gli immobili pubblici ex H. Marche e Azienda di Soggiorno, ora anche l’H. Massi in attesa di riapertura, i giardini, l’area della stazione ferroviaria, la Rocca e il centro storico.
Quindi alcune decine di ettari con importanti funzioni in atto, ma anche molte situazioni di abbandono rispetto agli utilizzi del passato, che possono-devono costituire sedi di sviluppo nuovo e di funzioni anche innovative da indagare e a cui dare nel tempo struttura di immagine architettonica e di spazi della città pubblica.
Tema, quello che qui si propone, che risulta nuovo se considerato come grande comparto della città litoranea; quasi sempre trattato per pezzi separati nei piani, nei programmi, nei progetti via via proposti, che troppo spesso non hanno avuto esito, producendo anche “ruderi contemporanei”. Tema che, vista la vastità e la complessità delle situazioni che lo compongono, nonché una situazione economica generale certo non favorevole, potrebbe essere oggetto di un concorso per “idee di sviluppo” comprensive anche di suggestioni di architettura urbana e di soluzioni infrastrutturali, ad esempio per l’indispensabile accesso al porto, questione nota a molti, non recente e non facile da risolvere.
Quindi la proposta è innanzitutto quella di una visione unitaria ad attuazioni necessariamente progressive di tale vasta “area di aree centrali”, nonché quella non di un semplice pur necessario concorso di architettura, ma l’organizzazione da parte del Comune di Senigallia di un concorso di “idee e programmi”. Il taglio di tale iniziativa pubblica dovrebbe essere transdisciplinare, cioè economisti, urbanisti, architetti, esperti di infrastrutture, sociologi, artisti ed altri, capaci non solo di unire le proprie competenze, ma soprattutto di accettare contaminazioni critiche ed infine di proporre alla città sì visioni generali di funzioni e assetti, ma anche stimolanti occasioni per l’indispensabile investimento privato anche nel breve termine lì dove subito possibile.
Si dirà banalmente che è troppo complicato! Ma una comunità incapace di sognare e pensare lontano, mobilitando soprattutto giovani talenti, è sicuramente avviata al declino.
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