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Partito a Senigallia il progetto Apri

Iniziativa volta all'accoglienza da parte della Caritas

Claudio Piersimoni per Senigallia Bene Comune - Elezioni comunali Senigallia 2020
Progetto Apri

È partito anche a Senigallia grazie a Caritas e alla sensibilità di un buon numero di famiglie tutor del territorio, da luglio 2020, l’innovativo e interessante progetto nazionale “APRI” –Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: La comunità al centro, promosso da Caritas italiana.

Una partenza ritardata dal Covid, poiché il progetto è stato pensato prima dell’emergenza e doveva prendere il via a gennaio 2020, ma parlare e lavorare sull’integrazione con distanziamento e in modo digitale è quasi un paradosso.
Nello specifico a Senigallia il progetto APRI, aperto a tutti i cittadini stranieri, è stato dedicato a titolari di protezione internazionale, nello specifico a persone in possesso dello status di rifugiato, precedentemente accolte attraverso lo SPRAR (oggi SIPROIMI), vede coinvolte 10 persone, facenti parte di 3 nuclei familiari, da lungo tempo residenti e seguite da Caritas Senigallia nel nostro territorio: 2 monoparentali (mamma e figlio) dalla Nigeria e uno pluriparentale, dal Sudan.
APRI è un progetto che mira a creare migliori condizioni di integrazioni dei migranti, sensibilizzando le comunità all’accoglienza del prossimo per accompagnarlo verso un percorso di autonomia differenziato e individuale, un po’ come era stato sperimentato con il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”. “Le finalità del progetto” spiega Lorenzo Pirani, avvocato e tutor del progetto per la diocesi di Senigallia “sono duplici: per la comunità si tratta di vivere, attraverso la convivenza con persone provenienti da altri Paesi, una bella esperienza di solidarietà, di condivisione e soprattutto di testimonianza; per i beneficiari si tratta di cercare di raggiungere l’autonomia per mezzo dell’accoglienza presso la comunità cristiana”.

Un progetto assai diverso dai tradizionali progetti in cui si guarda ai bisogni primari dei beneficiari (vitto, alloggio, lingua italiana…): con APRI sono i bisogni secondari che diventano protagonisti, in quanto l’integrazione più reale e tangibile passa attraverso lo stare insieme, il fare le cose insieme, la condivisione, tutti elementi vitali per ogni persona. Le famiglie tutor, che terranno un diario di bordo del percorso, affiancano i beneficiari con un ruolo pratico e sono presenti quotidianamente sotto vari punti di vista, dall’aiuto nel cercare lavoro al cenare insieme, dal leggere gli annunci di corsi di formazione e tirocini al trascorrere una giornata al mare, come testimonianza viva. “APRI rappresenta l’ultimo step” continua l’avvocato Pirani “per raggiungere l’autonomia definitiva”.
I beneficiari di APRI quindi sono persone già presenti sul territorio, che vivono in una condizione di bisogno e/o di vulnerabilità, che sono parte del tessuto sociale ma la cui integrazione va approfondita e saldata definitivamente. Possono essere accolti da parrocchie (in case canoniche o strutture diocesane), istituti religiosi (in seminari o conventi), appartamenti privati o direttamente in famiglia da famiglie tutor. Caritas italiana nel progetto mantiene un rapporto diretto con le Caritas diocesane, fa formazione e monitora a livello nazionale le accoglienze e la promozione delle stesse, mentre la Caritas diocesana ha un ruolo operativo, che mira a sviluppare sinergie con i soggetti del territorio titolari e competenti in materia e a promuovere l’accoglienza.

Caritas Senigallia
Pubblicato Martedì 8 settembre, 2020 
alle ore 10:17
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