Strage in discoteca a Corinaldo, condannata la banda dello spray.
Pene inferiori alla richiesta della procura, il gup non ha riconosciuto l'associazione a delinquere
La sentenza tanto attesa per i tragici fatti di Corinaldo consumatisi alla Lanterna Azzurra è arrivata intorno alle 14.40. Tutti condannati i sei componenti della banda dello spray. Per il Gup del tribunale di Ancona Paola Moscaroli, gli imputati Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah sono colpevoli: i reati contestati erano associazione a delinquere, non riconosciuta oggi nella sentenza, omicidio preterintenzionale, lesioni personali ed episodi vari di furti e rapine.
A Ugo di Puorto e Raffaele Mormone 12 anni e 4 mesi e Raffaele Mormone, ad Andrea Cavallari 11 anni e 6 mesi, Moez Akari 11 anni e 2 mesi, Souhaib Haddada 10 anni e 11 mesi e infine Badr Amouiyah 10 anni e 5 mesi. Pene dunque inferiori alla richiesta della procura in quanto il gup non ha riconosciuto l’associazione a delinquere.
Si chiude così in primo grado uno dei capitoli dell’inchiesta nata dopo la tragedia avvenuta tra la notte del 7 e 8 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra di Corinaldo. La gang della Bassa Modenese sono stati arrestati nell’agosto 2019 accusati di aver spruzzato all’interno del locale la sostanza urticante causa del trambusto che fece circa 200 feriti e costò la vita a 6 persone, cinque adolescenti (Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Emma Fabini, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti) e una mamma di 39 anni (Eleonora Girolimini).
L’altro filone dell’inchiesta riguarda invece, tra le altre cose, le condizioni del locale dove è avvenuta la tragedia e le responsabilità per avere stipato all’interno della discoteca un numero di persone novevolmente superiore alla capacità ricettiva: sono 17 gli indagati a piede libero.
Tra questi, i membri della Commissione di vigilanza dei locali di pubblico spettacolo dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, i proprietari dell’immobile, i gestori della Lanterna, l’addetto alla sicurezza la notte compresa tra il 7 e l’8 dicembre 2018, e due consulenti che – stando alla procura – avrebbero prodotto falsa documentazione. I reati contestati a vario titolo vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, alle lesioni anche gravi di 197 persone, passando per il disastro colposo aggravato dal fatto che il locale secondo l’ipotesi accusatoria non poteva essere destinato all’attività di pubblico spettacolo e non garantiva le necessarie condizioni di sicurezza.
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