“Il Sì al referendum aumenta i diritti dei cittadini?”
"Demagogia e populismo a parte, è questo che dovremmo chiederci"
Il costo dei parlamentari a giustificazione delle ragioni per il Sì al referendum del 20-21 settembre è un argomento fallace e che, portato ai suoi estremi, porterebbe all’assolutismo.
Il falso attacco alla casta diventa difesa demagogica della casta stessa.
La questione vera invece è questa: andiamo verso una riforma che aumenta i diritti dei cittadini oppure no?
Il populismo che promuove l’equazione taglio=risparmio non è che uno dei diversi tentativi di reductio ad unum di tutti quei sentimenti antidemocratici e antiparlamentari che prendono sempre più piede nella società. Il problema vero è l’efficienza del parlamento intesa non nel senso di una legiferazione eccessiva da ridurre ma di adeguatezza ad esprimere una vera rappresentanza, oltre a quello della legge elettorale attuale che mette in difficoltà la rappresentanza dei cittadini ed è fortemente sbilanciata sul potere esecutivo: essa infatti non esprime il vero rapporto tra elettori ed eletti con la sua alta quota di maggioritario, le liste proporzionali bloccate, i candidati imposti dall’alto, gli apparentamenti non consentiti, gli sbarramenti naturali altissimi.
Gli spazi democratici sono già ridotti, basti pensare alla dialettica che le assemblee legislative, anche minori, hanno con l’esecutivo, che spesso si limita ad una richiesta di fiducia.
Le istanze dei corpi intermedi sono diventate solo momenti di pressione a volte perversa invece che naturali e leciti serbatoi di interesse. Lo scambio deve tornare ad essere mediazione. Con la riduzione dei numeri questo squilibrio aumenterebbe.
Il NO trova la sua giustificazione in un parlamento che è al centro delle istituzioni ed è un organismo plurale e democratico.
Quello che interessa veramente è la qualità della legislazione e dell’azione politica: il parlamento è come un’antenna che, se ridotta, intercetterà solo certi segnali, quelli più potenti, quelli dei pochi con in mano i mezzi per poter affermare i propri interessi a discapito delle minoranze già scarsamente rappresentate. Il sistema della rappresentanza può aver bisogno di essere rivisitato ma di certo non in peius. L’idea civica di base è quella della riappropriazione della sovranità popolare e del suo concreto esercizio.
Il parlamento non è un qualcosa da disprezzare, è l’essenza stessa della democrazia, il cuore e il sale della politica. Dobbiamo difendere la democrazia parlamentare rappresentativa che altrimenti ne uscirebbe ferita. O forse vogliamo delegare tutto a discutibili piattaforme proprietarie che danno l’illusione della democrazia diretta ma che sono invece il contrario della volontà popolare?
Oggi questa battaglia viene sentita come elitaria e impopolare mentre invece è l’unica forma di difesa della democrazia parlamentare e dei cittadini che la esprimono contro chi, invece, cavalca il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sull’antipolitica.
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