“Pronti a fronteggiare qualsiasi attacco dei tartari a Palazzo Gherardi”
"Il lascito del conte parla chiaro, sia un luogo di formazione per giovani"
Si parla ancora di Palazzo Gherardi e, finalmente, non se ne parla più come residence di lusso in un’ottica di speculazione edilizia intollerabile.
Un passo avanti, anche per l’Amministrazione di sinistra che, fino a poco tempo fa, sognava colate di cemento grazie al lavoro (sempre poco contestato) dell’architetto Cervellati.
Ho seguito la polemica innescata dall’ottimo prof. Gaspare Battistuzzo Cremonini (promotore di una iniziativa lodevole di sensibilizzazione sul futuro di Palazzo Gherardi) in relazione all’idea del FAI di Senigallia che, di intesa con l’Amministrazione comunale (l’iniziativa è stata sponsorizzata con inopportuna lettera dell’assessore Simonetta Bucari ai consiglieri comunali), vorrebbe destinare la storica sede del Liceo “Perticari” meramente a museo della fotografia, in palese violazione del lascito del Conte Adolfo Gherardi.
Inutile dire che, nella polemica, ha ragione il prof. Cremonini. Palazzo Gherardi è stato donato alla città con uno scopo preciso: l’educazione dei giovani della città. E non un tipo qualunque di educazione formativa: il Conte lascò il suo patrimonio per formare i giovani alla cultura umanistica. Questo è un punto fermo indiscutibile in qualsiasi serio dibattito sul futuro del Palazzo. Personalmente non contesto il fatto che, alcuni locali del palazzo, possano ospitare una mostra su Giacomelli. Ma la destinazione principale del Palazzo deve rispettare il lascito e la nuova Amministrazione che si insedierà in autunno dovrà averlo ben chiaro (come lo dovranno aver chiaro gli elettori).
Palazzo Gherardi deve essere luogo di cultura umanistica e luogo formativo per i giovani. Deve tornare allo spirito del passato, quando un grande preside che si chiama Giuseppe Amati (la figlia Silvana, autorevole rappresentante del Pd, ha positivamente indicato la via della cultura per Palazzo Gherardi) definì quel palazzo neo-classico “un baluardo proteso nel deserto dei tartari”. Torni al Liceo Classico “Perticari”: diventi luogo di formazione (con una biblioteca classica a disposizione degli studenti liceali e della città), mostra permanente del Regio Liceo Perticari (anche con il materiale didattico dell’antico gabinetto scientifico), luogo di conferenze e di incontri con la sua unica Aula Magna e, magari, ospiti anche nei suoi ampi spazi, un museo della fotografia. Il passato e l’umanesimo che si proiettano nel futuro.
Guai però a chi pensi di cancellare le radici, la storia e la destinazione di quell’edificio che possiede un’anima. Insieme al prof. Cremonini e a quanti vorranno rilanciare una battaglia di cultura, di rispetto legale dei lasciti e di conservazione della memoria, siamo pronti a fronteggiare qualsiasi nuovo attacco di quelli che Giuseppe Amati definiva i “tartari”.
Roberto Paradisi
Unione Civica
e rappresentante del Comitato SALVIAMO I CLASSICI
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