“Palazzo Gherardi Senigallia: progettualità e non chiacchiere”
Il parere di Cremonini: “Si può onorare il vincolo testamentario e rendere al contempo fruibile il Palazzo”
Seguo con vivo interesse la campagna del FAI denominata ‘I Luoghi del Cuore’ e con ancor maggiore trasporto seguo l’evolvere della votazione di Palazzo Gherardi tra questi.
Noto però che al momento i voti sono solo 154 e il Palazzo non è che al 237° posto tra i beni proposti dal FAI alla pubblica opinione come meritevoli di un restauro e di un recupero.
Forse che, come già espresso in un mio precedente intervento, molti senigalliesi, pur desiderando il recupero del Palazzo, non si trovano d’accordo col vincolo di destinazione posto dal FAI Senigallia, ovvero quello di trasformare l’edificio in Museo della Fotografia (o Museo del Contemporaneo, ancora non si è capito)?
Sembrerebbe di sì, giacché il capogruppo del FAI Senigallia,
Maria Rosa Castelli, rinnova, proprio su questo giornale e a poca distanza di tempo, l’invito a votare il Palazzo come luogo del cuore. Lo fa, dispiace constatare, apparentemente suggerendo che chiunque abbia proposte differenti da quella del FAI in realtà, infine, proponga cose impossibili oppure non abbia addirittura proposta alcuna.
Urge pertanto chiarire e ribadire alcuni punti. Primo tra tutti, la questione del vincolo testamentario: Palazzo Gherardi non è un bene costruito dal Comune né da esso originariamente posseduto; il Palazzo è un lascito e come tale richiede che il beneficiario rispetti le volontà espresse dal munifico testatore. Il conte Adolfo Gherardi fu molto chiaro circa la destinazione d’uso del suo patrimonio: aiutare i giovani privi di mezzi nel loro percorso di istruzione (il testamento menziona addirittura la tipologia di istituti di istruzione: quindi non istruzione attraverso un museo ma istruzione scolastica vera e propria).
Acclarato pertanto che Palazzo Gherardi non è un luogo di cui si possa fare ciò che si vuole, inviterei il FAI ed in generale i fautori del Museo della Fotografia a tenere in maggior considerazione le opinioni diverse dalla propria: vi sono sul tavolo perlomeno tre proposte che sono fattibili, concrete ed interessanti. Purché, naturalmente, giunta, Comune e no-profit abbiano la voglia di investigarle e prenderle in seria considerazione.
La prima è quella del Conservatorio. Come già illustrato bisognerebbe interessare il Ministero dell’Università e cercare collegamenti con altri istituti esteri parigrado desiderosi di investire per avere un ateneo partner in Italia dove poter organizzare interi semestri di studio per i propri allievi: casi simili in giro per il Paese ce ne sono già in discreto numero.
La seconda opzione è quella proposta dal gruppo VOLT Senigallia ed è quella di restaurare il Palazzo per installarvi una Università del Turismo. In perfetta linea con le necessità e la vocazione primaria di Senigallia, questo progetto consentirebbe anche l’ingresso in città di numerosi studenti fuori sede, un indubbio volano per l’economia cittadina.
La terza proposta, che mi sento di caldeggiare, è quella del consigliere Roberto Paradisi (Unione Civica), ossia di ‘restituire’ il Palazzo Gherardi al Liceo Classico Perticari e di alloggiare nel mezzanino un Museo del Regio Liceo Classico con annessa biblioteca dello stesso. In assoluto, tra tutte le suggestioni avanzate, questa di Paradisi appare quella maggiormente in linea con le volontà del conte Gherardi: una scuola pubblica, quindi per tutti, e perciò una modalità tangibile di utilizzare il lascito a favore dei giovani, poveri o meno poveri che siano.
Si può onorare il vincolo testamentario e rendere al contempo fruibile il Palazzo, le due cose possono andare insieme e dispiace che il FAI, meritoria istituzione benefica, al momento sembri non comprendere che per salvare il testamento morale del conte Gherardi sono state messe in campo proposte serie e non mere chiacchiere.
Da
Gaspare Battistuzzo Cremonini
UMI – Unione Monarchica Italiana
Per quanto nostalgico riportare il liceo sarebbe inappropriato per capienza, sicurezza elogistica.
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