“Palazzo Gherardi Senigallia, ci si dimentica troppo spesso del lascito del conte”
"Bene l'interesse del Fai, ma c'è un vincolo testamentario preciso sulla destinazione dell'edificio"
Leggo su questo giornale che il Gruppo FAI Senigallia avrebbe indicato Palazzo Gherardi come ‘luogo del cuore’ da votare sul sito del FAI nazionale, al fine di riaccendere l’attenzione su questo edificio iconico in vista di un possibile restauro in funzione di Museo della Fotografia. Credo che, a tal proposito, sia il caso di formulare alcune considerazioni.
Come si sa, il Palazzo è stato donato al Comune di Senigallia dal contino Adolfo Gherardi Benigni di Montenuovo (e non Montalboddo, come erroneamente riporta il Gruppo FAI, essendo Montalboddo/Ostra semplicemente il luogo ove la famiglia aveva delle proprietà mentre ‘Montenuovo’ era più propriamente il predicato nobiliare del casato) in occasione della sua prematura morte.
Come si dovrebbe sapere, eppure invece si dimentica spesso, esso fu donato, insieme al resto del patrimonio del conte, con un vincolo testamentario preciso: ovvero quello di essere utilizzato per favorire l’istruzione dei giovani privi di mezzi.
Non si vede pertanto come la destinazione a Museo della Fotografia possa incontrare queste ultime volontà: quand’anche le presenze del museo contassero centinaia di migliaia di visite annue (ed è lecito dubitarne: non siamo alla Biennale di Venezia né ad Art Basel), resterebbe difficile comprendere in quale modo ciò contribuirebbe all’istruzione dei giovani.
D’altra parte, persino in chiave lavorativa la soluzione Museo della Fotografia lascerebbe a desiderare: si utilizzerebbe un edificio dalle enormi potenzialità per dar lavoro a quanti, forse quattro o cinque (giovani, si spera) guardasala?
In area PD tuttavia la soluzione Museo della Fotografia è ampiamente condivisa e ciclicamente riproposta.
Qualche mese fa – ed in apertura di campagna elettorale per le comunali, val la pena sottolinearlo, – sia la senatrice Amati che il sindaco uscente Mangialardi avevano riproposto l’ipotesi museo di un non meglio definito ‘Contemporaneo’. Per carità, sempre meglio della giunta Angeloni che anni addietro propose per il Palazzo Gherardi una lottizzazione in appartamenti di lusso: del resto, la medesima giunta sotto la quale anche un altro gioiello senigalliese, il Circolo Tennis del Ponterosso, si è avviato ad una immeritata morte nonché l’amministrazione sotto la quale si è verificato il famoso quanto misterioso furto delle preziose opere d’arte di Palazzo Gherardi, all’epoca appunto in custodia del Comune.
Un anno fa proposi di restaurare il Palazzo – reperendo fondi a livello internazionale, con un progetto di partenariato e scambio d’istruzione con Conservatori di tutto il mondo, – e di farne un Conservatorio di Musica, proprio in onore alla presenza di Pietro Mascagni che pure il Gruppo FAI ricorda nel suo articolo.
Vi è a tal proposito da ribadire che Senigallia, sino al disastroso terremoto del 1930, fu al centro di una stagione lirica internazionale di grande richiamo cui pose temporanea fine il sisma e che fu definitivamente conclusa con la pietra tombale sigillata dall’altrettanto disastroso restauro del Teatro La Fenice, in epoca recente, che è divenuto un massiccio cubo buono a fungere da cinema ma del tutto inadeguato ed impresentabile per la lirica internazionale.
Qualcuno potrebbe dire che un Conservatorio in riva al Misa può sembrare un sogno ad occhi aperti. In questo senso, parlando anche con rappresentanti di VOLT Senigallia, mi ero tuttavia detto assolutamente favorevole anche ad un diverso progetto: una preliminare proposta che suggeriva di trasformare Palazzo Gherardi in una Università del Turismo nella quale poter formare i giovani senigalliesi (come avrebbe voluto il conte Gherardi) verso l’acquisizione di una solida professionalità in linea con la vocazione balneare della città.
Sono fermamente convinto che molti senigalliesi che voteranno Palazzo Gherardi come luogo del cuore sul sito del FAI non lo vogliano, al contempo, dedicare ad ennesimo spazio della fotografia: sarebbe utile che la nuova giunta, quando si insedierà, possa considerare di chiedere direttamente il parere della cittadinanza circa la destinazione di un bene così importante e rappresentativo.
Forse, finalmente, si esaudirebbero le volontà del conte Gherardi sottraendo il suo lascito alle manovre di partito.
Qualche anno fa ho accompagnato un amico fotografo straniero a visitare il museo Giacomelli. Era esterrefatto per lo stato di abbandono in cui la città natale di Mario lasciava il museo. E un po’ mi sono vergognato. Ora che si propone una destinazione degna per il mio vecchio liceo c’è subito qualcuno che dice no per rispettare vincoli testamentari mai rispettati finora, dato che anche tenere il palazzo chiuso li viola. Che facciamo ? Lo rendiamo agli eredi?
Che tristezza.
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