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Il teatro alla Panna saluta Leonardo Barucca

"Per noi un amico gentile e spiritoso, un fratello molto generoso. Un compagno di strada."

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Leonardo Barucca

Una storia bella, di amicizia e passioni condivise. Nel 1982 quando nacque il Teatro alla Panna c’era anche Leonardo Barucca.

Quella che sembrava un’avventura giovanile, anche un po’ stramba, si rivelò nel tempo un’esperienza artistica duratura. Leo che in quel tempo era molto appassionato di folklore e racconti di fiaba diede un apporto fondamentale alla scrittura dei primi spettacoli, alcuni magari ingenui, ma altri che hanno retto il confronto col tempo e sono tuttora rappresentati: “Cavoli a merenda” e “Acqua sopra, Acqua sotto”: quanti senigalliesi li hanno visti?

Leo lasciò la compagnia per dedicarsi al lavoro nell’impresa paterna e alla sua nuova famiglia, ma il rapporto d’amicizia e di collaborazione è rimasto ben saldo nel tempo: ogni nuovo spettacolo lo ha sempre guardato in anteprima; tutte le canzoni dei nostri spettacoli, e sono tante, sono state scritte da Leo e quando abbiamo cominciato a far parlare in dialetto alcuni personaggi delle nostre commedie, la sua consulenza è diventata inevitabile e fonte di grande divertimento.

Scrisse anche una breve, spiritosa storia del Teatro alla Panna in occasione del suo venticinquennale, allegata al CD con le canzoni de “Il filtro d’amore”, un musical per burattini con le sue canzoni.

In realtà, a parte la storia del Teatro alla Panna cui siamo ovviamente affezionati, ciò che ci preme affermare in questo momento è che Leonardo Barucca è stato un poeta. Vero. Non c’è bisogno di altri aggettivi.

Leo ha avuto un’infanzia serena ma segnata da lunghi momenti di separatezza dai suoi coetanei, dovuti a problemi di salute. Abitava al Ciarnin, periferia apparentemente desolata, in anni in cui il boom economico dispiegava le sue energie a costo di grandi fatiche e sacrifici: Leo ragazzino assisteva, spesso in solitudine, a quello spettacolo del lavoro e della trasformazione urbana e antropologica – da contadini e pescatori a bagnini e albergatori – con curiosità, acume, partecipazione e rispetto per quella fatica e riuscirà, nel tempo, a restituirli in forma poetica. Come avesse sentito un dovere non tradire quell’umanità polverosa e dalle mani callose, cominciò a fissarne le immagini, prese gusto alla scrittura e alla ricerca della parola, bella e giusta, per rendere al meglio lo struggimento della voglia di vivere e della fatica di vivere.

Leo è stato un poeta colto, raffinato e popolare. A testimoniarlo, il calore e il successo delle occasioni in cui si è concesso, con gli amici di Gent’d’S’nigaja, al pubblico in biblioteche, teatri, scuole, ma anche in circoli e bar di periferia, senza fare gerarchie di sorta.

Non si pensi quindi ad un Leo poeta triste e solitario, tutt’altro, ed è stato per noi un amico gentile e spiritoso, un fratello molto generoso. Un compagno di strada.

Ci sembra bello ricordare infine la sua passione civile, con cui ha sempre orientato antenne molto sensibili sull’attualità culturale, politica e amministrativa della nostra città, non disdegnando l’impegno: ci teneva ad essere un Cittadino.

Ci dispiace immensamente averlo perso così presto, ma che gran piacere averlo avuto come amico, compagno e complice.

Luca Paci e Roberto Primavera
(il Teatro alla Panna)

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