Il liceo Perticari e la voce dei classici al tempo del Coronavirus
Un piccolo e autentico conforto per combattere e affrontare la nostalgia con l'ausilio della filosofia, dell'arte, della poesia
Nella situazione di grande sofferenza che stiamo vivendo, parlare di classici sembrerebbe in un primo momento non adeguato per la lontananza cronologica e di contesto storico che intercorre tra noi e loro.
Ma se ci fermiamo un attimo a riflettere, magari nel nostro giardino o sul nostro terrazzo, avvolti dalla luce del tramonto, potremmo trovare grande affinità tra il loro pensiero e le nostre emozioni, tormentate dall’incertezza dell’oggi e in egual modo del domani.
Siamo chiusi in casa, tutto ci appare distante e inarrivabile; siamo immersi nei nostri ricordi, pervasi da un sentimento, che, ora più che mai, ci attanaglia cuore e mente: la nostalgia.
Questa parola, nostalgia, è composta da due parole che hanno un’origine lontana, poiché derivano dalla lingua degli antichi Greci. Etimologicamente, infatti, deriva da due parole: nostos, ovvero il ritorno, e algos, il dolore.
La nostalgia, dunque, è uno stato d’animo corrispondente al desiderio pungente o al rimpianto malinconico di quanto è trascorso o lontano.
Vi invito perciò a riflettere su come i Greci avessero plasmato, come sapienti artigiani, queste due parole, che vennero congiunte nel 1688 da uno studente di medicina alsaziano, Johannes Hofer, nella sua tesi di dottorato. Egli ha dato vita ad una parola meravigliosa, che rimanda al dolore per qualcosa che è passato, come noi oggi ci rattristiamo per tutto ciò che prima davamo per assolutamente scontato, e che ora ci appare lontanissimo nel tempo.
Abbracciare il proprio nonno, la propria nonna, uscire con gli amici, scherzare con i propri compagni di scuola, con i professori, con i colleghi di lavoro.
Vi invito a riflettere come i sentimenti, le passioni, gli amori, le sofferenze siano comuni a tutti i popoli e a tutte le culture, anche se distanti più di duemila anni.
Come poter combattere e affrontare la nostalgia?
Probabilmente Seneca, Cicerone, Ovidio avrebbero risposto con l’ausilio della filosofia, dell’arte, della poesia.
Io proverò a seguire il loro esempio, trascorrendo il tempo a studiare, a lavorare, dedicandomi all’arte, come la cucina o come il disegnare, dedicandomi alla famiglia e soprattutto pensando, riflettendo e cercando di migliorare per quando tutto questo sarà finito.
Per citare il grande poeta Orazio, “carpe diem”, dobbiamo cogliere l’attimo, sfruttando appieno tutto ciò che di positivo la situazione tragica attuale ci offre, per poter vivere il futuro e il domani con più consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci sta realmente a cuore.
A queste mie riflessioni seguiranno alcuni brevi audiovideo, nei quali, come piccolo ed autentico conforto al tempo del coronavirus, si darà lettura di Saffo, fr. 44 Voigt (prof.ssa Margherita Bellocchi); Pindaro, Peana 9, vv. 1-20 (operatore teatrale Giorgio Sebastianelli); Properzio, “Un amore impossibile” (Marco Matranga 5BL).
Marco Matranga
5B Liceo Classico
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