Una proposta scientifica per riaprire l’Italia
Convivere con Covid-19 gestendo in modo sicuro la transizione pandemia – endemia
Una proposta scientifica per riaprire l’Italia ” gestendo in modo sicuro la transizione pandemia – endemia. E’ questo l’oggetto dello scritto a firma di numerosi luminari medici tra cui il senigalliese Guido Silvestri, Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia, emory university ad atlanta ma tra cui sono presenti anche Filippo Anelli, Italo Francesco Angelillo, Roberto Burioni, Arnaldo Caruso ed altri eminenti esponenti del mondo medico ed accademico nazionale e internazionale (Ndr: in fono all’articolo trovate la lista completa dei firmatari).
Il documento parte da una premessa che si pone l’obiettivo di fare il punto su quella che è la situazione odierna:
“La grande epidemia italiana da COVID-19 non dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia conosciuta. In altre parole, dovrebbe arrivare ad un plateau sia come numero di nuovi casi che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza rapidamente nel giro di alcune settimane. Nel momento in cui si registreranno finalmente questi importanti segni di rallentamento (i.e., riduzione dei nuovi contagi e decessi) sarà importante iniziare rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine che devono essere messe in atto per limitare i danni da COVID-19. Questo perché la strategia a breve termine, basata soprattutto sulle misure di isolamento e di distanziamento sociale della popolazione non sembra essere sostenibile per più di alcune settimane.
Per questi motivi, riteniamo che sia necessario riflettere fin da adesso su come meglio emergere dalla attuale fase di isolamento della popolazione, dalla quale pensiamo si debba uscire non appena si osserveranno due-tre settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti. Considerando il numero progressivamente crescente di persone infettate da SARS-CoV-2 nel mondo, quello di cui stiamo parlando è la transizione dalla fase “pandemica” di COVID-19 a quella “endemica”. Dal punto di vista scientifico, ci sono almeno tre fattori chiave che possono contribuire allo scenario che prevede una prossima fine per la fase “acuta” dell’epidemia. Il primo fattore, ovviamente, è l’isolamento individuale e il distanziamento sociale (oltre alle misure di igiene individuale). Il secondo fattore, tutto da valutare, è lo stabilirsi di immunità naturale verso COVID-19 in una parte importante della popolazione. Il terzo fattore, anch’esso da confermare ma presumibilmente importante, è la stagionalità, che sappiamo valere per gli altri virus respiratori, compresi i Coronavirus, che prediligono la stagione invernale.
Dei tre, solo l’immunità naturale ci potrà proteggere contro il ritorno del virus – ma l’efficacia e la durata di questa immunità non è ancora nota e dovrà essere monitorata nel tempo. Per cui, al momento, e non essendo disponibile un vaccino almeno parzialmente efficace contro SARS-CoV-2, l’unico modo per valutare come questi fattori hanno agito nel ridurre il numero dei contagi (e la conseguente mortalità) è quello di campionare in modo statisticamente rilevante la popolazione generale nelle varie aree geografiche del paese per valutare sia lo stato dell’infezione attiva, tramite tamponi diagnostici (che ricercano il virus nella saliva ), che lo stato di immunità della popolazione, tramite analisi sierologiche grazie a test validati per la presenza di anticorpi specifici.
Se, come prevedibile, il livello di immunità specifica nella popolazione risulterà basso – l’unica strategia per “riaprire” l’Italia sarà monitorare a intervalli regolari il possibile ritorno del virus per poter “giocare di anticipo” e prevedere un piano d’azione scalabile finalizzato, per esempio di rapido ripristino delle misure di isolamento individuale e di distanziamento sociale laddove vi sia il forte rischio di un focolaio epidemico, come osservato nella presente epidemia a Codogno (Lodi) e Vò Euganeo, in cui la costituzione di una “zona rossa” ha contribuito in modo importante al contenimento dell’infezione. Se invece l’immunità acquisita spontaneamente a conseguenza della presente epidemia si mostrerà sufficientemente alta il monitoraggio dovrà focalizzarsi nel valutare le caratteristiche generali di questa immunità nel tempo prevedendo d’includere il monitoraggio virologico mediante tamponi diagnostici mirati, soprattutto se la presenza di una risposta immunitaria specifica desse segni di attenuazione o d’inefficacia”.
Alla luce di quanto detto il pool propone la realizzazione di una struttura di monitoraggio a risposta flessibile allo scopo di poter osservare la situazione e permettere un graduale ritorno alla normalità:
“Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, proponiamo la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie. Questa nuova struttura, con chiare articolazioni regionali, che prevediamo operare sotto il coordinamento di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan) ed il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dovrà avere le seguenti caratteristiche generali:
(i) capacità e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test (almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica con rapidissime procedure di autorizzazione da parte del Governo centrale e dai singoli governi regionali da utilizzare in caso di segnale di attivazione di nuovi focolai epidemici;
(ii) struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS, che sia responsabile sia dell’analisi dei dati in tempo “quasi-reale” che della loro presentazione da parte del Ministero della Salute, a frequenza regolare direttamente al Governo, al Parlamento e agli organismi sanitari sovranazionali;
(iii) rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di “epidemic intelligence” che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici;
(iv) potenziamento del networking fra le strutture operative e i professionisti che costituiscono la prima linea di intercettazione e difesa verso SARS-CoV-2/COVID-19 nella fase sintomatica della patologia, promuovendo l’integrazione della rete delle Malattie infettive largamente distribuite nel territorio italiano con quella della Medicina generale e territoriale, in un’ottica hubs&spokes di livello paritario;
(v) mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, etc); gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie;
(vi) condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente).
Non sfugge, ovviamente, alla nostra attenzione che un simile ambizioso progetto di struttura di monitoraggio e risposta flessibile (MRF) al rischio di ritorno dell’infezione da SARS-CoV-2 che sia rigorosamente “data-driven” rappresenti un investimento significativo di risorse, necessarie alla sua rapida implementazione nei prossimi quattro-sei mesi (personale, infrastruttura, test, analisi ecc). Allo stesso modo siamo consapevoli che la creazione di questa struttura “MRF” richiederà la definizione circostanziata di un perimetro normativo entro il quale operare quanto più possibile in armonia e sinergia con le rilevanti entità politiche, amministrative, sanitarie e tecnico-scientifiche, a livello sia nazionale che loco-regionale.
Il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario dovrà essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico. Tale piano dovrà prevedere una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attività che dovranno essere ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori.
Mentre una dettagliata valutazione economica e normativa del corrente progetto esula dallo scopo di questa prima esposizione della proposta, riteniamo tuttavia che questo possa essere un ragionevole percorso, dal punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che – speriamo – sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino”.
Filippo ANELLI
Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)
Italo Francesco ANGELILLO
Professore Ordinario, Universita’ della Campania
Presidente, Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Medicina Pubblica (SITI)
Roberto BURIONI
Professore Ordinario, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano
Direttore Scientifico, Medical Facts
Arnaldo CARUSO
Professore Ordinario, Universita’ di Brescia
Presidente, Società Italiana di Virologia (SIV)
Massimo CLEMENTI
Professore Ordinario e Preside di Facoltà, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano
Andrea COSSARIZZA
Professore Ordinario e Vice-Preside di Facoltà, Universita’ di Modena e Reggio Emilia
Presidente, International Society for the Advancement of Cytometry (ICAS)
Giuliano GRIGNASCHI
Responsabile Benessere Animale, Università Statale di Milano
Presidente, Research for Life (R4L)
Giovanni LEONI
Vice-Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)
Pier Luigi LOPALCO
Professore Ordinario, Universita’ di Pisa
Presidente, Patto Trasversale per la Scienza (PTS)
Alberto OLIVETI
Presidente, Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Medici (ENPAM)
Guido POLI
Professore Ordinario, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano
Silvestro SCOTTI
Segretario Generale, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG)
Guido SILVESTRI
Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia, Emory University, Atlanta
Editor, The Journal of Virology
Marcello TAVIO
Direttore, Malattie Infettive, Ospedale Torrette di Ancona
Presidente, Societa’ Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT)
"(vi) condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)."
Chi decide quali sono i sotto-riportati DATA che guideranno la struttura di monitoraggio e risposta flessibile? Presumo gli stessi personaggi che decidono chi può parlare e chi no. Mi sembra un graduale ritorno alla inquisizione.
"struttura di monitoraggio e risposta flessibile (MRF) al rischio di ritorno dell’infezione da SARS-CoV-2 che sia rigorosamente “data-driven”
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