Il mondo della ristorazione in crisi a causa di alcune misure troppo restrittive
Perché togliere la possibilità del take away ai ristoratori?

Michele Ercole, storico ristoratore senigalliese, lamenta le dure misure restrittive contro la possibilità del cibo da asporto.
Il take away è stato vietato nonostante Ercole affermi la conformità a tutte le norme igienico-sanitarie.
“Perché se si può uscire per fare spesa al supermercato, non si può uscire per ritirare piatti da asporto?” sostiene il ristoratore, amareggiato e preoccupato dalla situazione che stiamo vivendo.
“I costi per la consegna a domicilio sono elevati e in questo periodo di stallo stiamo maturando debiti. La vera domanda comincia a essere non più solo quando riapriremo, ma come riapriremo. Lasciateci fare quello che possiamo fare”.
Così Michele Ercole solleva il quesito attorno alla possibilità di confezionare e vendere cibo da asporto, che almeno nel suo caso rappresenta il 15% del fatturato e lo pone all’attenzione delle istituzioni e dei colleghi ristoratori.
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