Allerta Coronavirus, le nuove disposizioni a Senigallia dopo il Dpcm del 9 marzo
Mangialardi: "La situazione è grave e rischia di peggiorare. Ciascuno di noi di adoperi con responsabilità" - VIDEO
Nella giornata di ieri il presidente del consiglio dei ministri ha emanato un nuovo decreto in materia di contenimento della diffusione del virus Covid 19 che cambia in misura significativa il quadro normativo precedente.
Da oggi, martedì 10 marzo, l’intero territorio italiano sarà soggetto alle misure di prevenzione e contrasto del virus che il precedente decreto limitava alla regione Lombardia e ad altre 14 province del centro-nord.
Tale estensione determina anche per i cittadini residenti nel territorio di Senigallia l’applicazione di alcune ulteriori misure, le cui più importanti sono: evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e uscita dai propri territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute; sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado fino al 3 aprile, termine di efficacia del medesimo decreto; sospensione, fino al 3 aprile, delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri culturali, centri sociali, centri ricreativi e sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici e privati; chiusura, fino al 3 aprile, degli impianti sportivi.
Le attività di ristorazione e bar sono consentite solo dalle ore 6 alle ore 18 nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Le attività commerciali diverse dalle precedenti devono garantire un accesso ai luoghi con modalità contingentate idonee a evitare assembramenti di persone. Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati.
“La situazione è grave e rischia di peggiorare – afferma Mangialardi –: spero che il nuovo decreto serva a farlo comprendere in maniera chiara, efficace e definitiva. È necessario che ciascuno di noi di adoperi con responsabilità verso sé stesso e verso gli altri, attenendosi scrupolosamente alle prescrizioni varate dal governo e contribuendo così al contenimento dell’epidemia”.
E l'altro è il boom di fondi che lo stesso Stato italiano ha investito per l'accoglienza dei migranti, in larga parte clandestini.
A certificare il "definanziamento" del SSN è un rapporto pubblicato a fine 2019 dall'Osservatorio Gimbe, una fondazione che ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario. I numeri parlano chiaro: "Fra tagli e minori - si legge - entrate il Sistema Sanitario Nazionale ha perso negli ultimi dieci anni € 37 miliardi di euro". Ci si può poi stupire, se gli ospedali vicini alla zona rossa temono di trovarsi presto di fronte alla mancanza di posti letto per i casi di contagiati da coronavirus che necessitano della terapia intensiva? "Il finanziamento pubblico - continua il rapporto - è stato decurtato di oltre € 37 miliardi, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla Sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. In termini assoluti il finanziamento pubblico in 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell'inflazione media annua (1,07%)". "
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