“Sanità senigalliese, valore da tutelare”
"Un impegno che tutti i candidati dovrebbero prendere"
E’ appena arrivata la notizia che, data l’emergenza Coronavirus, l’Ospedale di Torrette ha dovuto ridurre l’attività radiologica, mettere uno stop all’attività chirurgica non urgente e ridurre all’osso quella ambulatoriale.
L’input che arriva dall’alto è chiaro: rinviare tutto ciò che è rinviabile, appuntamenti, visite, interventi procrastinabili.
Così, è stato dimezzato il numero di sale operatorie attive, da utilizzare eventualmente come reparti di ricovero per malati da Covid-19.
Viene salvaguardata in tutto e per tutto, invece, l’emergenza-urgenza e la chirurgia oncologica. Ma per quanto riguarda l’attività ambulatoriale e chirurgica, si va verso un ridimensionamento sensibile con lo slittamento degli appuntamenti in agenda.
Questi sono i provvedimenti che l’Azienda Ospedali Riuniti ha adottato per rispondere all’emergenza Coronavirus, che sta sottraendo risorse e professionalità all’attività ordinaria.
Attività ordinaria che dovrebbe essere svolta dai presidi ospedalieri “minori”, per dar modo ad Ancona di occuparsi delle ‘eccellenze’.
Ma questo non è possibile perché, nonostante noi continuiamo a pagare sempre più tasse, in questi ultimi anni nelle Marche sono stati chiusi 13 ospedali e alcuni, come il nostro, ogni anno perdono medici, infermieri, macchinari, unità operative complesse.
A Senigallia quindi come facciamo a combattere il Coronavirus se non siamo in grado neanche di far funzionare un servizio adeguato di diagnostica per immagini? Le liste di attesa, ci dicono Volpini e Ceriscioli, sono state azzerate. Sono state azzerate perché alcune prestazioni nelle Marche non si effettuano più (tac con contrasto per esempio), quindi non ci sono più liste da fare….
L’Ospedale di Senigallia, con 45mila abitanti, con un bacino di utenza di 80mila abitanti, con un aumento di turisti che nel periodo estivo arriva fino a 120mila abitanti, possiede 4 posti di terapia intensiva e 6 posti di terapia intensiva cardiologica (questi ultimi sono rimasti grazie all’enorme sforzo fatto da tutti gli operatori sanitari e da comitati e cittadini, visto che la Politica ci stava togliendo anche quelli).
Posti letto che sono già occupati 365 giorni l’anno da infartuati, vittime di incidenti e altri ammalati in emergenza. Che si fa ora col Coronavirus, li buttiamo giù dal letto? Bastano appena pochi casi gravi di questa nuova epidemia per mandare in tilt il sistema ospedaliero di qualsiasi città.
Figuriamoci la nostra, vittima di scelte politiche scellerate, effettuate senza un minimo di lungimiranza. I nostri politici ci dicono che dobbiamo ragionare in termini di Area Vasta. Quindi non possiamo pretendere che a Senigallia si effettuino tutte le prestazioni. Ma se neanche Ancora riesce più a funzionare in maniera adeguata, dove ci portano quando stiamo male? A Lourdes?
Gia’ ben prima del 2010 e del governo Monti (che tuttavia rimane il primo sicario, per gravità dei provvedimenti strutturali varati, del nostro servizio sanitario), negli anni gli stanziamenti realmente arrivati alla sanità pubblica sono stati sempre inferiori. Perché si deve sapere infatti che le cliniche private sono molto spesso “convenzionate”, il che significa che, oltre a far pagare il paziente che chiede di esser curato da loro, esse chiedono un rimborso allo Stato, asserendo di aver erogato alcune prestazioni ai singoli con un prezzo inferiore a quello dovuto. È dimostrata così l’assoluta incoerenza di un sistema economico che, invece di finanziare la ben più economica attività del servizio pubblico nazionale, regala denaro pubblico a singoli imprenditori privati.
CHE FARE:
Quando tutto questo sarà finito, non ci si potrà dimenticare di quel che l’emergenza coronavirus è stata. Un sistema pubblico al collasso è riuscito fino a ora (grazie al sacrifico di migliaia di operatori sanitari) a mantenere il controllo della situazione, ma avrebbe potuto fare molto di più se solo fosse stato messo nella condizione di farlo. La chiave per il futuro è investire sulla sanità pubblica. Le emergenze non sono prevedibili, la situazione sanitaria di un paese può degenerare da un momento all’altro. La politica deve fare il bene dei cittadini e quel bene passa dal pubblico, non dal privato, come abbiamo avuto modo di constatare in questi giorni. Nel dramma che sta creando, il Covid-19 sia il pretesto, la lezione, per scelte politiche future più responsabili.
Un pensiero a chi anche oggi sta lavorando per mandare avanti un sistema sanitario regionale che per troppo tempo ha trascurato le risorse umane dedicate all’assistenza. Alle commissioni d’esame che stanno, nonostante tutto, selezionando il personale da assumere. Grazie di cuore perché ci date la speranza.
Perché senza speranza si muore. Buon lavoro a tutti e un pensiero a tutti gli operatori sanitari che sono in trincea e ci salvano la vita, a volte a scapito della loro.
E per ultimo una speranza, che coltivo da anni: quella di mettere da parte i personalismi, gli interessi di partito, e far si che Senigallia, in tema di sanità, abbia un’unica voce, quella che salvaguarda la salute di tutti i cittadini. Sono 10 anni che, in tutte le sedi ufficiali, chiedo un tavolo comune con tutti gli attori della Sanità per concertare insieme un’azione comune per nostro Comune. Mi hanno sempre sbattuto la porta in faccia.
Ora chiedo nuovamente, ufficialmente e formalmente a Fabrizio Volpini, Gennaro Campanile e a quello che sarà il candidato del centro-destra, a tutti i candidati a consigliere comunale, e a tutti i candidati in Regione, di mettere al primo punto di ogni loro programma la tutela della Sanità Pubblica. E di essere uniti in questo. Perché rispetto alla vita dobbiamo essere tutti pronti a fare cento passi indietro se occorre. E se abbiamo sbagliato dobbiamo avere il coraggio e l’umiltà di chiedere scusa. Non è ancora troppo tardi per farlo.
Da
Paolo Battisti (Candidato Sindaco L’Altra Senigallia con la Sinistra)
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