Alla scoperta di Montecopiolo a Senigallia
Una conferenza in biblioteca
Uno dei temi più affascinanti della storia medievale è quello dell’incastellamento, un fenomeno che nelle Marche si sviluppa soprattutto nei secoli XII e XIII e che parallelamente alla crescita demo-grafica e alla diffusione dei poteri signorili autonomi copre le alture della regione di una miriade di pic-coli insediamenti fortificati.
La tipologia e la struttura variano a seconda dei luoghi e dei materiali usati e rare sono le tracce sopravvissute, soprattutto nelle aree collinari, dove il materiale più usato era il le-gno. Diverso il caso delle aree montane, dove l’isolamento e l’uso della pietra hanno permesso la con-servazione di tracce più durature, come nel caso del castello di Montecopiolo, ubicato nell’alta Valconca a poca distanza da S. Leo e Carpegna, del cui scavo si è occupato fin dal 2002 il Dipartimento di Ar-cheologia dell’Università di Urbino.
Alla scoperta di questo importante insediamento nella storia del Montefeltro e nell’archeologia medievale delle Marche sarà dedicata nel pomeriggio di venerdì 6 marzo una conferenza tenuta dagli autori dell’indagine archeologica, la prof.ssa Anna Lia Ermeti dell’Università di Urbino e il ricercatore dott. Siegrfied Vona. La prof.ssa Ermeti dal 2002 ha la direzione scientifica dello scavo di Monte Co-piolo (PU), ma già in passato in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche ha condotto analoghi scavi presso il Castello di Naro vicino Piobbico e presso il mastio di Fran-cesco di Giorgio Martini a Fossombrone. Il dott. Vona è un archeologo stratigrafo, ha focalizzato le sue ricerche soprattutto sui manufatti metallici alto e bassomedievali e ha seguito e diretto sul campo le campagne di scavo di Monte Copiolo.
Montecopiolo è stato un insediamento di grande valenza strategica, già esistente nel sec. XI e per questo scelto fin alle sue origini dalla famiglia dei Montefeltro come base per la loro successiva espan-sione politica e patrimoniale. Nel ‘300 il luogo viene descritto come una roccha fortissima, e come tale svolse un ruolo importante nella lotta che i Montefeltro condussero per tutto il ‘300 contro la Chiesa. Fu progressivamente abbandonato a partire dal ‘600.
I ruderi sopravvissuti e portati alla luce dalla scavo archeologico coprono una superficie di circa 9000 mq e testimoniano la presenza di edifici sapientemente fondati sulla roccia tanto da costituire un tutt’uno con essa. E’ possibile così ricostruire l’articolazione del castello, che si componeva di un poggio sommitale cinto da mura, che racchiudeva la chiesa il palazzo e una torre, e una serie di case a schiera lungo i versanti della cresta rocciosa, a loro volta racchiusi da mura e porte. L’impianto urbano di questo castello appenninico rappresenta un caso esemplare di come si sviluppi e si organizzi un insediamento castrense nei secoli XII e XIII,
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