Nasce a Senigallia il Comitato per il No al referendum del 29 marzo
"Si può benissimo intervenire su stipendi e benefit con legge ordinaria, non serve una riforma costituzionale"
Oggi è quanto mai urgente richiamare l’attenzione dei cittadini sul Referendum Costituzionale che si svolgerà il 29 marzo 2020 e che chiederà loro di esprimersi in merito alla riduzione dei parlamentari nelle more dell’informazione istituzionale che ha finora ignorato del tutto l’argomento.
E sì che invece approfondire i motivi di un referendum che porterebbe al taglio di un terzo del parlamento sarebbe di fondamentale importanza perché i cittadini potessero decidere con consapevolezza.
E’ in gioco la democrazia italiana che potrà anche essere arrugginita o aver perso un po’ di fascino presso i nazionalisti e populisti nostrani ma è tutto ciò che abbiamo e sta a noi difenderla.
Ecco perché il 27 febbraio a Senigallia si è costituito il Comitato per il NO al referendum del 29 marzo a cui tutti i cittadini sono invitati a unirsi e che intende programmare diverse iniziative informative.
Ancora una volta, con il pretesto di snellire e la necessità di risparmiare si vuole mettere mano ad una modifica scellerata della nostra Costituzione.
Se vincessero i SI’ a questo referendum i deputati passerebbero da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200: un piccolo risparmio (0.007% del bilancio dello Stato) per lo stato e un enorme costo per la democrazia rappresentativa.
Si può benissimo intervenire su stipendi e benefit con legge ordinaria, non serve una riforma costituzionale.
Ecco quindi che il pretesto economico non avrebbe fondamento e sarebbe l’ennesimo fallimento di uno dei cavalli di battaglia di un M5S che è in caduta libera, che doveva entrare in Parlamento per togliere i privilegi della casta ma che è casta esso stesso, pronto a tutto per imporre la propria visione antidemocratica, populista e demagogica del governo del paese.
“E’ finita la pacchia”, “sono troppi e non servono”, “almeno togliamo di mezzo nullafacenti che vivono sulle nostre spalle”, mentre scorrono immagini di parlamentari che dormono sui banchi delle Camere…queste le motivazioni ed i “meme” superficiali di chi dice SI; non fermiamoci a questo!
Tagliare il numero dei parlamentari non dà garanzia di un buon lavoro o di un comportamento corretto verso gli elettori.
Esprimere la preferenza al momento del voto e non votare un simbolo con dei nomi calati dall’alto (per lo più yesmen di partito) potrebbe esse garanzia di buon lavoro e rispetto verso i cittadini, ma lo si fa con una semplice legge elettorale che è una legge ordinaria e non con una pretestuosa riforma costituzionale!
Del resto non ci si poteva aspettare altro da un movimento il cui capo, già dalle sue origini, ha mascherato il suo autoritarismo con forme inquietanti di democrazia digitale e diretto la politica attraverso una s.r.l. Eppure questo dato gravissimo non sembra aver nociuto ai 5stelle tanto quanto il fallimento politico nella transizione da un governo all’altro e nella débâcle alle elezioni europee.
E’ il momento di ribadire con forza il nostro NO a questa scellerata riforma a difesa della rappresentanza e del rapporto diretto fra istituzione e cittadino che verrebbe ancora di più allontanato. Diminuire il numero di parlamentari significa allargare il territorio entro il quale devono essere eletti a discapito della rappresentanza e della conoscenza delle problematiche dei territori e a farne le conseguenze saranno le regioni più piccole e meno popolose come ad esempio l’Umbria, le Marche, la Basilicata, il Molise.
Respingiamo inoltre gli atteggiamenti ondivaghi e ambivalenti di alcune forze della maggioranza di governo come PD e LEU che propongono dei correttivi da fare subito. Qui, l’unica cosa da fare subito è votare NO e chiedere con forza una nuova legge elettorale che ci permetta di scegliere chi dovrà andare in Parlamento!
E’ fondamentale ora sapere che, a differenza dei referendum abrogativi, per la validità del referendum costituzionale non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto (quorum): la riforma costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi.
E’ ora di dire basta a queste manovre! Basta dire che per risparmiare si devono tagliare i propri rappresentanti!
La democrazia non ha prezzo! Il 29 marzo vota e fai votare NO.
Comitato per il NO – Senigallia
Cecilia Riginelli
Claudio Bonucci
Riccardo Mandolini
Alessandro Panepucci
Gianluigi Mazzufferi
Mauro Pierfederici
Rosaria Diamantini
Simone Ceresoni
Marco Lion
Virgilio Marconi
Pina Massi
Pasquale Bencivenga
Margherita Angeletti
Paolo Mattei
Leonardo Giacomini
Silvana Amati
Debora Costantini
Enrico Pergolesi
Attilio Casagrande
Isidoro Bacchiocchi
Marco Scaloni
Massimiliano Giacchella
Giorgio Godi
Lucia Guzzonato Simoncioni
1. Troppi parlamentari e quindi troppi costi
2. Tasso assenteismo vergognoso,quindi si può fare a meno della metà dei parlamentari.
3. Qualità del lavoro svolta scarsa ed inefficiente.
Questi per me sono i motivi per cui voterò SI.
Come un imprenditore licenzia gli operai per scarso rendimento e per riduzione di organico,gli italiani hanno validi motivi per licenziare metà dei parlamentari visto che sono nostri dipendenti. Stavolta è fatta,preparate le valigie!
Se volete provare a spiegarmelo vi ascolterò con sincero interesse.
A me sembra più facile l'opposto: più allontaniamo il gli eletti dai loro elettori, aumentando la dimensione dei collegi elettorali, più è difficile controllarli, più potranno fare assenteismo, lavorare male, tagliare impunemente la sanità. Tanto poi verranno rieletti da qualche altra parte in un "collegio sicuro".
Resta solo il punto sui costi. E francamente non rinuncerei alla mia rappresentanza politica per un caffè al giorno...
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