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L’omaggio di Senigallia a Mario Giacomelli

A venti anni dalla scomparsa inaugurata la mostra “Sguardi di Novecento: Giacomelli e il suo tempo”

Mario Giacomelli

In occasione dei venti anni dalla scomparsa di Mario Giacomelli, Senigallia dedica al maestro un nuovo grande evento espositivo. Si tratta di “Sguardi di Novecento: Giacomelli e il suo tempo”, inaugurata nel pomeriggio del 20 febbraio.

La mostra, che resterà aperta fino al prossimo 5 luglio, è divisa in due sezioni: una parte internazionale, a cura di ONO arte contemporanea e allestita a Palazzo del Duca, che ospita 20 fotografie di Giacomelli a confronto con circa 90 scatti di grandi fotografi della metà del Ventesimo secolo; un’altra a Palazzetto Baviera, “Sguardi di Novecento a Senigallia. L’Associazione Misa, per una fotografia artistica. Opere dal 1954 al 1958”, curata degli eredi Giacomelli, che propone una selezione di opere fotografiche dei membri della Scuola del Misa tratte dalla collezione civica Città di Senigallia.

“Credo che per qualità artistica e idea progettuale – ha detto il sindaco Mangialardi – questa mostra rappresenti il modo migliore di ringraziare Mario Giacomelli per quanto ha dato a Senigallia e per quanto, attraverso la sua arte, continua a dare alla nostra città. È alla sua opera, infatti, che dobbiamo in primo luogo il brand di Senigallia Città della Fotografia che ci ha reso un punto di riferimento internazionale, permettendoci di dialogare alla pari con le più prestigiose istituzioni culturali, dal Moma di New York al Mama di Mosca, senza dimenticare i grandi musei europei. Ed è anche grazie a questo brand che oggi l’immagine di Senigallia viaggia nel modo, portando con sé le nostre tante eccellenze con importanti effetti sul turismo culturale non solo della nostra città, ma dell’intera regione Marche. Ancora una volta voglio ringraziare chi ha collaborato con noi all’organizzazione dell’evento: ovvero la Regione Marche, che fin dall’inizio ha creduto nel progetto di Senigallia Città della Fotografia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, con cui da anni abbiamo stretto una solida e feconda sinergia, e la ONO arte contemporanea, con cui abbiamo avuto già il piacere di lavorare ottenendo ottimi risultati. Per ultimo, ma non certo per importanza, grazie alla famiglia Giacomelli, e in particolare a Katiuscia Biondi e Simone Giacomelli che hanno curato con amore e passione la mostra allestita a Palazzetto Baviera”.

Rendiamo omaggio a uno dei nostri più illustri concittadini – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Simonetta Bucari – con un evento di grande respiro internazionale, un percorso inedito che vede le opere di Giacomelli dialogare con dodici grandi maestri della fotografia. Di grande pregio, poi, è anche l’esposizione dedicata al Gruppo del Misa che completa il progetto culturale”.

Riconoscendo Senigallia Città della Fotografia– ha concluso il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli – da un lato abbiamo voluto aiutare lo sviluppo del binomio cultura-turismo, un segmento in crescita e molto importante della nostra economia regionale, e dall’altro rafforzare la nostra identità, che ci permette di avere forti punti di riferimento forti”.

Con un approccio inedito e proposto in esclusiva per Senigallia Città della Fotografia, l’esposizione a Palazzo del Duca rappresenta una selezione delle opere di maestri della fotografia che possono essere messi in dialogo, ideale o reale che sia, con il lavoro di Giacomelli. Quindi c’è Nino Migliori, vicino al Gruppo Misa nei primi anni di carriera, colui che da un lato poneva attenzione al racconto neorealista, mentre dall’altro sondava i territori dell’informale fotografico; c’è Paolo Monti, fondatore del gruppo La Gondola, che nel 1955 a Castelfranco Veneto premiò Giacomelli denominandolo l’“Uomo nuovo della fotografia”; e ancora Gianni Berengo Gardin, amico di Giacomelli, spesso accostato per il lirismo dei suo scatti a Henri Cartier-Bresson, altro autore presente in mostra, pioniere del fotogiornalismo e fondatore tra gli altri della celebre agenzia Magnum. Per rimanere sempre in Francia in mostra c’è anche Robert Doisneau, antesignano della street photography contemporanea, Brassaï, francese naturalizzato e soprannominato l’”occhio di Parigi” per il suo amore nei confronti della capitale francese e di tutti i personaggi e gli intellettuali che la animavano, Jacques Henri Lartigue, che intreccia la sua attività di fotografo a quella di pittore. C’è poi il tedesco Herbert List, celebre per le sue foto di moda e i nudi maschili, che pure negli ultimi anni di produzione si avvicina a un gusto molto neorealista; il turco Ara Güler, fotoreporter, storico e documentarista che per sessanta anni ha ritratto le metamorfosi di Istanbul; il giapponese Kikuji Kawada, fondatore del gruppo Vivo che ha sempre indagato la connessione tra immagine astratta, realtà e sentimenti, e il colombiano Leo Matiz, artista eclettico, non solo fotografo ma anche caricaturista, pittore, gallerista, editore e attore, celebre per aver documentato con i suoi scatti il rapporto tra Frida Kahlo e Diego Rivera.

Una mostra, insomma, che intende proporre uno scorcio potente e affascinante, e allo stesso tempo una ricognizione, seppur parziale, sul mondo della fotografia all’interno del quale Giacomelli ha operato, composta senza la volontà di sottendere influenze, prestiti diretti o indiretti, ma con l’obiettivo di giustapporre e contrapporre le sue opere con quelle dei fotografi a lui contemporanei e far emergere la profonda originalità della ricerca del maestro senigalliese.

L’esposizione prende spunto e si ispira a The Photographer’s Eye la grande mostra curata da John Szarkowski – direttore del Dipartimento di Fotografia presso il Moma di New York dal 1962 al 1991 – allestita proprio nel museo newyorkese nel 1964. Quello fu il primo vero riconoscimento internazionale di Giacomelli che fu esposto insieme ad autori internazionali come Richard Avedon, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Walker Evans e molti altri.

La sezione a Palazzetto Baviera, invece, vuole raccontare l’avventura del Gruppo del Misa, nato a Senigallia nel 1954, grazie all’instancabile attività di Giuseppe Cavalli. Da qui prende spunto la sezione “Sguardi di Novecento a Senigallia. L’Associazione Misa, per una fotografia artistica. Opere dal 1954 al 1958”, che narra la storia di un gruppo divenuto scuola, cercando di rimanere fedeli allo sguardo dei critici e dei protagonisti dell’epoca nella selezione delle opere. Nell’esposizione figurano, tra gli altri, gli scatti di Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli. I tre formarono quel “laboratorio senigalliese” di fotografia che non ha mai smesso, dal Misa in poi, di contribuire all’importante dibattito teorico che si è svolto in Italia intorno alle funzioni e alle estetiche della fotografia.

Commenti
Solo un commento
leofax 2020-02-21 12:36:37
Vorrei far presente all'autore dell'articolo, che nel Gruppo Misa, era ed è presente il mio collega delle Poste, Riccardo Gambelli e le foto di Giacomelli, venivano stampate dall'altro mio collega Sandro Lucchetti, anch'egli fotografo passato a miglior vita. Aggiungo che anche mio padre, Corrado Conti, preparava gli obbiettivi da un punto di vista tecnico a Mario Giacomelli, forte della sua esperienza nel campo dell'ottica di precisione, che poi sono sfociati con i brevetti del proiettore episcopico per corpi opachi e della prima macchina cinematografica comprensiva del sonoro.
Leonardo Maria Conti
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