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Lega Senigallia sull’erosione delle coste e intasamento della foce del fiume Misa

"Le Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni non hanno intrapreso alcuna iniziativa"

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La foce

Tutti i senigalliesi ed i turisti che frequentano Senigallia hanno certamente notato che, da molti anni, la foce del fiume Misa è intasata e da qualche tempo è addirittura spuntato un isolotto sul quale in alcune occasioni sono stati piantati addirittura ombrelloni e sdraie. Senza dubbio, questo spettacolo rappresenta un pessimo biglietto da visita per l’intera città.

Ma come si è potuta verificare questa situazione, preso atto che la foce del fiume Misa è stata navigabile per secoli, tanto che anche navi da carico di media stazza arrivavano fino al Foro Annonario, così come rappresentato in molte stampe d’epoca?

Il motivo è essenzialmente legato alla lunghezza dei due moli: il molo di levante, storicamente, è sempre stato notevolmente più lungo del molo di ponente, così come potranno ricordare tutti i senigalliesi. Con la realizzazione del nuovo porto turistico la lunghezza dei due moli è stata parificata e questo ha determinato l’insabbiamento della foce del fiume. A poco servirà il dragaggio prospettato recentemente dall’Amministrazione Comunale in quanto l’isolotto si formerà nuovamente in breve tempo.

Altra importante situazione da tenere sotto controllo è l’erosione della costa. Di seguito ne vengono sinteticamente spiegate le principali cause.

Sin dai tempi geologici, la posizione della linea di battigia è stata determinata esclusivamente dal rapporto tra i materiali apportati al mare dai fiumi e quelli trascinati dal mare al di fuori della piattaforma litoranea. Se tale rapporto resta costante e le due quantità si equilibrano, si ha la stabilità della linea di battigia, nel caso contrario si ha un avanzamento o arretramento a seconda della prevalenza o meno degli apporti sulle quantità sottratte dal mare.

Il moto ondoso è la causa principale dell’erosione delle coste; esso è provocato essenzialmente dai venti. Nella nostra zona i venti dominanti, ovvero quelli che spirano il maggior numero di giorni all’anno, sono quelli di Levante – Scirocco. Per tale causa si ha un trasporto di materiale prevalentemente parallelo alla costa, da sud-est a nord-ovest.

Nel 1861, anno in cui venne costruita la ferrovia, la linea di battigia si trovava in media a circa 300 metri dalla strada ferrata. Ciò si può riscontrare dalle vecchie planimetrie custodite dalle Ferrovie dello Stato e dal Genio Civile. In seguito al vertiginoso sviluppo urbano ed industriale, favorito dalla presenza della ferrovia, cresceva altrettanto vertiginosamente la richiesta di ghiaia e argilla che doveva essere utilizzata per la costruzione dei nuovi insediamenti urbani.

La maniera più rapida ed economica per procurarsi tali materiali era quella di prelevarli dall’alveo dei fiumi. In tal modo si è accentuato sempre più lo squilibrio tra la quantità di materiale terroso riversato in mare dai fiumi e la quantità di materiale che le onde e le correnti spingono verso il largo.

Nel breve periodo geologico di 150 anni circa, il mancato apporto da parte dei fiumi di materiale terroso ha permesso una erosione tale che la linea di battigia in alcuni tratti è arrivata a ridosso della ferrovia. Le autorità sono state in tal modo costrette a continue ed onerose spese di costruzione e di manutenzione delle scogliere frangiflutto.

Il materiale più grossolano proveniente dai fiumi si deposita in prossimità della foce, mentre il materiale più sottile (sabbia e argilla) viene trasportato dalle onde in luoghi più distanti, andando a depositarsi in corrispondenza di ostacoli, sia naturali che artificiali, che incontra lungo il suo percorso. Gli ostacoli sono di due tipi: perpendicolari alla costa (moli, banchine, ecc.) o paralleli alla battigia (scogliere).

Analizzando il tratto di costa in corrispondenza di Senigallia si può notare come a Marzocca la spiaggia sia costituita essenzialmente da ghiaia, che va assumendo una granulometria man mano più sottile avvicinandosi a Senigallia, andando a costituire la “spiaggia di velluto”.

Analizzando le iniziative assunte negli ultimi decenni a Senigallia come ad esempio l’allungamento delle banchine del porto e la realizzazione del nuovo porto turistico, si è verificato quanto prevedibile: il tratto di spiaggia a levante ha subito un piccolo avanzamento mentre la spiaggia a ponente, per non essere erosa ha richiesto la posa in opera di scogliere fino a Cesano.
Ci si domanda a questo punto quali possono essere eventuali iniziative da prendere. Le soluzioni sono molteplici, ma tutte devono partire da uno studio approfondito dei fenomeni fisici che governano la costa.

Per quanto riguarda la lunghezza del molo di levante ne deve essere calcolata la misura ideale, che impedisca l’intasamento della foce del fiume e contestualmente consenta il ripascimento della costa. Infatti, un allungamento eccessivo dei moli, fino a fondali più profondi, potrebbe spingere il materiale proveniente dal fiume troppo al largo facendo si che tale materiale non sia più recuperabile per il ripascimento.

Invece, per contrastare l’erosione della costa, si potrebbero chiudere le cave di argilla esistenti in prossimità dei fiumi (se ancora ve ne sono in esercizio) e favorire la coltivazione delle cave in altri luoghi dato che tutto il terreno che ci circonda è di tipo alluvionale. Inoltre, si potrebbero obbligare i concessionari delle cave a scaricare una certa quantità del materiale estratto direttamente in mare favorendo il ripascimento delle coste.

Tali ipotesi, valutate in termini economici, risultano enormemente meno dispendiose di quelli che sono i costi per la messa in opera e la continua manutenzione delle scogliere; senza tenere conto che con tale politica non si avrebbe bisogno delle scogliere frangiflutto e risulterebbero senz’altro migliorate le prestazioni igieniche e funzionali della spiaggia.

Purtroppo, le Amministrazioni locali che si sono succedute negli ultimi anni non hanno intrapreso alcuna iniziativa valida e si sono limitate ad attribuire esclusivamente al mare e al caso la colpa dell’erosione, ricostruendo ciò che veniva danneggiato, senza programmare un’efficace piano di interventi. Criticabile è anche la politica che prevede la costruzione di nuove scogliere a Marina di Montemarciano. Certamente favorirà un certo accumulo di sabbia in loco e contrasterà l’erosione del lungomare di Marina, ma certamente danneggerà il tratto di costa senigalliese in quanto produrrà una forte diminuzione di arrivo di materiale terroso mentre il fenomeno erosivo avrà un forte incremento.

L’Amministrazione comunale di Senigallia deve vigilare in merito, approvando solo progetti che diano ampie garanzie di tutela della costa cittadina, come ad esempio il ripascimento della costa di Marina di Montemarciano con materiali provenienti dalle cave. L’erosione delle coste non può essere imputata al mare, oppure al caso.

Direttivo Lega Senigallia

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