Tre incontri a Senigallia per i 50 anni della strage di Piazza Fontana
Organizzati dall'Associazione di Storia Contemporanea, lunedì 16 dicembre
Mezzo secolo fa moriva Giuseppe Pinelli, precipitando dal quarto piano della Questura di Milano.
Era un ferroviere e militante anarchico, un uomo perbene e intelligente, che rifiutava qualsiasi forma di violenza. Nel tardo pomeriggio di quel 12 dicembre 1969, qualche ora dopo il devastante scoppio della bomba di Piazza Fontana (17 morti e 88 feriti), Pinelli venne intercettato dal commissario aggiunto Luigi Calabresi che gli chiese di seguirlo negli uffici della Questura: Giuseppe lo seguì a bordo del suo Benelli. Non tornò mai più a casa. Dopo tre giorni e tre notti trattenuto ingiustamente, senza dormire e mangiare, eppure rassicurando per telefono la moglie che sarebbe tornato presto, Giuseppe morì alle 1.45 presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. I principali vertici istituzionali assicurarono che tutto si era svolto nelle regole e che Pinelli si era suicidato: un cumulo di bugie, di vergognose menzogne per le quali nessuno ha mai pagato. Le inchieste giudiziarie e i reportage giornalistici appurarono che mandanti ed esecutori andavano individuati tra i militanti di estrema destra.
L’Associazione di Storia Contemporanea ha organizzato per il 16 dicembre, una giornata per ricordare e riflettere, fatta di tre momenti: gli storici dell’Associazione incontreranno, alle 11.00, gli studenti del Liceo “Perticari”, alle 17.30 la comunità presso la Biblioteca “Antonelliana” e infine i cittadini presso lo spazio autogestito Arvultura (21.15). Ospite d’eccezione Benedetta Tobagi, scrittrice, giornalista e storica, fresca autrice del libro “Piazza Fontana.
Il processo impossibile” (Einaudi, 2019), che sarà presentato – nel secondo e terzo momento – insieme a “Licia. Storia della prima italiana che ha denunciato un questore” di Marco Severini (Pensiero e Azione Editore, 2019), l’ultimo libro dello storico che, sulla scorta di una intervista esclusiva rilasciata da Licia Rognini, la vedova di Giuseppe Pinelli (nata a Senigallia nel 1928) rilegge l’intera vicenda.
Per la storia italiana Piazza Fontana e l’assassinio Pinelli hanno costituito un evidente spartiacque e, insieme, una cesura per un paese che non è mai riuscito a fare i conti con il proprio passato turbolento.
La famigerata pista anarchica era infatti pura invenzione.
Gli incontri odierni serviranno a riflettere su questo nerbo ancora scoperto: la famiglia Pinelli, unitamente ad altre 1600 famiglie italiane che hanno visto tra 1969 e 1987 un proprio componente ucciso o ferito, attendono verità e giustizia.
L’iniziativa in Biblioteca Antonelliana è stata organizzata insieme a Proteo Fare Sapere Marche ed è valida per la formazione docenti: a questi ultimi verrà rilasciato un apposito certificato.
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