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“Piazza Simoncelli, solito progetto calato dall’alto a Senigallia”

"Cittadini posti per l'ennesima volta davanti al fatto compiuto, e il recupero filologico è altra cosa"

Nuova piazza Simoncelli

Quando si tratta di progettare importanti spazi pubblici, come una piazza, luogo di incontro e di socializzazione di una comunità per eccellenza, destinato ad essere vissuto da tutti e a segnare la città per molto tempo, sarebbe quanto mai opportuno e doveroso un ampio confronto con i cittadini, magari sulla base di più proposte acquisite attraverso un concorso di idee, pratica che sembra quanto mai aliena agli amministratori senigalliesi.

Così anche nel caso di Piazza Simoncelli il progetto è calato dall’alto secondo una visione tutta soggettiva della città e dei criteri estetici e sulla base di valutazioni maturate all’interno di un ristretto entourage.

Tanto più che l’inevitabile pedonalizzazione comporta modifiche, che andrebbero affrontate nel quadro di un chiaro e organico piano di parcheggi a servizio del centro storico, mentre si procede sempre a foglia di carciofo, mettendo i cittadini di fronte al fatto compiuto.

Entrando nel merito del progetto, non si capisce bene a cosa si vuol fare riferimento quando si parla di recupero filologico dell’antico ghetto ebraico, visto che il termine filologico si usa per il recupero di un edificio o di un oggetto esistente e degradato, mentre qui il ghetto non c’è più, c’è solo uno spazio, ci sono dei selciati, ci sono degli edifici ed il tutto ha poco a che vedere con l’antico ghetto.

Trattandosi ormai di uno spazio anonimo, o meglio di un vuoto ricavato dalle demolizioni, andrebbe reinventato e progettato pragmaticamente insieme al contesto e alle funzioni che gli si vuole attribuire, evitando connotarlo troppo marcatamente con disegni e volumi che vorrebbero richiamare (ma non è detto che sia così) il suo passato. Oltretutto l’immagine centrale e i volumi della fontana e del muretto spezzano l’unita della piazza e pongono limitazioni nella fruizione di uno spazio tutto sommato di modeste dimensioni.

Per ricordare l’antica destinazione a ghetto per gli Ebrei, sarebbe molto più opportuno apporre una stele o una lapide che testimoni e spieghi esplicitamente la vicenda storica, piuttosto che un disegno di non facile interpretazione.

La pavimentazione invece potrebbe avere un disegno unitario a motivi geometrici, che si articoli e si dispieghi per tutto lo spazio della pavimentazione, come accade in quasi tutte le piazze, inserendolo armoniosamente nel contesto architettonico: un gioco o un intreccio di segni che animi la piazzi, ne di-lati lo spazio e al contempo consenta di essere goduto e percepito nella sua interezza.
C’è poi l’incognita archeologica.

Vorremmo ricordare infatti (e qui rivolgiamo un caldo appello all’intervento della Sovrintendenza) che la realizzazione del progetto non può prescindere da un’indagine archeologica preventiva, dal momento che l’area ha rappresentato per secoli un punto no-dale della città storica per la prossimità al porto e quindi potrebbe conservare preziose informazioni e una ricca stratificazione archeologica.

Sarebbe necessario procedere con saggi puntuali e sistematici, per i quali l’Amministrazione Comunale deve dimostrare la stessa disponibilità che si è sempre preteso, giustamente, anche di recente, dagli imprenditori privati.

Commenti
Ci sono 4 commenti
Glauco G. 2019-12-04 15:10:22
Per lo meno questo è un articolo che contesta dando solo opignoni e proponendo modifiche secondo il gusto di chi scrive....un commento che può avere persone che sono in accordo oppure in disaccordo (io ad esempio)...ma non un commento inutile e che propone ma non impone...detto questo.... i punti dove sono maggiormente in disaccordo sono...mettere una stele oppure lapide mi fa pensare non ad una piazza ma ad un cimitero..orribile... il disegno raffigurato è di difficile intepretazione? al contrario...è di facilissima interpretazione (stella/scudo di David) e identifica facilmente che il posto è legato in qualche modo al mondo ebraico..magari non riporta al ghetto ma al mondo ebraico si....il termine filologico non lo vedo errato..prorpio eprchè si usa ad un oggetto oppure ad un edificio (o più edifici) degradato ed esistente...se provo ad analizzare il tutto... mi viene da pensare che il ghetto non è sparito del tutto ma esistono edifici e quelli rendono il tutto ancora esistente...esistono ed esiste il degrado (dovuto alla caduta di altri edifici ma non di tutti)..quindi la parola non è errata (secondo me)....infine...mai e poi mai sarei felice di vedere una amministrazione interpellare sempre tutti i cittadini..significherebbe allungare di secoli i lavori e non porterebbe mai a nulla..cosa facciamo? ad ogni progetto chiamamo i cittadini a votare 4 o 5 progetti? lo facimao su ogni opera pubblica? ma davvero? non credo esista nessun luogo al mondo che agisce in questo modo..quindi non lo trovo scandaloso..stare a sentire i pareri di piu persone e dei citadini ok..ma coinvolgerli sempre sui progetti è solo un litigio che non porta mai a nulla (anche perchè alcuni adorano il progetto e altri no..quinid? chi dobbiamo dare retta?) e se non erro...in un irter progettuale ..esiste sempre un periodo di affissione al pubblico del progetto dove i cittadini possono esprimersi..che lo facciano li...ultimo appunto..se si fanno i lavori e si trovano reperti ok..ma andarli proprio a cerca ...beh allora scaviamo tutta Senigallia...ma scherziamo?
Glauco G. 2019-12-04 15:11:10
da cittadino..spero che nessuno stia sentire questi pensieri e che si vada avanti con una nuova piazza (puo piacere oppur eno ma che piazza sia)..via parcheggio avanti piazza..speriamo!!
favi umberto 2019-12-05 07:36:05
Ecco, ci mancava, ho atteso giorni perchè si facessero sentire finalmente e arrivato anche questo comunicato TOTALMENTE INUTILE! Speriami sia disatteso.
bimi 2019-12-05 08:38:49
Sul progetto relativo alla piazza, due considerazioni, molto in generale:
1 - i parcheggi che ORA ci sono servono ADESSO, e in tutta l’enfasi del rifacimento della piazza nessuno si è posto il problema di dove ricavarne altri a servizio del centro storico, che servono disperatamente.
2 - non metto in dubbio la necessità di riqualificare questo spazio ma i costi previsti sono elevatissimi e penso che sarebbe stato opportuno riqualificare altre situazioni, ben meno decorose. Tanto per rimanere in zona, il palazzo Gherardi, per dirne una.
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