Su Palazzo Gherardi un chiaro ‘no’ al Museo della Fotografia
Battistuzzo-Cremonini: “Il palazzo non è uno ‘scatolone vuoto’ da usare come si vuole, vi sono dei precisi vincoli testamentari.”
Leggo con piacere che in questi giorni, dopo l’avvio del sito www.palazzogherardi.org e della relativa pagina Facebook, alcuni membri delle istituzioni cittadine si sono risvegliati da un torpore decennale ed hanno avanzato delle nuove (vecchie) proposte per il restauro ed il riutilizzo di Palazzo Gherardi.
Da un lato il sindaco uscente Mangialardi che precisa come la sorte del Palazzo ricada ora in capo alla prossima amministrazione facendo salva – e questa dichiarazione è già un passo avanti, – la destinazione pubblica dell’edificio; dall’altro la senatrice Silvana Amati che torna a proporre una vecchia idea già ascoltata altre volte, ossia di trasformare il Palazzo nella sede del Museo della Fotografia e dell’Arte Contemporanea.
Pur felicitandomi che perlomeno a ridosso della campagna elettorale 2020 le alte sfere del PD cittadino si ricordino del povero Palazzo Gherardi che giace da anni abbandonato, preda di furti e crolli strutturali, rimane da sottolineare che l’atteggiamento delle medesime nei confronti di questo bene storico non cambia di una virgola da quello che è stato nel recente passato.
Personalmente mi trovo assolutamente contrario ad utilizzare Palazzo Gherardi per insediarvi il Museo della Fotografiae dell’Arte Contemporanea, per almeno tre ragioni che val la pena di esaminare.
In primo luogo si dovrebbe tenere presente che il riconoscimento a Senigallia di ‘Città della Fotografia’ non significa, di per sé, che ora ogni bene importante in città debba essere destinato alla fotografia, alla continua ricerca di un turismo intellettuale che difficilmente potrebbe sviluppare un grande volano all’economia di una cittadina balneare (semmai, piuttosto, che riqualifichino il Lungomare, dove risiede davvero l’ ‘oro’ turistico di Senigallia e dove il Comune ha mandato in rovina, per esempio, il Tennis).
In secondo luogo bisogna mettere in guardia contro la eccessiva musealizzazione dei centri storici. E’ ormai comune vedere che le città rispondono alla necessità di restauro delle antiche strutture proponendo continue musealizzazioni che contribuiscono spesso all’incremento del turismo di massa (non per forza di qualità: non si creda che nei musei, specie quelli dedicati al Contemporaneo, ci vada solo il turista consapevole, anzi…) e sul lungo periodo allo spopolamento dei centri storici in cui i cittadini non trovano più servizi vitali a loro destinati.
Terzo e forse più importante ancora è ricordare, ove ve ne fosse bisogno (ma sembra di sì), che Palazzo Gherardi non è uno ‘scatolone vuoto’ di proprietà comunale da usare come si vuole, vi sono dei precisi vincoli testamentari da rispettare. Il conte Adolfo Gherardi lasciò il suo patrimonio al Municipio di Senigallia con il preciso (messo nero su bianco) intento di favorire lo studio dei giovani poveri della città, tanto che detti beni per molto tempo furono riuniti sotto l’egida di un ente morale denominato Opera Pia Gherardi.
Insediare il Museo del Contemporaneo a Palazzo Gherardi non favorirà in alcun modo la possibilità di istruzione dei giovani con pochi mezzi; al contrario, costituirebbe l’ennesimo esempio di utilizzo di un bene regalato alla povera gente per farne invece la sede di mostre legate al multimilionario ed elitario mondo dell’arte contemporanea.
Si tratterebbe, in ultima analisi, di perseverare nell’errore che il Comune ha commesso per anni, prima alienando i beni torinesi del conte (il Palazzo d’Angennes, il Teatro d’Angennes, la tenuta di Villarbasse) per fare cassa e poi mettendo a reddito il Palazzo facendolo diventare l’Albergo Roma. Adolfo Gherardi è stato veramente esaudito solo dopo il 1930 quando finalmente il Comune decise di allocare presso il Palazzo il Regio Liceo ‘G. Perticari’ e la Biblioteca.
Ecco perché torno a dire quanto già espresso altre volte su questo giornale: no a edilizia di lusso (pericolo forse scampato) e no a musei se non collegati ad un progetto di istruzione. Ripropongo quanto detto l’anno scorso, ossia che vi si potrebbe insediare un Conservatorio (ricordiamo che nel Palazzo risiedette Pietro Mascagni) e si potrebbe allestire nel mezzanino un Museo Interattivo della Scienza sfruttando il Gabinetto Scientifico del Perticari (per il quale invece sembra che il Liceo stia contestualmente chiedendo al Comune un’altra sede, più periferica).
Se ora, in campagna elettorale, i soldi che per Palazzo Gherardi non ci sono mai stati sembrano invece venire fuori, almeno utilizziamoli con senno onorando il munifico benefattore e non proponendo i soliti progetti elitari per pochi.
da Gaspare Battistuzzo Cremonini
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