Una mela al giorno…
Di Danilo Carloni della Farmacia Manocchi-Carloni di Senigallia
Appartiene alla famiglia delle Rosaceae, ampia famiglia che comprende molte specie note anche in ambito alimentare come la fragola e il mandorlo, ma anche la rosa e il biancospino.
La denominazione scientifica distingue fondamentalmente fra la specie selvatica, Malus sylvestris e quella coltivata Malus domestica.
In Latino il termine “malus” significa “cattivo”, “malvagio”, e per alcuni autori è un riferimento alla Genesi dove è descritto come il frutto proibito ad Adamo ed Eva.
In realtà il termine mela deriva dal greco “mèlon” che indica generalmente tutta la frutta di forma tondeggiante analogamente al latino “pomus” che significa frutto rotondo.
Etimologicamente la parola “frutto” deriva dal latino fructus cioè “godimento, piacere, prodotto per godere” , riferendo quindi il termine a un prodotto della natura nato per darci piacere e godimento ma anche fonte di guadagno, di vantaggio ed utilità.
Oltre alla distinzione tassonomica le specie del melo differiscono fra loro in vari caratteri: il silvestre raggiunge l’altezza di 3-10 metri, i rami sono induriti agli apici e dotati di spine; le foglie ovate hanno il margine dentellato o crenulato e sono acuminate in punta; sono glabre cioè senza peluria protettiva , tranne le più giovani che la presentano lungo le nervature. Il silvestre produce fiori raggruppati in 3-7 esemplari portati in cime ad ombrello; il frutto è di piccole dimensioni, con pochi cm di diametro e dal gusto acidulo.
Il melo coltivato (domestica) ha dimensioni maggiori del precedente e non produce spine sui suoi rami ed è coperto da fitta peluria su foglie e peduncoli.
Anche il frutto è di dimensioni decisamente maggiori e dal gusto più dolce, meno acidulo; in ogni caso le caratteristiche morfologiche delle centinaia di cultivar esistenti variano da specie a specie. Tutte e due le specie fioriscono in primavera (aprile-maggio); è particolare notare che se le specie coltivate venissero trascurate, dal punto di vista colturale, tenderebbero ad assumere, nel tempo, una connotazione più simile a quella del melo selvatico.
Il melo è originario delle zone del sud-est del bacino mediterraneo, il selvatico cresce spontaneo in suoli debolmente acidi ed in prossimità di boschi di latifoglie; la presenza di tale specie è rilevabile fino a 800 metri s.l.m.
Il melo comune, coltivato, è conosciuto in più di 7000 varietà, e deriva da vari incroci fra specie selvatiche.
E’ il più vecchio albero da frutto del mondo; conosciuto sin dall’antichità, sembra essere stato apprezzato dall’uomo già nella preistoria, ai tempi dell’era secondaria : lo confermerebbero i ritrovamenti di semi di mela fossili risalenti a quel periodo.
Anche gli antichi Greci e Romani conoscevano le virtù di questa pianta sia per le proprietà alimentari che medicinali: ad esempio veniva spesso prescritto il consumo di mele per la cura della diarrea; questa stessa indicazione appartiene anche alla cultura Ayurvedica indiana.
In Medicina Tradizionale Cinese l’utilizzo delle mele faceva normalmente parte del protocollo terapeutico, e qui aveva anche un’altra indicazione, legata alla somministrazione di buccia, come rimedio per il diabete.
Nel Medioevo la badessa erborista Hildegarda von Bingen consigliava il consumo di mele crude come tonico dell’organismo e per chi doveva intraprendere una nuova terapia indicava un trattamento preliminare, “depurativo”, con mele cotte; questa intraprendente erborista creò inoltre la cosiddetta “pommade” , cioè una balsamo per la pelle a base di polpa, di linfa , di gemme sempre di melo e olio di oliva, utile per curare numerosi disturbi; introdusse così i presupposti dai quali prenderanno origine le moderne pomate dermatologiche.
Oggi il melo è la pianta fra le più coltivate nelle zone temperate e il consumo delle mele e derivati (succhi), è ai primi posti al mondo: solo in Germania si consumano mediamente 18,4 kg di mele all’anno pro-capite.
Le mele si prestano ad essere consumate in vario modo, fresche, essiccate, cotte al forno, trasformate in salsa, oppure concentrate nel “burro di mele” o candite.
Il succo di mele può essere fermentato e trasformato in sidro. Il sidro è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione dei frutti di alcune piante della famiglia delle Rosaceae in particolare della sottofamiglia Pomoidee, a cui appartengono mele, pere e mele cotogne; le origini del sidro risalgono al Medioevo.
Più del 95% della produzione mondiale di sidro è realizzata con le mele, ma per gli intenditori il sidro con il miglior “bouquet” pare essere quello rarissimo di mele cotogne. Questa bevanda è molto diffusa in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Irlanda, Paesi Bassi, Finlandia e Svizzera, mentre la produzione è particolarmente concentrata in Normandia e nelle Asturie.
In Svizzera esiste un particolare formaggio chiamato “Appenzeller” preparato a seguito dell’immersione del formaggio base in sidro di mele; in Inghilterra si prepara un formaggio affumicato su rami di melo e chiamato “applewood”.
Il legno del melo è tra i preferiti in cucina, perché conferisce alle carni un gradevole aroma fruttato e dolce; in Turchia è tradizione preparare una tisana a base di bucce di mele.
Le mele contengono numerosi nutrienti dalle interessantissime proprietà e forniscono, se paragonate alla frutta comunemente usata, la maggior quantità di importanti sostanze utili per l’organismo come i polifenoli; questi sono maggiormente presenti nella buccia mentre nella polpa sono contenuti per metà della quantità presente nella buccia stessa; sempre nella buccia sono state isolate sostanze triterpeniche (triterpenoidi) ed antociani (tipici del ribes e del mirtillo).
La mela è ricca di oligoelementi, sono composti minerali molto importanti per l’organismo umano; fra questi una significativa presenza di potassio e di fosforo; la buccia fornisce numerose fibre utili per l’intestino ed apprezzate anche dall’industria alimentare, in particolare le pectine (pectine della mela); una mela di medie dimensioni (150 gr.) con la buccia, contiene circa 3 grammi di fibre, pari al 10% dell’assunzione giornaliera raccomandata, senza buccia circa 2,7 grammi.
È anche molto rilevante il fatto che la mela sia un frutto molto poco calorico, il valore è basso, 54 kcal. ogni 100 grammi di frutto fresco; gli zuccheri presenti sono semplici come glucosio e fruttosio, si trova in misura proporzionalmente minore lo zucchero saccarosio: la mela ha un indice glicemico piuttosto basso, inferiore a quello di molti altri frutti, il che la rende utilizzabile anche da coloro che devono seguire una dieta rispettosa della glicemia e a basso apporto calorico.
Il contenuto in polifenoli può variare da cultivar a cultivar, e oscilla dallo 0,01% all’ 1% del peso fresco; queste molecole sono rappresentate dall’acido idrossicinnamico, dai deidrocalconi come la florizina, dai flavonoli, fra cui i glucosidi della quercetina, da catechine e proantocianidine oligomeriche.(OPC); sono presenti inoltre acido cumarico, clorogenico, gallico.
Nelle mele le OPC costituiscono il 77% del totale delle sostanze polifenoliche e sono costituite da catene di epicatechina e catechina; le sostanze polifenoliche di questo tipo, hanno svariate proprietà fra cui l’azione contro il danno ossidativo, di ripristino delle scorte cellulari di elementi antiossidanti, di supporto al mantenimento delle funzioni immunitarie e della funzionalità intestinale, di controllo del fenomeno infiammatorio e allergico, etc.
Nel succo filtrato (chiarificato), la quantità di polifenoli può anche dimezzarsi.
I trattamenti industriali come la filtrazione del succo o la pastorizzazione, impoveriscono nettamente il succo di mela della componente polifenolica. (La maggior parte resta nella poltiglia residua).
La presenza di questi composti può variare da specie a specie ma dipende anche dal clima, dal tipo di terreno, dallo stato di maturazione, dalla conservazione dei frutti.
Nello strato ceroso della buccia abbondano le sostanze triterpenoidi lipofile (cioè affini ai grassi), ne sono state isolate ben 13 dotate di attività biologica, e fra queste l’acido ursolico, importante antinfiammatorio e antiossidante.
A tal proposito, è stato eseguito recentemente uno studio all’Università dell’Iowa, secondo il quale esisterebbe una correlazione fra declino muscolare legato all’età e consumo di mele. In questo lavoro, pubblicato nella rivista Cell Metabolism, è stato rilevato che l’acido ursolico sarebbe uno dei principali responsabili del benefico effetto che il consumo di mele produce nei confronti della perdita di massa muscolare; questo studio condotto sui topi ha evidenziato che gli animali che hanno utilizzato l’acido ursolico delle mele, hanno migliorato la propria performance muscolare sia in fatto di resistenza che di forza, e contemporaneamente si è riscontrato un calo dei valori di colesterolo e altri lipidi ematici.
Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato un nesso tra consumo alimentare di mele e minor incidenza di alcune patologie tumorali, specialmente ai polmoni.
Un’analisi che ha valutato le abitudini alimentari di ben 77000 donne e 47000 uomini, ha evidenziato che il consumo di mele, oltre ad altra frutta e verdura, riduceva del 21%, in particolare nel gruppo delle donne, il rischio di tumore polmonare. (J.Natl. Cancer Institute 2000)
Un’altra indagine su 582 malati di tumore ai polmoni ha esteso l’effetto protettivo anche ai maschi che consumavano mele, cipolle e uva (alimenti ricchi in flavonoidi), riducendo il fattore di rischio fino al 40-50% (J Natl. Cancer Inst. 2000).
Il succo di mela o le mele fresche, oltre ad evidenziare un effetto protettivo cellulare, mostra un’ azione particolare verso l’albero respiratorio che vede migliorare le proprie funzioni e ridurre la gravità delle affezioni, con il consumo di questo frutto, che come da razionale collocazione della natura, vede raggiungere la maturità e quindi rendersi disponibile al consumo , proprio a ridosso del periodo invernale, quello più favorevole all’instaurarsi delle malattie respiratorie.
Queste proprietà sono quasi totalmente riconducibili all’azione antiossidante e all’azione delle sostanze polifenoliche presenti in questo frutto: un lavoro pubblicato su Nature (2000) ha evidenziato che 100 grammi di mela ( un frutto piccolo), equivalgono, come potere antiossidante, a ben 1500 mg di acido ascorbico-Vit.C ( misurato in TOSC) (Natural1 11-2006 p.55 ).
I positivi effetti del succo di mele nei confronti della funzione dell’apparato respiratorio sono stati valutati anche nei confronti di situazioni complicate come asma e iperreattività bronchiale: alcuni soggetti affetti da queste manifestazioni, hanno visto ridurne l’incidenza grazie all’introduzione nella dieta del consumo di mele.
In Inghilterra e Australia sono state studiate le abitudini alimentari di soggetti affetti da asma e che a seguito del consumo di mele hanno confermato gli effetti positivi descritti; in questa indagine è emerso che i risultati più evidenti erano quelli legati al consumo di mele rispetto al consumo di altri tipi di frutta e verdura ed all’utilizzo di altri antiossidanti come Vit. C , Vit. E e retinolo.( Woods et al., American J. Clinical Nutrition 2003). A supporto di questi dati ci sarebbe anche l’effetto prodotto dal regolare consumo di mele (almeno cinque alla settimana) sulla capacità respiratoria che sarebbe migliorata rispetto coloro che non consumano questo frutto.
Esistono dati epidemiologici, sul ruolo protettivo dei polifenoli di mela, anche nei confronti della funzione dell’apparato cardiovascolare.
In effetti il consumo regolare del succo di mela può ridurre l’incidenza e la gravità delle malattie cardiovascolari; una delle ragioni che potrebbero spiegare tali effetti è legata al fatto che i polimeri delle catechine contenuti nelle mele, possono intervenire sull’assetto lipidico (i grassi circolanti nel sangue) e sull’ossidazione delle lipoproteine (pericolose perché inducono aterosclerosi) con effetto regolatore ; è interessante notare che studi effettuati sull’uomo, hanno evidenziato che il massimo risultato protettivo nei confronti delle ossidazioni dei lipidi si è ottenuto utilizzando tutto il frutto della mela (fitocomplesso!) dimostrando un’attività superiore a quella dei singoli costituenti isolati (Pearson et al. Life Science 1999 , 64: 1919-1920). Una ricerca pubblicata nel 2013 sul Britisch Medical Journal ha evidenziato che soggetti con elevati livelli di colesterolo e in terapia con statine, presentavano condizioni analoghe, nei confronti della funzione cardiovascolare, a coloro che consumavano regolarmente mele. Fra le varie cultivar la mela dotata di maggiori effetti sul controllo del colesterolo è la mela Annurca che vanta effetti positivi non solo sulla riduzione del colesterolo totale ma anche delle LDL e un incremento della frazione positiva HDL (Tenore et al 2014)
Sono emersi altri effetti metabolici come quelli sul controllo della glicemia; la presenza nel succo di mela di una particolare molecola, la florizina, già nota per il ruolo sul trasporto cellulare del glucosio, ha permesso di contrastare, a livello intestinale, i meccanismi attraverso i quali vengono assorbito gli zuccheri; oltra a ciò l’azione si estende anche a livello del tubulo renale dove ne favorirebbe l’escrezione.
Somministrare la florizina al ratto diabetico determina la normalizzazione della glicemia, con ripristino della sensibilità cellulare all’insulina ( Rossetti et al. J.Clinical Invest. 1987, 79: 1510-1515).
Durante i vari studi condotti sugli effetti derivanti dal consumo regolare delle mele, è emerso un dato curioso: l’assunzione per almeno 60 giorni ha prodotto un notevole miglioramento della salute dei capelli; l’effetto sarebbe legato allo stimolo della sintesi della cheratina e all’allungamento della fase Anagen (cioè la fase della crescita del capello) (Tenore et al 2018)
Attenzione ai semi che se consumati in quantità rilevanti, possono produrre degli effetti tossici: in alcune zone d’Italia è consuetudine conservare i semi delle mele per masticarli alla stregua dei semi di zucca; tuttavia il consumo dovrebbe essere limitato a piccolissime quantità poichè per un adulto consumare mezza tazza di semi di mele può portare ad esiti fatali, in quanto i semi di mela contengono significative quantità di amigdalina, sostanza che dopo ingestione, viene trasformata in cianuro (Dipart. Agricoltura J.Duke USA- Le erbe curative Castleman p.263)
Danilo Carloni
Farmacista
Laureato in Scienze e Tecniche Erboristiche
Master in Fitoterapia
Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Fitoterapia
Docente nel Master di Fitoterapia Università degli Studi di Siena
Docente per la SMB Italia Scuola Superiore di Omeopatia
Farmacia Manocchi – Carloni
piazza Roma, 13
Senigallia (AN)
tel. 071.60197
www.manocchi.it – farmaciamanocchi@alice.it
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