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“Gli italiani, popolo di emigranti”

Duilio Marchetti: "i flussi migratori sono un problema delicato, che va trattato con serietà"

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Immigrati

Le cause fondamentali del fenomeno migratorio verso l’estero vanno ricercate nelle scelte dei vari governi che si sono succeduti in Italia dopo l’unificazione.
Dall’unità d’Italia a oggi, circa 22 milioni di italiani hanno lasciato il paese d’origine per andare a lavorare all’estero.

Gli emigranti, provenienti prevalentemente dalle zone di montagna e dalle campagne venete e meridionali, partivano spesso portando con sé la famiglia, per sfuggire alla disoccupazione e alla miseria; andavano a fare i minatori, i contadini, gli operai, i commercianti in terre lontane: America del nord, America del sud, qualcuno anche in Australia.

Solo negli anni del regime fascista (1922-1943) l’emigrazione subì una sosta per due motivi. Da un lato, gli Stati Uniti d’America avevano approvato una legge che limitava l’immigrazione entro i loro confini; dall’altro, il governo fascista ostacolava gli espatri per avere una popolazione più numerosa, allo scopo di tenera basso il salario degli operai e avere molti giovani per l’esercito.

Dopo la seconda guerra mondiale l’emigrazione riprese. Però, le sue mete, non erano più i Paesi oltre oceano ma i Paesi industrializzati dell’Europa occidentale: Germania, Belgio, Svizzera, che avevano una forte richiesta di manodopera straniera.

Dopo gli anni settanta l’emigrazione italiana diminuì. In Italia si erano create le condizioni di un aumento della espansione economica; il turismo iniziava a far passi da gigante, la ripresa dei mercati; questi risultati positivi hanno favorito il rientro nel nostro Paese di parte dei nostri emigrati.

Oggi in Italia il problema della emigrazione è molto diverso da quello del passato ed è molto delicato e a mio modesto parere deve essere affrontato con serietà ed umiltà.

Da

Duilio Marchetti

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