La rivoluzione di Giovanni XXIII
Duilio Marchetti ricorda il pontefice
Con l’avvento di Papa Giovanni XXIII, Papa dal 1958 al 1963, la chiesa cambiò indirizzo e mise in atto un grandioso programma di rinnovamento.
Giovanni XXIII credeva fermamente nella libertà di dialogo e per questo aprì la chiesa al confronto con il mondo esterno. Il pericolo storico era cruciale: il disgelo sembrava sciogliere le due forze mondiali contrapposte. Chi non ricorda il grave momento politico causato dai missili sovietici a Cuba?
Avvenimento che poteva far nascere la terza guerra mondiale? Ma la tenacia, la pazienza ed il dialogo che Giovanni XXIII ha esercitato convincendo i due capi delle superpotenze mondiali al dialogo. Certo, un contributo è venuto anche dal comunista Kruscev (che comunista non è mai stato) e dal bravo presidente G. Kennedy, dopo di che i sovietici hanno ritirato i missili da Cuba.
Grazie a Giovanni XXIII per il suo intenso lavoro, la pace ha vinto.
Con Papa Giovanni XXIII la chiesa operò una grande svolta: comprese che era inutile (e contrario alla sua vocazione) chiudersi in se stessa e condannare ogni novità che avrebbe potuto metterla in discussione.
Il progresso e il socialismo non venivano più considerati una minaccia alla società cristiana, ma fenomeni del mondo in evoluzione. Per Giovanni XXIII la pace non doveva essere il frutto di un instabile equilibrio armato per le nazioni, ma doveva essere consolidata da un disarmo completo, basato sulla fiducia reciproca. La guerra, senza nessuna distinzione tra guerre giuste e ingiuste, doveva essere completamente abolita dai rapporti internazionali.
Altro aspetto che il papa buono affrontava nei suoi discorsi: “La chiesa doveva aggiornarsi ai nuovi bisogni dei fedeli; doveva aprire il dialogo con le altre chiese cristiane; doveva soprattutto porsi al servizio dell’umanità senza combattere contro religioni o ideologie diverse.”
Oggi la chiesa può essere orgogliosa, poiché ha messo realisticamente in atto il pensiero, le proposte e le indicazioni suggerite da Giovanni XXIII.
Da
Duilio Marchetti
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