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Il 2 ottobre la commemorazione del patriota senigalliese Girolamo Simoncelli

Cadde nella sua città, vittima del piombo papalino, nel 1852

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Commemorazione Simoncelli 2 ottobre 2019

Da più di mezzo secolo il 2 ottobre è una data identitaria per la comunità senigalliese: 167 anni fa cadeva vittima di una clamorosa ingiustizia politico-giudiziaria, e del piombo papalino, Girolamo Simoncelli, patriota, cittadino e leader in loco della Repubblica romana del 1849, carcerato e giustiziato senza aver commesso alcun reato;

al regime repubblicano foriero di modernità, governato tra gli altri dal padre della democrazia italiana ed europea, subentravano gli ultimi anni del regime pontificio, un’anticaglia già condannata dalla storia, giunta al suo irreversibile tramonto.

Molti senigalliesi protestarono in quella giornata lontana abbandonando la città, ma poi, fin dal 2 ottobre 1853, avviarono un autentico culto della memoria in nome dei valori laici, egualitari e democratici, mentre storici, scrittori e intellettuali (tra cui Victor Hugo) si interessavano alla clamorosa vicenda.

Donne e uomini di Senigallia prima lasciarono nottetempo dei fiori fuori della chiesa di S. Martino dove il corpo di Simoncelli era stato tumulato; poi organizzarono delle conferenze private (dato che quelle pubbliche erano vietate) per ricordare il “martire laico”; infine, tramandandola di generazione in generazione, raccontarono quella vicenda sui giornali, sulle pubbliche piazze e sui libri, dialogando e confrontandosi, come vuole la democrazia. Di questo culto è testimone ed erede dalla seconda metà del Novecento il Centro Cooperativo Mazziniano “Pensiero e Azione”.

Questo spaccato di storia risorgimentale, che ci aiuta a riscoprire le origini e il significato di una cittadinanza partecipe e propositiva, ha registrato una continua attenzione da parte delle amministrazioni municipali senigalliesi e già nel 1952 il sindaco Alberto Zavatti si sentì in dovere di innalzare un cippo marmoreo in memoria di Simoncelli, al termine di una manifestazione seguita da migliaia di cittadini e da persone venute da ogni parte d’Italia, e pure da alcuni paesi europei.

Anche quest’anno il Centro Mazziniano ha predisposto – in collaborazione con l’Associazione di Storia Contemporanea e la sezione locale dell’A.M.I. – un programma che si articola in tre momenti.

Alle 17.15 si terrà la commemorazione presso il cippo marmoreo dedicato al patriota.

Alle 17.30 la Sala “Chiostergi” del Centro si aprirà alla riflessione culturale sotto forma di presentazione del libro della storica Graziella Gaballo, “L’impegno delle mazziniane per l’emancipazione femminile. Il contributo di Elena Ballio” (Ed. Joker, 2018); introdurrà il presidente del Centro, dr. Alessandro D’Alessandro, mentre dialogherà con l’autrice la prof.ssa Lidia Pupilli, direttrice scientifica dell’Associazione di Storia Contemporanea.

Concluderà l’iniziativa un’altra antica consuetudine, il “vermouth mazziniano”, un aperitivo offerto a tutti i partecipanti in occasione di un rilevante anniversario.

La memoria storica e l’importanza della cittadinanza democratica si saldano ancora una volta con una proposta di lettura innovativa e stimolante, visto che tratta di donne, la metà ingiustamente dimenticata dalla storia, e soprattutto di quelle donne, le mazziniane, che per prime si sono battute per la rivendicazione dei diritti femminili; nel 1865, più di un quarto di secolo prima della nascita del Partito Socialista nella nostra penisola, Mazzini annotava: “In Italia una donna, Maria Mozzoni, si occupa della questione delle donne, scrive bene, è informata[…]”.

Insomma, ci sono radici della nostra storia che hanno faticato, e tuttora faticano, ad emergere e per questo è essenziale rimanere informati, aggiornarsi e leggere.

Ha scritto Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

Aggiungiamo: “c’era anche quando gli italiani, sulla scorta del pensiero di Giuseppe Mazzini, hanno deciso di superare 84 anni di monarchia e 20 di dittatura, costruendo l’Italia democratica e repubblicana”.

Dagli

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