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“Negli ultimi anni il centro storico di Senigallia è diventato una mala-movida”

La Lega invita a riflettere sul futuro di piazza Simoncelli: "ci sono stati grandi disagi per i residenti della città antica"

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Piazza Simoncelli

Il problema della valorizzazione del Centro Storico continua ad essere una componente di rilievo all’interno dell’agenda politica del Comune di Senigallia.


Dall’inizio dell’anno ad oggi abbiamo registrato su questo tema diversi interventi da parte di esponenti di rilievo del Partito Democratico: sia il Consigliere regionale Volpini che il Sindaco Mangialardi si sono espressi in diverse occasioni a favore dell’ipotesi di una riqualificazione di Piazza Simoncelli che è collocata all’interno del Centro Storico. Proprio in riferimento a questo progetto hanno anche dichiarato il loro impegno a cercare di ottenere adeguati finanziamenti regionali.

Quello che potrebbe essere una buona notizia, per la Lega, ci sembra che contenga invece molte e rilevanti criticità per il Centro Storico di Senigallia che è probabilmente uno dei più interessanti delle Marche e tra quelli maggiormente meritevoli di tutela.

Noi della Lega, pensiamo sia opportuno delineare un quadro di riferimento sufficientemente chiaro per un problema complesso come l’intenzione di operare una iniziativa di intervento su piazza Simoncelli definita dal Comune con il termine molto ambiguo e assai poco rassicurante di restyling.
Come molti ricordano nel 2001 la Giunta Angeloni incaricò il professor Pierluigi Cervellati della redazione del Piano Particolareggiato per il Centro Storico, vale a dire la città storica compresa all’interno della antica cinta muraria. Cervellati, architetto di area comunista e docente nella Facoltà di Architettura di Venezia, era allora una delle figure di maggior prestigio a disposizione del Partito Democratico.

Obiettivo del progetto di Piano Particolareggiato era quello di riqualificare l’intero Centro Storico restituendogli “…l’antica magnificenza…” prevedendo anche il diritto a ricostruire in stile le parti perse a causa del terremoto del 1930.

Questo obiettivo ambizioso dopo dieci anni è stato raggiunto soltanto in piccola parte, come era logico prevedere,pur dovendo riconoscere l’ottenimento di diversi concreti risultati sia a livello urbanistico che edilizio.

Il problema nella realtà non stava però nella struttura del Piano per il Centro Storico ma nella interpretazione attuativa data concretamente dalle diverse Amministrazioni comunali che si sono succedute e in particolare le due ultime Consigliature Mangialardi.
Infatti in questi ultimi dieci anni l’Amministrazione Comunale, utilizzando i propri numerosi e articolati poteri amministrativi, ha autorizzato una serie di iniziative finalizzate a sostenere l’offerta turistica a tutti i costi nel Centro Storico. Offerta turistica che ha contribuito a trasformare un Centro Storico di grande interesse in un palcoscenico per la movida estiva.
Un Centro Storico non più vissuto come bella e autentica città storica che si affaccia sull’Adriatico,è opportuno ricordare a riguardo gli scritti dello storico senigalliese Sergio Anselmi, ma come uno scenario che nelle notti estive accoglie una microeconomia del divertimento che ha trasformato in maniera del tutto evidente la città storica.

Come in molte città d’arte italiane anche Senigallia, purtroppo, si è trasformata in un’attrazione per turisti italiani e stranieri anche perché i turisti durante le settimane estive posso fare cose che a casa non possono assolutamente fare.

In questi ultimi dieci anni in particolare durante i mesi di luglio e agosto abbiamo assistito ad una sorta di malamovida fatta di caos, schiamazzi notturni, degrado, piccole illegalità compresa la presenza del posteggiatore abusivo nigeriano e dello spacciatore di droga nordafricano. E’ stato permesso tutto: farsi uno spinello seduti su un monumento del Settecento o lasciare una bottiglia di birra sulla scalinata di un palazzo del Rinascimento. E non è necessario neppure pagare un biglietto di ingresso: Senigallia è stata trasformata in un grande locale di divertimento a cielo aperto.

In apparenza questa politica turistica è sembrata ad una parte della cittadinanza e degli operatori turistici una operazione “democratica” perché ha aperto la città a tutti.

Nella realtà questa politica “turistica” ha prodotto grandi disagi alle famiglie dei residenti, alle persone che lavorano o che hanno lavorato per una vita.

Queste persone hanno sofferto e soffrono gravi disagi in quanto hanno difficoltà a lavorare,a riposare, a svolgere le diverse fondamentali attività quotidiane: portare a scuola i figli, andare a fare le compere quotidiane o altro.

Questo ha prodotto una uscita graduale di un certo numero di abitanti dal Centro Storico sostituiti da turisti danarosi o da turisti che usano la città secondo il modello…B&B.Vale a dire brevi soggiorni scelti sfogliando i social network pubblicati su Internet: un turismo mordi e fuggi.

Da anni si combatte nelle città d’arte italiane una battaglia tra residenti e movida. A volte viene presentata come una battaglia tra anziani che vogliono dormire e giovani che vogliono divertirsi.

Ma si tratta in realtà di un conflitto più complesso che può condizionare il futuro dell’intera comunità della città storica, in questo caso Senigallia. C’è il rischio che i residenti (che lavorano) se ne vadano e con loro se ne vada la vita diurna. Rimarrebbe solo una desertificazione da movida che può produrre nuovi problemi più gravi e nuove inaspettate desertificazioni dell’ambiente urbano. E chi andrà a riempire i vuoti della inner city: i nuovi immigrati?

A fronte di tali risultati negativi prodotti consapevolmente dall’attuale Amministrazione Comunale nel lungo periodo degli ultimi dieci anni il progetto comunale di intervenire con una iniziativa di restyling (che cosa significa, trasformare piazza Simoncelli in un oggetto di design??) non sembra un programma rassicurante. Anche perché piazza Simoncelli è un vuoto, e non una piazza, che testimonia l’abbattimento del Ghetto di Senigallia.

La Lega, ha notevoli perplessità e critiche sia sul merito che sul metodo di tale iniziativa di restyling del Comune.

Piazza Simoncelli appartiene al nucleo più antico di Senigallia. Probabilmente si tratta di un’area abitata già in epoca preromana dai Galli o forse prima ancora dai Piceni. Quest’area era per certo parte della città romana e in seguito è rimasta abitata con continuità anche nell’Alto Medioevo. Siamo di fronte quindi ad una delle parti più importanti della città antica.

Notoriamente “piazza” Simoncelli è il risultato di uno sventramento ottocentesco brutale e molto discutibile che ha prodotto all’interno della città storica un “vuoto” privo di qualità e a cui è difficile attribuire un nuovo senso. Su questa area è difficile intervenire sia sul piano delle riqualificazione urbana che sul piano del riconoscimento dei valori culturali impliciti nell’essere una sorta di “memoria” del Ghetto ebraico di Senigallia. Ricordiamo che esiste ancora oggi a Senigallia una qualificata e vitale comunità ebraica.

Pensiamo che per un’area così importante l’Amministrazione comunale dovrebbe bandire un concorso ad inviti per trattare quest’area in maniera adeguata. Nelle Marche operano numerosi progettisti qualificati che potrebbero dare un contributo di alto livello.
Dalle notizie che abbiamo appreso dalla stampa sembra che “piazza”Simoncelli potrebbe diventare un’area in qualche modo pedonalizzata o con forti limiti all’ingresso delle auto e dei furgoni.

Si tratta di una soluzione che è stata sperimentata in molte situazioni europee e che sembra giusta. La Lega chiede a riguardo però che il Comune attivi una procedura di partecipazione da parte dei cittadini e degli operatori economici in modo da far valere le loro ragioni e la loro esperienza.

La Lega chiede anche che non si deve trattare di una passerella per qualche amministratore locale e/o regionale ma una procedura seria che permetta un ampio e serio ascolto dei cittadini. Ricordiamo ad esempio la legge regionale n°1 del 2005 della Regione Toscana che ha definito una seria metodologia per gestire forme partecipazione democratica nel caso di interventi urbanistici rilevanti.

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